ROMA. GIACHETTI: A RAGGI DI PROBLEMI CITTÀ NUN JE NE PO’ FREGÀ DE MENO

Piazza_del_CampidoglioROMA. GIACHETTI: A RAGGI DI PROBLEMI CITTÀ NUN JE NE PO’ FREGÀ DE MENO (DIRE) Roma, 20 set. – “Quando l’amministrazione della citta’ si basa soprattutto sugli annunci e sulle chiacchiere e’ complicato fare opposizione. In ogni caso noi un’opposizione serrata in Consiglio comunale la facciamo, ad esempio fra un mese ci sara’ il referendum su Atac per cui alcuni di noi hanno anche raccolto le firme. E oggi sentiamo la sindaca Raggi che, tranquilla tranquilla, dice: ‘quello e’ un referendum consultivo, anche se ci fosse un risultato negativo ne terremo conto, vedremo…’. Se mi avesse battuto alle elezioni comunali qualcuno che metteva in campo una politica e una capacita’ amministrativa contraria alla mie idee, io l’avrei combattuto ma sicuramente la citta’ si sarebbe trovata in una situazione meno grave di quella che viviamo adesso, dove c’e’ la stasi totale. Questa citta’ dopo anni aveva bisogno di una spinta, di una riscossa, invece si trova in una situazione nella quale o non si fa niente o si fa male o addirittura si rinuncia a cio’ che ci potrebbe aiutare”. Lo dice Roberto Giachetti, deputato Pd, ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’e’ desta” condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Universita’ Niccolo’ Cusano. Sullo stadio della Roma aggiunge: “Io l’avevo detto in tempo non sospetti che lo stadio purtroppo non si fara’. Quando tu hai un progetto che ha superato tutta la fase amministrativa e butti tutto al cesso semplicemente per una deriva ideologica e’ inevitabile che non puoi aspettarti nulla. Quello che esce dalle carte che riguardano le vicende dello stadio mette in evidenza che tutti gli impicci che sono stati fatti, sono stati fatti perche’ avendo ridotto le cubature al privato, quest’ultimo ha ridotto le opere pubbliche e a quel punto non c’era piu’ l’interesse pubblico per il quale il progetto pubblico poteva svilupparsi, e si sono fatti gli impicci per dimostrare che comunque l’interesse pubblico ci sarebbe stato. Purtroppo lo sapevamo. Il piano di Caudo aveva una sua ratio: io ho bisogno come Comune che siano realizzate opere pubbliche, non sono in grado di farlo coi soldi miei, consento un progetto di qualita’ in una zona come Tor di valle e in funzione delle opere pubbliche che vengono fatte consento delle cubature in piu’. Addirittura c’era la clausola che non si sarebbe aperto il cancello dello stadio, finche’ non si sarebbero concluse tutte le opere pubbliche. Era gia’ una cosa fatta, approvata dal Consiglio. E se tu smonti tutto per un fatto ideologico e’ del tutto evidente che dei problemi della citta’ nun te ne po’ frega’ de meno”. (Vid/ Dire) 10:04 20-09-18 NNNN