Diritti, libertà e servizi: viaggio nell’Italia della salute mentale

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Dialogo con Gisella Trincas, presidente di Unasam, fra i promotori della conferenza nazionale in programma il 14 e il 15 giugno a Roma. Al centro della discussione l’appello elaborato alla fine di un percorso di 31 incontri regionali in un anno a cui hanno aderito più di 100 associazioni.

Venerdì 14 e sabato 15 a Roma, si celebreranno le due giornate conclusive della Conferenza nazionale per la salute mentale, in programma alla facoltà di Economia dell’università Sapienza, che è partner di questa avventura. Giusto così si può definire un percorso lungo un anno, articolato in 31 incontri realizzati su tutto il territorio nazionale e che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone, tra operatori, organizzazioni sindacali, associazioni di famigliari, utenti di servizi e singoli cittadini. A promuoverlo, un cartello di 113 organizzazioni, fra cui CSVnet, che a Roma si confronteranno a partire dall’appello, realizzato sulla scorta di quanto emerso dai territori, e sulle tre parole chiave che compongono il titolo della conferenza “Diritti, libertà e servizi”.
A raccontare senso ed obiettivi di questo percorso e di quello che accadrà a Roma, Gisella Trincas, presidente dell’unione nazionale delle associazioni per la salute mentale (Unasam).
“Non si tratta della prima iniziativa di questo genere; la prima conferenza si tenne sempre a Roma nel 2001, a seguito di una grande manifestazione promossa dalle associazioni; all’epoca fu sostenuta dalla ministra della Salute e vide una forte presenza delle istituzioni; quella che di quest’anno non sarà una ‘conferenza governativa’, ma auto organizzata da tantissime associazioni, che in occasione dei 40 anni dalla legge 180 – che porta il nome di Franco Basaglia, lo psichiatra che l’ha ispirata – hanno deciso di mettere insieme forze e idee vista la grave situazione in cui versa non solo la salute mentale ma tutta la sanità pubblica, due temi scomparsi completamente dall’agenda politica”.
“Abbiamo attraversato l’Italia in lungo e in largo incontrando cittadini, utenti, operatori dei servizi, e quello che emerso è un quadro che è fatto di tante criticità e difficoltà ma anche di ricchezza; il nostro obiettivo è di portare a casa risultati concreti su diversi obiettivi” spiega la presidente di Unasam.
Il primo – che sarà anche oggetto di una delle sei sessioni tematiche in cui è articolato il denso programma della due giorni – “è quello di riportare il diritto alla salute mentale e pubblica al centro della politica nazionale e locale. Bisogna anche recuperare un dialogo con la conferenza delle regioni perché sono loro a dare concretezza alle leggi nazionali, ai piani strategici, alle convenzioni internazionali.
I dipartimenti per la salute mentale presenti su tutto il territorio nazionale dovrebbero essere in egual modo forti di risorse economiche e professionali perché oggi la situazione in Italia è a macchia di leopardo – denuncia Trincas – e le persone che vivono un disturbo psichico non godono ancora in modo omogeneo di percorsi terapeutici e riabilitativi che possano farli uscire dalla condizione di sofferenza garantendo un pieno reinserimento sociale. “Occorre costruire servizi forti che siano in grado di rispondere alla complessità dei bisogni di queste persone nei loro contesti di vita; oggi invece la maggior parte dei fondi è destinata alla residenzialità così detta pesante, alle Rsa per intenderci, dove vengono mandati molti pazienti, spesso in regioni diverse rispetto alla loro residenza, lontano da loro casa e dagli affetti”.
Sui servizi Trincas ha le idee chiare “tra le istanze contenute nell’appello e che proporremo al ministro della Salute Giulia Grillo – la cui presenza è prevista nel programma – c’è l’impegno concreto a ristabilire una rete capillare di dipartimenti di salute mentale in tutti i territori, attraverso un finanziamento che non può scendere al di sotto del 5 per cento della spesa sanitaria nazionale – mentre invece la media di spesa in Italia è del 3 per cento, a fronte del 12-15 per cento di risorse che si spendono in Europa”.
“Siamo inoltre contrari, all’accorpamento – sempre a causa dei tagli alle risorse finanziarie- dei centri di salute mentale che invece dovrebbero avere un bacino di utenza ben definito e dovrebbero essere aperti non meno di 12 ore al giorno 7 giorni su 7, con l’obiettivo, nel lungo termine, di estendere l’apertura a 24 ore”.
La situazione è critica anche per la realizzazione di quel sistema integrato di interventi sanitari e servizi sociali previsto dalla legge 328 del 2000 “che continua ad essere completamente disattesa”.
“Vogliamo affrontare inoltre il tema delle cattive pratiche – prosegue Gisella Trincas –soprattutto quelle coercitive: la questione della contenzione, il trattamento sanitario obbligatorio (Tso), un atto che spesso viene trasformato nella ‘caccia al matto’. Per non parlare della farmacoterapia, una questione molto discussa nel nostro ambiente; noi vogliamo che le persone che vivono la condizione di sofferenza mentale siano riconosciute capaci di interloquire con l’equipe curante sugli espetti positivi o negativi degli interventi farmacologici, che in molti casi sono imposti senza possibilità di discussione”.
Un ruolo da valorizzare soprattutto nella costruzione di politiche per la salute, è quello delle associazioni, dei famigliari, degli utenti e degli operatori, che devono poter dialogare con le istituzioni perché solo allargando al partecipazione democratica in questi processi si possono affrontare le situazioni, individuare i bisogni e porvi rimedio. Basterebbe attivare – spiega Trincas – la commissione tecnica che il ministero della Salute ha istituito di recente e che non ha ancora iniziato ad operare”.
Le associazioni inoltre – conclude la presidente di Unasam – hanno un ruolo importante anche sui territori, perché agiscono da un punto di vista politico e culturale, organizzando iniziative di sensibilizzazione e informazione ma soprattutto realizzando progetti che in molti casi risultano più sostenibili ed efficaci dei servizi messi in campo dal pubblico. Mi riferisco alle esperienze di coabitazione fra persone con disturbo psichico, iniziative di formazione per i famigliari, utenti e operatori per non parlare delle attività di volontariato realizzate all’interno dei dipartimenti. Esperienze che dovrebbero essere sostenute sempre di più, sopratutto finanziariamente, sempre nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità al fine di evitare sovrapposizioni coni servizi pubblici, che devono mantenere la titolarità della gestione e delle verifiche”. (Clara Capponi)

Tratto da: https://www.redattoresociale.it/article/ed20f84c-41c9-456c-8ca0-bb42d23d03a2/diritti_liberta_e_servizi_viaggio_nell_italia_della_salute_mentale