Roma, sfratto anche alla casa famiglia per disabili: “Da luglio il Comune non ci ha dato ancora l’ok per trasferirci”

jIn via Dalmazia giovedì è l’ultimo giorno. “E’ tutto pronto per i nuovi locali” spiega il presidente della coop “ma non è arrivata l’ultima autorizzazione. Intervenga la sindaca”. Solo così si potrà salvare la famiglia, con i loro otto ospiti che da dieci anni vivono insieme

Ancora un altro progetto di assistenza sociale che chiude perché costretto, come l’istituto di Medicina Solidale onlus a Torbellamonaca, a fare i conti con burocrazia e inefficienza.

Questa volta siamo in via Dalmazia, quartiere Trieste: qui c’è la casa famiglia “Alessandria”, gestita dalla cooperativa Gma, che ospita otto disabili mentali e psichici; adulti affetti da sindrome di Down, autismo e gravi ritardi mentali.

 

Domani è l’ultimo giorno e ci sarà lo sfratto: la proprietà dell’immobile vuole indietro la casa e la struttura sarà costretta a chiudere anche perché, spiegano dalla cooperativa, “il Comune non ha ancora dato l’ok definitivo per trasferire la casa famiglia nell’alloggio alternativo di via Goito concordato a luglio: nonostante l’impegno del direttore del dipartimento dei servizi sociali del Comune, la dottoressa Modafferi – spiega Giancarlo Cantagallo presidente della cooperativa – ancora non è arrivata l’autorizzazione definitiva per l’assegnazione dell’alloggio: è tutto pronto, manca solo questo atto. Chiediamo alla sindaca di sospendere lo sfratto e dare il tempo necessario per completare l’iter burocratico”.

Solo così si potrà salvare la casa famiglia e i loro otto ospiti, che da dieci anni vivono insieme, giorno e notte, nell’immobile di via Dalmazia, assistiti a turno da dieci operatori. Che tra l’altro rischiano anche di perdere il lavoro. Eppure dal 1995 il Comune porta avanti insieme alla regione il progetto “Residenzialità” che prevede, insieme alla Asl, il sostegno alle strutture residenziali come la “Alessandria”, destinate a ospitare disabili adulti le cui famiglie non avrebbero soldi né la possibilità per pagare strutture private o mantenerli da soli: le rette degli ospiti della “Alessandria” sono pagate infatti da Asl e Comune, che dal punto di vista formale è il responsabile del percorso riabilitativo dei disabili e soprattutto del loro reinserimento nel mondo del lavoro e nella società.

Molti degli ospiti della “Alessandria” hanno infatti lavori saltuari o fissi. Ma se lo sfratto sarà operativo, non si sa quale sarà il loro destino. “Non cerchiamo niente di gratis – conclude Cantagallo – paghiamo un affitto e continueremo a pagarlo. Ci siamo perfino offerti di chiudere il debito che grava sulla precedente cooperativa. Speriamo di tenere unita questa famiglia che altrimenti sarebbe distrutta e chiediamo aiuto alla sindaca”.

Tratto da:
https://roma.repubblica.it/cronaca/2018/10/24/news/roma_sfratto_casa_famiglia_per_disabili-209887206/