Al Meeting di Rimini è subito scontro tra Salvini e Letta su Lamorgese e Durigon

Letta, basta con i vocianti“Pronta la mozione di sfiducia su Durigon”. Il segretario Pd Enrico Letta conferma che sarà presentata a settembre. “Incompatibile l’apologia del fascismo con questo governo e con la nostra storia”, dice il leader Dem. Che interviene al Meeting di Rimini per l’atteso incontro, che terrà banco in mattinata, tra tutti i segretari di partiti. Partecipano in presenza anche il capo della Lega Matteo Salvini, il leader del M5S Giuseppe Conte, il vicepresidente di Fi Antonio Tajani, l’esponente di Iv Ettore Rosato e collegata da remoto la presidente di Fdi Giorgia Meloni.

Salvini è il primo ad offrirsi alle domande dei cronisti. Sì parte dal caso Lamorgese. Dopo le tensioni in crescendo degli ultimi giorni, Salvini arriva a chiedere le dimissioni della ministra dell’Interno. “I numeri sui morti nel Mediterraneo nei primi mesi di questo anno sono da soli sufficienti a bocciare l’operato del ministro Lamorgese”, dice il leader della Lega. “Mi domando in questi 8 mesi come abbia occupato il suo tempo. Sará necessario pensare a un cambio, altrimenti problemi della sicurezza nazionale così non li gestiamo. Deve fare il ministro. Cosa che non ha cominciato a fare”. Salvini poi, per non cedere spazio alla Meloni, torna a ribadire il suo no all’obbligo vaccinale: “Io faccio appello agli over 50 anni a
fare il vaccino, a mettersi in sicurezza, e non rischiare la loro vita. Ma un obbligo vaccinale troverà il nostro no. La Lega chiede tamponi salivari gratuiti per tutti: se passa questo concetto, non ci sono problemi”.

Sul caso Durigon: “Lui è il papà di quota 100 e con lui sto lavorando alla riforma pensioni, e sto seguendo anche il tema fiscale delle cartelle e del saldo e stralcio. Ragioneremo insieme su cosa fare e cosa sia più utile per la Lega e per il governo. Discuterò io con Claudio, il quale ha la mia massima fiducia”. Poi ecco Rosato, Letta e Tajani . Rispondono alle domande dei cronisti prima dell’appuntamento sul palco. Conte rinvia a dopo il punto stampa. La foro di gruppo propone comunque un unicum della politica italiana, specie nella stagione cruciale della gestione Recovery Fund, sotto la guida “tecnica” del presidente Draghi (subentrato alla deflagrazione di due coalizioni). Un ‘esperimento’ che il Meeting propone già da qualche anno. E che stavolta incrocia timori e allarmi, sulla tenuta dell’esecutivo, esplicitati proprio qui al Meeting sia dal leader di Confindustria Carlo Bonomi, sia dal commissario europeo Paolo Gentiloni.

I segretari si confrontano subito su Afghanistan. Si parte da Letta: “Spostare subito il termine del 31 agosto: per l’evacuazione dei civili. L’ talia G7, la Nato, le Nazioni Unite devono assolutamente impegnarsi su questo. E lo facciano secondo le nostre priorità e cultura. Il metodo è l’immagine bellissima del console italiano che prende un bambino dal tetto”, dice il segretario Pd. E continua: “Dobbiamo ottenere i corridoi umanitari, negoziando con autorità locali. E poi ripensare il ruolo dell’Occidente”.
Tocca a Giuseppe Conte (arrivato in lieve ritardo a causa di un complesso ingorgo in autostrada). “Sono stato tacciato di essere l’avvocato dei tagliagole. Ma finiamola di fare i premi Nobel della geopolitica. Fa bene il presidente Draghi a insistere sul formato G20 allargato. Io avevo già detto articolando un ragionamento, e ripeto: la situazione attuale non contempla altre soluzioni che non sia il dialogo con i talebani perchè un’altra guerra non è pensabile e non possiamo lasciare nell’angoscia la popolazione afgana”.

Per Giorgia Meloni invece “la gestione Biden della vicenda Afghanistan è stata disastrosa. Una umiliazione per Usa e Occidente che avrá conseguenze imprevedibili, come i rischi legati al fondamentalismo islamico che si fomenterà. E che é il tema di cui non stiamo parlando. Come non parliamo del pericolo Pakistan, con 200 milioni di persone, l’unico che ha la bomba atomica. Ed è curioso concentrare tutte le riflessioni solo sul tema dei corridoi umanitari”. E ancora: “Credo che la soluzione sia un piano molto importante da parte dell’Europa per consentire alle nazioni limitrofe all’Afghanistan di accogliere i profughi”.

