“Dopo di noi”: ecco chi sceglie di sperimentare la vita autonoma

dopo

Tutti i dati della Lombardia. Sono poco più di 1.600 le persone con disabilità prese in carico nel 2019 (dato aggiornato a settembre). Soprattutto giovani e nella stragrande maggioranza dei casi hanno potuto contare su periodi di prova lontano dai genitori.
Dopo di noi in Lombardia, Ledha: “La legge non sta risolvendo il problema per cui è nata”

MILANO – È giovane, con una disabilità mentale, vive con entrambi i genitori cinquantenni e per ora ha provato solo brevi esperienze di vita lontano da casa: è questo l’identikit di chi finora in Lombardia ha usufruito della legge sul “Dopo di noi”. Sono poco più di 1.600 le persone con disabilità che in Lombardia hanno chiesto e ottenuto un contributo grazie alla legge 112 del 2016. La stragrande maggioranza (il 79,7% nel 2019, aggiornato al mese di settembre) ha potuto contare su un “accompagnamento all’autonomia”, ossia su progetti che mirano a far vivere per periodi più o meno lunghi la persona interessata fuori dalla famiglia. Un “assaggio” di vita autonoma, per capire che cosa voglia dire e cominciare ad abituarsi all’idea di stare lontani dai genitori. Pochi quelli che hanno avuto un sostegno per entrare in un appartamento in cui convivono più persone disabili (6,8%), oppure per progetti di cohousing (3,2%) o per una “residenzialità autogestita” (1,9%). Pochissimi quelli che hanno ottenuto un sostegno alla locazione (2,6%), alle spese condominiali (0,6%). Il 5,1% è ricorso al “pronto intervento sollievo”. E sono soprattutto i giovani a chiedere di sperimentare una vita autonoma: un disabile su tre preso in carico nel 2019 aveva tra i 18 e 29 anni, mentre dai 30 ai 49 anni erano il 52,7%. Gli over 50 sono pari al 19,1%. È quanto emerge da una rielaborazione sui dati relativi a tutte le Ats della Lombardia forniti dall’assessorato al Welfare della Regione.

I dati raccolti da Redattore Sociale sono sia sul 2018 che sul 2019, ma non ci sono particolari differenze tra le due annate. Nel 2018 le Ats hanno riconosciuto contributi per circa 10 milioni di euro: di questi ben 7,4 milioni di euro sono andati a progetti di “accompagnamento all’autonomia”. Altri 1,1 milioni di euro per l’apertura o gestione di appartamenti in cui vengono ospitate più persone con disabilità, 469 mila per cohousing, 397 mila per progetti di “residenzialità autogestita”, 348 mila euro per il pronto intervento sollievo, 231 mila per sostenere i contratti di locazione, 3 mila euro quale contributo per le spese condominiali e 17 mila euro per interventi di ristrutturazione. Anche nel 2019 la maggior parte dei contributi sono destinati ai progetti di “accompagnamento all’autonomia”: ben 8,5 milioni di euro su un totale di 11,4 milioni di euro.

Nel 2018 le prese in carico sono state in totale 1.670. Il 2019 (dati a fine settembre) con le 1661 prese in carico è in linea con l’anno precedente: il 36,2% dall’Ats di Milano città metropolitana, il 9,1% da quella dell’Insubria, il 2,7% da quella della Montagna, il 10% dalla Brianza, l’11,5% da quella di Bergamo, il 16,3% da quella di Brescia, il 10,1% da quella della Val Padana e il 4,1% da Ats Pavia. Il 57,6% delle prese in carico riguarda uomini.

Tra le persone prese in carico nel 2019, il 38,5% ha un ritardo mentale, il 23,9% è down, l’8,2% ha “disabilità comportamentale” (include disturbi dello spettro autistico), l’8,1% ha una disabilità “a seguito di evento traumatico” (incidenti, cadute, trauma di parto), il 6% disabilità “non post traumatiche” (per esempio da ictus), il 5,9% ha encefalopatia di natura metabolica infettiva o ereditaria (spasticismo, cerebrolesioni…). Intorno all’1% delle prese in carico riguardano, infine, persone con disabilità sensoriali, distrofie muscolari o sclerosi multipla.

Il 96,1% delle persone che hanno chiesto un sostegno per il “Dopo di noi” viveva, al momento della domanda, nel proprio domicilio. Uno su tre con entrambi i genitori (nella maggioranza dei casi senza problemi di salute sia del padre che della madre) e il 19,5% anche con i fratelli. Soli con la madre sono il 18,6%, mentre quelli soli con il padre il 3,9%. Il 5,6% è sostenuto invece solo da uno o più fratelli o sorelle, mentre il 7,7% è già senza familiari. Un altro aspetto interessante della composizione famigliare di chi ha usufruito della legge sul “Dopo di noi” è che i genitori non sono anziani: il 42% di chi ha presentato la domanda ha padre e madre con età tra i 50 e i 64 anni, mentre solo il 21% ha genitori over 70.

La maggior parte delle prese in carico riguarda persone che pur con una disabilità grave hanno una buona autonomia. Il 37,4% riguarda infatti disabili con un punteggio Adl pari a 6, ossia la massima indipendenza, mentre per il 14,8% il punteggio è 5. Coloro che hanno un punteggio uguale a zero (totale dipendenza) sono il 9,1%.

Tratto da: https://www.superabile.it/cs/superabile/home