115.000 giovani morti per incidenti stradali. Non permettiamolo più

1,2 milioni di ragazzi tra i 10 e i 19 anni morti nel corso del 2015 – due terzi dei quali nelle zone più povere del pianeta – di cui 115.000 per incidenti stradali. Sono questi i numeri agghiaccianti raccontati da un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ci dice come i danni fatali prodotti sulla strada superino problemi di salute, suicidi e decessi accidentali per quel che riguarda le cause di mortalità dei più giovani.

Che siano motociclisti, ciclisti o pedoni, è nella fascia dei maschi tra i 15 e i 19 anni che ci sono i maggiori casi di morte per incidenti stradali e ciò è molto triste. Questi dati ci offrono la possibilità di avere ancora più consapevolezza su quello che vediamo quotidianamente sotto i nostri occhi nelle nostre città, soprattutto nelle più grandi. Io giro per Roma e – senza voler fare alcuna polemica politica su questo, perché è già accaduto con amministrazioni diverse da quella dei 5 Stelle – posso certificare con i miei occhi l’assenza di strisce pedonali – meglio, il loro essere quasi sempre cancellate – la presenza costante di buche pericolose per pedoni e motociclisti, i mucchi di foglie che rendono ancora più insidiose le strade, il tutto sommato a un’educazione stradale rivedibile, che ci riguarda tutti.

Inutile dire come i limiti di velocità vengano spesso ignorati perché tutti andiamo “troppo” di corsa; inutile dire che capita ancora di vedere qualche automobilista senza cintura di sicurezza e qualche centauro senza casco, così come passanti sbadati che scambiano le strade per marciapiedi i quali, sebbene possano essere spesso sconnessi, sono comunque più sicuri delle corsie dove transitano le macchine.

In questo contesto si inseriscono anche i giovani che possono spesso sommare una conoscenza relativa della segnaletica stradale (per guidare le famose “minicar” per esempio – a Roma frequentissime perché molto di tendenza e non per una reale utilità – non serve la patente B, così come per guidare uno scooter di cilindrata 50) a un desiderio di spericolatezza e un senso di immortalità che li porta a fare scelte pericolose e spesso fatali. Forse, alle belle parole e agli incontri nelle scuole con i giovani, dovremmo aggiungere un impegno amministrativo globale nell’eliminare tutti quelli che sono i pericoli rintracciabili sulle strade e poi essere noi adulti dei veri esempi nell’educazione stradale per i nostri ragazzi.

Tratto da: http://www.huffingtonpost.it/ileana-argentin/115-000-giovani-morti-per-incidenti-stradali-non-permettiamolo/20140605_20140520_incidente