Con Salvini prime scintille: “Sottoscrivo tutto l’intervento di Enrico Letta, con sorpresa di giornalisti che magari volevano litigassimo qui”, ma polemizza direttamente con Conte. Non sono affatto d’accordo con il professor Conte: io dialogo con chi rappresenta una istituzione, non con chi dice che i diritti delle donne verranno garantiti con la legge islamica”, aggiunge il Capitano del Carroccio. “Su questo l’Europa ha le sue colpe, a cominciare dal cancellare le radici giudaico-cristiane dalla sua costituzione”.

Per Ettore Rosato, presidente di Iv, “noi non possiamo aprire un grande dibattito su prendere o non prendere i rifugiati. Ma con l’Europa dobbiamo organizzare questa accoglienza: tra l’altro molti di loro sono persone istruite, colte che conoscono lingue e hanno collaborato con noi. La guida di Draghi in questo senso rappresenta, in tanto dramma, un momento fortunato per l’Italia”.

Mentre Tajani per Fi, rilancia nel solco di quanto auspicato proprio qui da Gentiloni solo ieri, “la necessità di costruire una Difesa comune europea. Un esercito europeo ci farebbe risparmiare un sacco di miliardi ma soprattutto accrescerebbe il peso dell’Unione”. Per il vicepresidente degli azzurri, “bisogna poi affrontare il nodo della Cina: l’Afghanistan non è solo la terra dell’oppio, ma anche nel sottosuolo ci sono riserve che fanno gola a Pechino, bisogna mettere in chiaro con la Cina queste questioni. E infine lasciatemi un pensiero grato davvero per gli uomini del Tuscania che stanno salvando vite a Kabul”.

Il dialogo passa poi al titolo dell’incontro “Il ruolo dei partiti nella democrazia oggi”. Letta parte dalla premessa che “è la prima volta che mi trovo a in Italia a fare un incontro così, purtroppo siamo tutti uomini tranne Giorgia Meloni, la politica in Italia è maschilista, in Europa non è così”. Poi analizza: “La nostra democrazia è malata. Perché in una sola stessa legislatura, tre governi in tre anni con tre coalizioni diverse, è segno di malattia. E sia chiaro a tutti noi che se siamo qui abbiamo le nostre responsabilità. Ed è anche la legislatura in cui più di 200 parlamentari hanno cambiato casacca. Quindi, nel rispetto della Costituzione, non va bene andare avanti così“. Letta conclude proponendo la reintroduzione “delle preferenze: penso che i cittadini si arrabbino quando non possono eleggere il loro parlamentare”.

Conte rivendica invece – oltre tutti i passaggi traumatici e le lacerazioni attuali, il ruolo del Movimento. “Abbiamo conosciuto i partiti della Prima e della Seconda Repubblica. Poi è arrivato il Movimento 5 Stelle. Io sono il leader del M5s perché credo che una funzione importante i partiti la abbiano, anche in prospettiva; certo non nella visione Novecentesca, ma sicuramente i movimenti hanno ancora la funzione essenziale di offrire un progetto di società”. Quindi, “il nuovo corso del M5s è un progetto a cui abbiamo lavorato insieme per evitare di portarlo nella forma tradizionale di partito, ma cercando anche di dargli una forma di organizzazione, anche con un radicamento territoriale. E poi credo che sia fondamentale il linguaggio: idee ma senza polemiche violente. Si può fare politica con sorriso”.

È tagliente l’analisi di Giorgia Meloni, l’unica voce dell’opposizione al governo. “Qui dialoghiamo ma in realtà è spesso impossibile il confronto. Perché se mi oppongo al ddl Zan e se sono contro l’adozione da parte degli omosessuali sono omofoba, se sono per un confronto sull’accoglienza divento razzista e così via. Perché c’è una violenza data dall’assenza di identità, e questo toglie buon senso al dibattito politico”, dice la leader di FdI. Che poi chiude così: “Comunque i partiti esistono solo se sono pesanti: se hanno sedi, se stanno sui territori, se si vedono e si toccano, oppure non sono partiti”. Parole che vengono salutate da un lungo applauso, nonostante la distanza della presidente dalla platea.

