On. Argentin, blog Huffington Post: Aldo Moro, quel mio 16 marzo

Aldo Moro via Fani

Avevo quattordici anni quando, mentre andavo a scuola al liceo scientifico “XXII Castelnuovo” accompagnata da mio padre in macchina, fui bloccata dalla Polizia, che non faceva passare nessuno perché c’era stato un grave attentato a pochi metri da casa mia.

Ricordo il viso di mio padre e il vuoto delle strade in poco meno di una mezz’ora: respirai improvvisamente quasi una sorta di silenzio a lutto. Dopo neanche un’ora le radio e le televisioni impazzirono: era stato rapito Aldo Moro e uccisa la sua scorta in via Fani.

In quegli anni, da giovane adolescente, vivevo la mia voglia di essere rivoluzionaria e di sinistra, ma dentro di me nutrivo un forte rispetto, fin da allora, per quell’uomo che incontravo la domenica a messa nella chiesa “S. Francesco” a Monte Mario.

Un signore distinto, perbene, molto sulle sue, che salutava i miei genitori e accarezzava spesso il mio viso, ma soprattutto uomo del “compromesso storico”.

Ero ragazzina, la politica mi entusiasmava diversamente da ora: avere il giornale di “Lotta Continua” sotto il braccio o “l’Unità” faceva la differenza ed io, ragazza in carrozzina, vivevo la mia battaglia per l’inserimento scolastico, facendo lotte per rappresentare un mondo invisibile fin da quell’epoca.

Mi circondavo di amici con la borsa di tolfa e gli spinelli in tasca e andavo con loro a fare le ultime manifestazioni contro i famosi “fasci”, che non erano altro che ragazzi con il “bomber” e i capelli corti.

Aldo Moro era la Dc ma Berlinguer ci parlava, ci si confrontava e per me questo lo rendeva un politico di mezzo ma pur sempre un eroe che si allontanava dalla Democrazia Cristiana delle raccomandazioni. Ero attratta da lui anche di riflesso alla mia sviscerata passione per Enrico Berlinguer: se lui ci credeva non potevo che crederci anch’io.

Quei giorni furono drammatici e fra collettivi e riunioni a scuola non si parlava d’altro: la morte degli agenti, così come il rapimento, per noi non era che una forma di rivoluzione di cui non capivamo la gravità pur se percepivamo l’entità del danno politico e umano.

Il 16 marzo ricorre il quarantennale di quel giorno e oggi il partito più importante d’Italia è quello dei “grillini”, i miei amici non usano più la tolfa, io sono iscritta al Pd e gli uomini della Lega e della destra non sono più pericolosi solo perché portano il “bomber” o i “Camperos”, bensì perché intransigenti, razzisti e con valori lontani dal rispetto di tutti, immigrati inclusi.

Nonostante tutto, si parla ancora di Aldo Moro: guardando indietro, con l’esperienza degli anni e con il carico del percorso politico che ho vissuto, sono tanti i compromessi politici accettati da noi della sinistra, non per ultimo il governo di Renzi di cui ho fatto parte come parlamentare.

Voglio infine dire ad alta voce che l’unico vero “compromesso storico” che avrebbe potuto fare la differenza per il nostro Paese era proprio quello di Aldo Moro ed Enrico Berlinguer. Sia perché i due erano grandi uomini, sia perché, fin da allora, avevano capito che le divisioni non ci portano da nessuna parte e ci allontanano dal garantire rispetto e diritti al nostro popolo.

Ileana Argentin

Tratto da: https://www.huffingtonpost.it/ileana-argentin/aldo-moro-quel-mio-16-marzo_a_23386642/