La libertà (per tutti) di lasciarsi trainare sull’acqua: ecco il cable wakeboard

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Una disciplina sportiva definita erroneamente minore, ma in realtà appassionante e più semplice di quanto non si possa immaginare. Come e perché sceglierla, nel racconto di un campione

Emanuele Pagnini l’atleta italiano più titolato nella storia del cable wakeboard paralimpico (copyright Federazione italiana sci nautico e wakeboard)

ROMA – “Se dovessi dare una definizione di questo sport direi che, prima di tutto, è libertà. Ecco, l’emozione più grande che si prova è proprio quella di sentirsi liberi”. A raccontare a Stefano Tonali, sulle pagine si SuperAbile Inail, cosa sia il cable wakeboard, è Emanuele Pagnini, romagnolo di Cattolica, classe 1975, per tutti Meme, in carrozzina dal 1993 a seguito di un incidente stradale. Lui, l’atleta italiano paralimpico più titolato nella storia di questa disciplina, con un passato nello sci alpino – nel 2006 prese parte ai Giochi paralimpici invernali di Torino – ci parla del suo amore a prima vista per uno sport che si pratica in mare, a contatto con la natura, in mezzo alla gente, di uno sport realmente inclusivo e socializzatore.

Per parlare di cable wakeboard, però, bisogna raccontare, in poche parole, cos’è il wakeboard, disciplina nata negli anni Novanta negli Stati Uniti dalla fusione tra sci nautico e snowboard. Il cable wakeboard differisce dal wakeboard per il mezzo di traino, in questo caso un impianto molto simile allo skilift, che permette di trainare contemporaneamente più atleti. “Una tavola sull’acqua che viene trainata da un cavo, questo è il cable wakeboard, uno sport che si pratica soprattutto nei laghi, anche se esistono impianti sul mare, come quello di Krk, in Croazia, dove sei anni fa ho iniziato la mia avventura”, dice Pagnini. “Per me si è trattato di amore a prima vista e da quel momento non ho più smesso. È una disciplina apparentemente difficile, ma poi ci metti poco a capire che la puoi praticare bene anche da seduto. In questi anni ho imparato tanti tricks nuovi e tante cose che non avrei mai pensato possibili, grazie all’attrezzatura, certo, ma anche allo studio della tecnica maturata con la pratica”.

A proposito di attrezzature, Pagnini spiega: “Ce n’è una dedicata, studiata da un’azienda francese, per noi atleti che pratichiamo da seduti, che permette tante diverse regolazioni per far sì che si possa adattare al meglio ai vari livelli di lesioni. Una volta imparato, la soddisfazione è enorme: alla fine diventa una sfida continua con sé stessi, un migliorarsi sempre”.

Emanuele è migliorato sino al punto di laurearsi, in questi anni, campione europeo e mondiale. L’ultimo trionfo lo scorso febbraio, quando a Buenos Aires ha conquistato il titolo iridato. I Mondiali in Argentina hanno regalato a Pagnini il titolo nella categoria seated e alla figlia Claudia quello under 19: “Una cosa del genere l’avevo solo sognata, due ori speciali per la Nazionale italiana, perché ottenuti da padre e figlia. Con Claudia ci scambiamo consigli, è lei che mi motiva, che mi spinge a tenermi in forma. È stato un Mondiale tanto bello quanto selvaggio che ha visto in gara più di duecento atleti in rappresentanza di trenta Paesi”.

Le soddisfazioni, per l’atleta romagnolo, vanno al di là dei campi di gara: nel 2018 ha portato avanti un progetto in collaborazione con la Federazione italiana sci nautico e wakeboard e con il Comitato italiano paralimpico in cui, per la prima volta, lui e altri istruttori hanno insegnato a 31 ragazzi provenienti da tutta Italia il cable wakeboard. Ai sei incontri che hanno caratterizzato il corso – tutti gratuiti grazie al contributo del Cip – hanno partecipato giovani con paraplegia e con malattie degenerative ma anche persone con tetraplegia, a dimostrazione che questo sport si adatta veramente a ogni tipo di disabilità. “I fatti hanno dimostrato che tutti sono riusciti a praticare questa disciplina, ma soprattutto tutti si sono divertiti, e questa è la cosa più importante. Sono molto orgoglioso di questo progetto, che è farina del mio sacco e che sento mio”. Il progetto avrà un seguito e ad agosto partiranno i nuovi corsi. “L’obiettivo è quello di incrementare il numero di location, coinvolgendo realtà territoriali come il Lazio o la Toscana o Roma. Sicuramente per la prossima stagione saremo a Torino, Milano, Padova, Ancona, così come è certa la nostra presenza in Sicilia”.

Lo scopo è anche quello di aumentare il numero di praticanti e metter su una bella crew per riuscire ad aprire i Campionati italiani anche alla categoria seated. “Quest’anno compio 44 anni”, dice Pagnini, “quindi il giorno in cui qualcuno mi batterà si fa sempre più vicino. Insomma, vorrei trasmettere la mia esperienza a qualcun altro”. “Credo che questo sport, definito minore, meriti maggiore visibilità, semplicemente perché minore non è lo sport bensì l’attenzione mediatica e minori sono gli interessi economici legati a esso”, conclude l’atleta. “Per il resto, per la passione, lo spettacolo, la determinazione dei suoi protagonisti, non è assolutamente inferiore a nessun’altra disciplina”.

Tratto da: https://www.superabile.it/cs/superabile/sport/20191103-cable-wakeboard.html