Tram, strade, negozi: viaggio tra le barriere che bloccano i disabili nella “Torino modello”

wwwwwwLa palma della migliore città d’Italia per accessibilità, conferita dall’Associazione nazionale invalidi, non cancella i “muri” ancora in piedi: scivoli negati, selciato sconnesso, scaloni, singoli gradini


Torino, città da “8” per l’accessibilità ai disabili secondo la classifica dell’Associazione invalidi, ma con ancora tante note dolenti. Non a caso il “10”, per la città comunque migliore d’Italia, non è arrivato. Stando ai diretti interessati, i nei ci sono eccome, soprattutto nel privato. Per fare la spesa, ad esempio, bisogna per forza andare nei centri commerciali. I negozi, al 90 per cento, sono ancora off limits.

«Se io voglio comprare il pane – fa notare Alessandro Agostinelli, fondatore dell’associazione “I Do”, 43 anni, da dodici su una sedia a rotelle dopo un incidente con lo scooter – non posso farlo sotto casa come tutti. A impedirmelo è un semplice gradino di dieci centimetri. Purtroppo sono poche le attività dotate di scivoli. O quantomeno di un campanello all’ingresso per chiamare qualcuno che ti aiuti. E ad ogni modo la gentilezza di un singolo commerciante non può sostituire la libertà di una persona. Anche andare al mercato, al di là degli orari, è di fatto improponibile». È così, ad esempio, in una panetteria in piazza Statuto.

Così ci si rassegna a prendere la macchina e a dirigersi nel supermercato più vicino. Persino per comprare le sigarette, perché se il tabaccaio del quartiere ha gli scalini, come avviene per esempio qui in corso Palestro, è tutto un problema. Allora meglio dirigersi in un centro commerciale: facciamo l’Ipercoop di via Livorno. Ma anche qui ci sono difficoltà. Nel sotterraneo i parcheggi riservati ai disabili sono spesso occupati da chi non ne ha diritto. Lì sotto purtroppo non ci sono i vigili e nessuno fa le multe. Un problema comune a molti parcheggi interrati.
Sul fronte trasporti c’è ancora molto da fare. Se la maggior parte dei mezzi pubblici moderni infatti passa l’esame, ci sono alcune linee ancora obsolete, come ad esempio il 16, dove viaggiano i tram di una volta. «Certo, salire lì sopra è improponibile. Non tutte le fermate, soprattutto quelle in periferia, sono accessibili. Ci sono gradini altissimi e senza un accompagnatore puoi confidare solo nell’autista. Anche per questo motivo preferisco spostarmi in macchina».

I parcheggi per disabili, però, si scontrano talvolta con l’inciviltà delle persone. Una volta però che si è riusciti a sistemare l’auto, subentrano altri ostacoli. In periferia come in centro. Andiamo nella civilissima via Po, ad esempio: scesi dalla vettura bisogna percorrere qualche metro in strada, sfidando il traffico in senso opposto (il che fa sperare almeno di essere visti) così da raggiungere il primo scivolo per il marciapiede. E non tutto il tratto sotto i portici è dotato di saliscendi. «In alcuni c’è quello per salire, ma finito l’isolato ecco che uno non può più scendere. Si trova di fronte un dislivello di diversi centimetri». Il porfido, bello da vedere, necessita di manutenzione continua. Altrimenti si trasforma intrappola a incastro. «Io ormai sono abituato, ma bisogna sempre fare attenzione. Anche con le rotaie, le buche. Basta una distrazione ed è facile farsi male».

Sotto la Mole possono dirsi promossi cinema (fatte poche eccezioni, ma uno non ci va), teatri e musei. Il verde invece non è proprio così accessibile. Persino i giardini di piazza Statuto hanno uno sbarramento: dalla piazza le strisce pedonali portano dritto all’ennesimo gradino. «Ma sono tanti i punti verdi di Torino, soprattutto quelli più piccoli e in periferia, non accessibili». Per non parlare delle fontane: eccone una, sempre in piazza Statuto, che obbliga a un esercizio di contorsione chi è in sedia a rotelle e vuole bere. Quanto a bar e ristoranti, ci sono disagi che un “non disabile” non nota neppure: «Nei dehors – sottolinea ancora Agostinelli – quasi sempre lo scivolo è occupato da un tavolo. Così bisogna far spostare i clienti di turno per riuscire a sistemarsi. E per far fronte a un proprio disagio si finisce per disturbare gli altri».

Una volta che si rientra a casa, bisogna sperare di abitare in un palazzo senza scalini. «Perché altrimenti, se gli altri condomini non sono d’accordo, la rampa per salire non la installano mica. Io vivo in una casaAtc, ma anche lì ci sono problemi. Nel palazzo di fianco, in via Orvieto 1/27, l’ascensore è rimasto fermo per un mese. Da noi è andata meglio: dieci giorni di stop. Per non essere prigioniero a casa mia mi sono trasferito a mie spese in albergo. Almeno così potevo uscire liberamente…».
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Il parcheggio disabili. In via Po, scesi dall’auto, si trova subito un gradino: bisogna così percorrere qualche metro in strada, sfidando il traffico in senso opposto per raggiungere il primo scivolo per il marciapiede.
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La panetteria. In piazza Statuto Alessandro Agostinelli, 43 anni, fondatore dell’associazione “I Do”, 43 anni, da dodici su una sedia a rotelle dopo un incidente, trova un gradino di 10 centimetri.
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Tram modello, molte fermate no. A fronte di molti tram dotati della pedana per disabili come in questa foto (ma ce ne sono anche di antiquati come il 16) diverse fermate non dispongono di scivoli per le carrozzelle.
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La fontanella. Nei giardini di piazza Statuto, così come in molte altre aree verdi della città, chi si trova in carrozzella è costretto a esercizi di contorsione per bere alla fontanella.
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La tabaccheria. In corso Palestro, così come in altre migliaia di indirizzi della città, un semplice gradino di una quindicina di centimetri “chiude la porta” a chiunque voglia entrare in carrozzella.
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giardini. Persino i giardini di piazza Statuto hanno uno sbarramento: in direzione dei portici e anche in quella opposta le strisce pedonali portano dritto all’ennesimo gradino.

Tratto da: http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/09/29/news/tram_strade_negozi_viaggio_tra_le_barriere_che_bloccano_i_disabili_nella_trino_modello_-148739166/