La battaglia dell’acqua a Roma Nord I reatini: «È nostra, ora pagatela»

 

pLa guerra dell’acqua tra la Provincia di Rieti (Ato3) e la Città Metropolitana (Ato2) ha vissuto ieri mattina l’ideale battaglia sul luogo del contendere, le magnifiche sorgenti del fiume Peschiera nel comune di Cittaducale, là dove sottoterra sgorga un fiume azzurro che dal 1939 alimenta i rubinetti e le fontane della Capitale con 14 mila litri al secondo di limpida acqua, destinata soprattutto a Roma Nord. Gli 81 sindaci dell’Ambito Territoriale Ottimale 3, hanno chiamato a raccolta i cittadini per protestare contro la sindaca Virginia Raggi che, insieme con Acea, ha impugnato la delibera della Giunta Zingaretti nella quale il decennale contenzioso tra chi si sente depauperato di un bene prezioso e chi quel bene lo utilizza, era stato risolto con l’obbligo per Roma di dare un ristoro di 36 milioni per il pregresso e 8 milioni l’anno per lo sfruttamento delle sorgenti, soldi che sarebbero andati esclusivamente alla nuova società di gestione del sistema idrico sabino «Acqua Pubblica Sabina», che avrebbe dovuto utilizzarli per l’adeguamento dei vecchi acquedotti reatini.
«Acea realizza profitti milionari con le nostre acque»
La delibera adesso finirà davanti al Tar e i sindaci di Ato 3 gridano allo scandalo, con in testa Simone Petrangeli, primo cittadino di Rieti, che ieri mattina ha guidato la manifestazione alle sorgenti incriminate: «Ci sono verità che non possono essere contestate, come per esempio i profitti milionari che Acea realizza grazie alle sfruttamento delle nostre sorgenti. E poi la concessione che ha permesso ad Acea di sfruttare la sorgente è scaduta nel 1996 e dunque Acea Ato2 continua a utilizzarla da vent’anni in assenza di autorizzazione». Ricostruisce la storia: «Quando per la prima volta dal 1996 una delibera regionale stabilisce l’entità del ristoro che Ato 3 deve ricevere, per la prima volta il Comune di Roma sostengono esplicitamente che il Reatino non ha diritto ad alcun indennizzo».
«È il sequel del ratto delle sabine»
«Le regole più elementari di convivenza civile e di solidarietà tra territori – conclude Petrangeli – impongono a Roma di versare un ristoro a chi tutela e preserva il secondo bacino idrico più grande d’Europa. I cittadini del territorio che fornisce acqua potabile e energia rinnovabile alla città più importante del Mediterraneo hanno diritto di avere opportunità e accesso a servizi comparabili con quelli di chi utilizza questi beni naturali che si rinnovano continuamente grazie a estesi vincoli ed espropri di intere vallate. Con la loro scelta Virginia Raggi e Acea vogliono mettere in discussione il principio, sancito dalla legge, della solidarietà e dell’uguaglianza tra territori e impedirci di esercitare i nostri diritti». Si sono ritrovati alle 10, là dove nasce il fiume Peschiera. Alcuni ironizzavano, «è il sequel liquido del ratto delle sabine».

La guerra dell’acqua tra la Provincia di Rieti (Ato3) e la Città Metropolitana (Ato2) ha vissuto ieri mattina l’ideale battaglia sul luogo del contendere, le magnifiche sorgenti del fiume Peschiera nel comune di Cittaducale, là dove sottoterra sgorga un fiume azzurro che dal 1939 alimenta i rubinetti e le fontane della Capitale con 14 mila litri al secondo di limpida acqua, destinata soprattutto a Roma Nord. Gli 81 sindaci dell’Ambito Territoriale Ottimale 3, hanno chiamato a raccolta i cittadini per protestare contro la sindaca Virginia Raggi che, insieme con Acea, ha impugnato la delibera della Giunta Zingaretti nella quale il decennale contenzioso tra chi si sente depauperato di un bene prezioso e chi quel bene lo utilizza, era stato risolto con l’obbligo per Roma di dare un ristoro di 36 milioni per il pregresso e 8 milioni l’anno per lo sfruttamento delle sorgenti, soldi che sarebbero andati esclusivamente alla nuova società di gestione del sistema idrico sabino «Acqua Pubblica Sabina», che avrebbe dovuto utilizzarli per l’adeguamento dei vecchi acquedotti reatini.
«Acea realizza profitti milionari con le nostre acque»
La delibera adesso finirà davanti al Tar e i sindaci di Ato 3 gridano allo scandalo, con in testa Simone Petrangeli, primo cittadino di Rieti, che ieri mattina ha guidato la manifestazione alle sorgenti incriminate: «Ci sono verità che non possono essere contestate, come per esempio i profitti milionari che Acea realizza grazie alle sfruttamento delle nostre sorgenti. E poi la concessione che ha permesso ad Acea di sfruttare la sorgente è scaduta nel 1996 e dunque Acea Ato2 continua a utilizzarla da vent’anni in assenza di autorizzazione». Ricostruisce la storia: «Quando per la prima volta dal 1996 una delibera regionale stabilisce l’entità del ristoro che Ato 3 deve ricevere, per la prima volta il Comune di Roma sostengono esplicitamente che il Reatino non ha diritto ad alcun indennizzo».
«È il sequel del ratto delle sabine»
«Le regole più elementari di convivenza civile e di solidarietà tra territori – conclude Petrangeli – impongono a Roma di versare un ristoro a chi tutela e preserva il secondo bacino idrico più grande d’Europa. I cittadini del territorio che fornisce acqua potabile e energia rinnovabile alla città più importante del Mediterraneo hanno diritto di avere opportunità e accesso a servizi comparabili con quelli di chi utilizza questi beni naturali che si rinnovano continuamente grazie a estesi vincoli ed espropri di intere vallate. Con la loro scelta Virginia Raggi e Acea vogliono mettere in discussione il principio, sancito dalla legge, della solidarietà e dell’uguaglianza tra territori e impedirci di esercitare i nostri diritti». Si sono ritrovati alle 10, là dove nasce il fiume Peschiera. Alcuni ironizzavano, «è il sequel liquido del ratto delle sabine».

Tratto da: http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_dino_impagliazzo_sfama_senzatetto-1896583.html