Sempre sul tema dei partiti, Salvini torna a colpire il Movimento 5S e Conte. “Per me uno non vale uno. Se devi andare in Parlamento o a fare politica, sarebbe meglio che tu avessi fatto esperienza di amministrazione anziché essere stato nominato a sorte”. Il leader della Lega poi torna a picchiare contro la misura anti-povertà che fu varata dal governo di cui lui stesso faceva parte. “Mea Culpa – alza le mani Salvini – ho chiesto al presidente Draghi che va rivista. Io lo sento dire ogni giorno da centinaia di imprenditori, commercianti, lavoratori. Il reddito di cittadinanza sta creando enormi problemi, sta provocando un deserto economico, e anche morale perché disincentiva alla politica”.

Sul finire, scambio e dissenso tra Ettore Rosato e Enrico Letta su legge elettorale. E se il presidente di Iv definisce “ipocrisie” quelle sul ritorno alle preferenze, Letta – che ricorda dal palco di essere in campagna elettorale nel collegio di Siena – risponde che il vero problema è “non avere più collegi uninominali con i paracadute”.

Si arriva al terzo tema del dibattito: la sfida del Recovery Plan, l’Italia al banco di prova di un autunno di riforme e gestione rigorosa del Pnrr. Per Conte, “dovrà esserci innanzitutto grande attenzione al mondo dell’impresa e la transizione 4.0”. Il vertice dei 5S poi propone l’abolizione dell’Irap: “So che sono tanti soldi – aggiunge Conte- ma per le imprese Irap significa doppia contabilità, doppia dichiarazione e un sovraccarico di burocrazia. Ragioniamo insieme, mettiamoci tutti intorno a un tavolo per abolire l’Irap, e sostituirla con una addizionale Ires”. Letta chiede poi un “grande patto sociale” tra le parti. E “nessuna ambiguità su Green Pass e vaccinazione. È come col semaforo – sottolinea il leader Pd – nessuno di noi passa col rosso, perché può morire e uccidere qualcuno. Quindi applichiamo il modello Meeting di Rimini su tutta Italia. Io impegno il mio partito a chiedere al nostro primo ministro Draghi di restare almeno fino all’aprile del 2023”.

Per Meloni, invece guardare al futuro è al 2023 significa “anche riforma presidenziale e domandarci se i nostri assetti siamo adeguati”. E ancora, per la leader Fdi: “Serve uno Stato che indietreggi. Il presupposto per la sussidiarietà è la libertà: di organizzarsi, di impegnarsi, di intraprendere. E poi ho trovato incredibile che nell’Europa in cui non si fanno più figli non ci sia stata una priorità del Recovery Fund sul sostegno alla natalitá”. Meloni poi torna a picchiare contro reddito di cittadinanza e contro obblighi di vaccinazione nelle scuole . “Il reddito di cittadinanza ha creato effetti devastanti, ha cancellato la dignità del lavoro. Sul Green Pass Non si pensi di chiudere un’altra volta. La Dad non si può più tollerare”. Salvini con una battuta riprende l’asse con l’alleata-avversaria di Fdi. “Mi sembra che qui è nata una maggioranza per cancellare il reddito di cittadinanza”

Tajani dedica invece i suoi ultimi minuti a “salute e Lavoro, due facce della stessa moneta, la libertà”. Il numero due di Fi punta sulla necessità “di sostenere l’impresa” (ribadendo l’opposizione di Fi contro il Dl di Orlando) e “di rifondare il sistema sanitario, a partire dalla Medicina di prossimità”. Poi va all’attacco frontale contro i No Vax, “che possono uscire e dire le loro sciocchezze solo perché ci sono milioni di italiani che, vaccinandosi, stanno proteggendo anche loro”.

Sul reddito di cittadinanza, una replica è concessa a Conte. Che spiega: “Ci sono sacche di povertà che vengono assistite e curate con questa misura. Che noi vogliamo migliorare, punendo gli abusi”. Parole a cui alcuni gruppi rispondono rumoreggiando. In una platea in gran parte contraria allo strumento – almeno per come funziona oggi – varato dai 5S.

Tratto da: https://www.repubblica.it/politica/2021/08/24/news/meeting_rimini_leader_salvini_conte_letta_meloni-315142463/?ref=RHTP-BH-I315111016-P2-S1-T1&__vfz=medium%3Dsharebar