Pd, al via l’Assemblea nazionale a Roma. Zingaretti: “Siamo unica alternativa, cambiare tutto e basta divisioni”

DICHIARAZIONI ZINGARETTI-FOTO ARCHIVIOIl segretario dem: “Da oggi imponiamo una nuova agenda per battere la destra”. Tensioni interne sulla separazione del ruolo di segretario da quello di candidato premier. Orfini: “Statuto va stracciato e riscritto”

“Il Pd è l’unica alternativa credibile a questa deriva italiana”. Lo dice con voce ferma il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti dal palco dell’Assemblea nazionale del partito, riunita oggi a Roma all’hote Ergife. Ma serve una rivoluzione, altrimenti non si può andare avanti: “Dobbiamo cambiare tutto o non ce la facciamo a svolgere il nostro ruolo”. Basta dunque con le correnti e i feudi di potere: “Non si può andare avanti con un partito che è un arcipelago di luoghi in cui si esercita in modo disordinato la sovranità. Il regime correntizio appesantisce e soffoca tutto. Ci sono realtà territoriali feudalizzate, che si collocano con un leader o con un altro a prescindere dalle idee, solo per convenienza”.

Pertanto è ora di aprire “una nuova fase”, annuncia il segretario, e il primo compito è “imporre un’altra agenda, non essere subalterni agli altri, essere proprietari del nostro destino”. I cinquestelle “hanno perso l’anima, sono diventati un’amara stampella, tanti elettori se ne stanno accorgendo”. La Lega “è la vecchia destra che torna, per batterla non serve più urlare ma un piano per l’alternativa. Basta con la timidezza”. Del resto per Zingaretti il modello salviniano dell’uomo solo al comando non funziona, ma crede “a un partito che sopravviva ai suoi leader. Serve un partito radicalmente nuovo, una comunità organizzata”. Con un programma basato su “economia green e un nuovo sistema fiscale, altro che flat tax”, due tra i punti della “Costituente delle idee”, evento che si terrà a Bologna dall’8 al 10 novembre, il cui sito è già online per per raccogliere idee e proposte di militanti ed elettori.

Separazione delle cariche di segretario e candidato premier, consultazione online sul programma, apertura ai non iscritti. Sono questi i tre pilastri della futura riforma dello Statuto del Partito democratico. Una riforma fondamentale perché secondo molti lo Statuto originario del Pd, che risale al 2007, ha avuto come conseguenza la marginalizzazione degli iscritti. L’obiettivo, dunque, è rimettere al centro il “popolo” dem, tornando ad essere un partito solido, radicato nel territorio, in una parola una comunità.

In merito Zingaretti ricorda che il coordinamento del Pd digitale sarà affidato a Francesco Boccia e aggiunge: “In autunno saremo pronti con la nostra nuova piattaforma online che non sarà un commentificio alla Rousseau, ma un luogo di partecipazione”. E risponde anche alle parole forti di Matteo Orfini, il quale entrando all’Ergife ha detto che lo statuto andrebbe “stracciato e radicalmente riscritto” non riformato. “Diamoci tempi certi: entro novembre – prosegue il segretario- una decisione sullo statuto. Ma ora lavoriamo assieme a partire dai forum, apriamo subito punti Pd tematici dove i circoli non ci sono”. Anche Anna Ascani afferma perentoria nel suo intevento: “Non permetto a nessuno di dire che lo Statuto vada stracciato”.

Oggi verrà per l’appunto insediata la commissione “Riforma dello statuto e del partito”, guidata da Maurizio Martina, che nei prossimi mesi lavorerà al compito di redigere le nuove regole comuni. “Nel fare questo lavoro di riforma dello statuto – che è solo organizzativa ma anche politica – dobbiamo metterci tutti in discussione, sciogliendo le incrostazioni del passato”, ha detto Martina.

All’interno del Pd negli ultimi giorni c’è stata polemica fra le varie anime del partito. I renziani, ad esempio, guidati da Lotti e Guerini sono contrari alla proposta di Zingaretti e Martina di separare la figura del segretario da quella del candidato premier. “Ascolteremo la proposta di lavoro del segretario e ci confronteremo”, ha annunciato ieri Lorenzo Guerini, punto di riferimento di Base Riformista. Aggiungendo: “Riteniamo sbagliato per il partito la separazione dei ruoli ma se si dovesse andare in quella direzione lo Statuto dovrà prevedere comunque lo strumento delle primarie per indicare il candidato premier”. Ma anche Roberto Giachetti, che pure guida una corrente renziana di minoranza, arrivando all’Ergife ha ribadito: “Per noi il tema della vocazione maggioritaria è irrinunciabile e se la modifica allo statuto la mette in discussione noi non siamo d’accordo”.

Lo stesso Renzi, non presente oggi all’Assemblea, ieri a Milano ha radunato i fedelissimi a un evento sulle fake news e non ha nascosto l’intenzione di “riprendersi il partito”.
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Ma come detto Zingaretti, a parte la divisione dei ruoli tra segretario e candidato premier, punta molto sul rendere lo Statuto dem il più possibile aperto a iscritti ed elettori coinvolgendo i simpatizzanti Pd in consultazioni anche in vista delle Costituente delle Idee dell’autunno.

La sala ha accolto con un grande applauso l’arrivo di David Sassoli, neopresidente del Parlamento europeo, al quale Zingaretti ha dedicato parole di orgoglio in apertura del suo discorso. L’assemblea ha inoltre eletto con 4 contrari e 28 astenuti i vicesegretari Paola De Micheli e Andrea Orlando, accogliendo la proposta del segretario Nicola Zingaretti.

Tratto da :
https://www.repubblica.it/politica/2019/07/13/news/pd_assemblea_nazionale-231091563/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1