“Condizioni di utilizzo ingannevoli”, Facebook a rischio multa in tutti gli stati Ue

pIl tempo a disposizione è finito. O Facebook o si mette in regola o saranno multe in tutti gli Stati membri dell’Ue. Nonostante gli impegni assunti per migliorare trasparenza, le informazioni sulla condizioni di utilizzo del social network rimangono ancora troppo «ingannevoli», e la Commissione europea chiama a raccolta i Ventotto. «Facebook mi ha assicurato che avrebbe adeguato definitivamente i rimanenti termini di servizio ingannevoli entro dicembre», ricorda il commissario per la Tutela dei consumatori, Vera Jourova, che lamenta «progressi molto limitati» in tal senso. «La mia pazienza ha raggiunto il limite. Se le modifiche non saranno pienamente attuate entro la fine dell’anno, invito le autorità dei consumatori ad agire rapidamente e sanzionare la società».

Lo scontro tra Bruxelles e il colosso del web di Menlo Park si consuma nel giorno in cui l’esecutivo promuove invece Airbnb per gli impegni a migliorare i propri termini di servizio, con informazioni più chiare sulla composizione dei prezzi delle prenotazioni e diritti dei consumatori quali rimborsi, ricorsi e rimedi legali. Anche il portale on-line specializzato nell’affitto di camere e appartamenti privati ha tempo fino al 31 dicembre per rispettare le normative europee in materia di tutela dei consumatori, ma per la società di San Francisco i toni di Jourova sono molti diversi. La commissaria dice di «accogliere con piacere» la volontà espressa di rendere comprensibile ciò per cui si paga.

Ue-social network, alleanza ancora in divenire
I principali operatori del web sono finiti nel mirino di Bruxelles per pratiche commerciali non in linea con le regole del mercato unico. Ciascuno in maniera diversa sono risultati «non conformi» alla direttiva sulle pratiche commerciali sleali, alla direttiva sul commercio elettronico, alla direttiva sulle clausole contrattuali abusive, e al regolamento sulla competenza giurisdizionale in materia civile e commerciale. Google, Twitter, Facebook e Airbnb si sono impegnate a rimediare, con Bruxelles che ha concesso tempo. Un processo che risale a novembre 2016, quando le associazioni dei consumatori hanno chiesto modifiche delle politiche commerciali, proseguito a marzo 2017 con l’incontro tra autorità nazionali, Commissione Ue e compagnie, e sfociato a febbraio di quest’anno con l’intesa tra le parti per un maggiori trasparenza e tutela dei consumatori.

Bene Google, Twitter e Airbnb
Fin da subito i rimedi proposti da Google sono apparse in linea con le richieste formulate dalle autorità di tutela dei consumatori. Twitter ha impiegato un po’ di più per convincere Bruxelles, che oggi non ha rilievi da muovere alla compagnia cinguettante. Arrivano infine gli impegni attesi da
Airbnb, che si dice pronta a presentare il prezzo totale delle prenotazioni, comprese le spese extra (servizio e pulizia). Quando non è possibile calcolare in anticipo il prezzo finale, si sono impegnati a informare chiaramente il consumatore che potrebbero essere applicati costi aggiuntivi. Inoltre, Airbnb si è impegnato a identificare chiaramente se un’offerta viene presentata da un host privato o da un professionista, poiché le regole di protezione del consumatore differiscono per ciascuna.
Non finisce qui. Airbnb specificherà nei termini di servizio che i consumatori possono citare in giudizio un ospite in caso di danni personali o altri danni, che i clienti sono autorizzati a presentare ricorso contro l’azienda dinanzi ai tribunali del loro paese di residenza, e che i chi paga sarà informato su eventuali risoluzioni di contratto, con tanto di diritto a presentare ricorso e di compensazione, se del caso.

Male Facebook, rischio multe
Per quanto riguarda Facebook, la Commissione Ue registra «progressi molto limitati». I nuovi termini di servizio di Facebook contengono una presentazione «ingannevole» delle principali caratteristiche dei servizi del social network. In particolare, denuncia Bruxelles, questo «dice ai consumatori che i loro dati e contenuti sono utilizzati solo per migliorare la loro “esperienza” complessiva e non menzionano che l’azienda utilizza questi dati per scopi commerciali». I nuovi termini di servizio risalgono ad aprile. Il mese successivo il numero uno dell’azienda, Mark Zuckerberg, in audizione in Parlamento europeo ha promesso il rispetto delle regole comunitarie dopo lo scandalo Cambride Analytica, società accusata di aver violato profili degli utenti e averne fatto un uso illecito. Allora era un problema di privacy, che però non sembra aver indotto il popolare sito a rispettare la tutela degli internauti. «Non è più tempo di promesse, è tempo di azioni»

Tratto da : http://www.lastampa.it/2018/09/20/economia/condizioni-di-utilizzo-ingannevoli-facebook-a-rischio-multa-in-tutti-gli-stati-ue-GghMvhujHgcCDHhFdYzEWJ/pagina.html