maggio
Coronavirus, alta al Tuscolano, giù alla Garbatella: la curva del contagio nella capitale
Posted by Ileana Argentin at 2:46 PM. Placed in Rassegna stampa category
La mappa dei nuovi casi municipio per municipio: aumenta la diffusione del virus nelle zone dove esistono focolai nati nelle Rsa. Andreoni, Tor Vergata: ” Le differenze dipendono anche dal numero dei tamponi eseguiti”
I casi di positività al coronavirus in tutto il Lazio fino a ieri erano 7.034, di cui attualmente 91 in terapia intensiva. Per Roma e provincia il dato è di 5.117 casi positivi dall’inizio della diffusione. Ieri nei XV municipi della capitale i casi positivi erano 2.453, il dato peggiore, 258, nel municipio VII, il migliore nel municipio VIII: 92. Ma perché queste differenze? “I vari municipi intanto hanno una densità della popolazione molto diversa” spiega il professor Massimo Andreoni, primario di Malattia infettive al policlinico Tor Vergata e direttore scientifico del Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali). “E poi numeri diversi si hanno per esempio per via dei focolai epidemici come quelli delle Rsa, che in alcune zone hanno fatto schizzare in alto la curva epidemica “. In effetti in zone come il municipio III, 185 contagiati, pesa il cluster dell’Ateneo Salesiano, con 62 positivi. Al Quarto Miglio, nel municipio VII, 258 positivi, ha influito il cluster di Villa Fulvia, oltre sessanta contagiati. Mentre nel municipio IX i casi sono 140: qui, a Spinaceto ha sede la casa di cura Giovanni XXIII, dove alla fine di marzo ci sono state morti sospette e trasferimenti. Non a caso in tutta la regione sono state, fino a oggi, 678 le strutture per anziani ispezionate.
“Un altro fattore per numeri così diversi può essere costituito dal numero dei tamponi eseguiti: è chiaro che dieci positivi su 200 tamponi (0,05%) è un dato più rilevante rispetto a 100 positivi su 10 mila tamponi (0,02%)” dice ancora Andreoni. “Le nuove iniziative come il drive- in, i tamponi rapidi fatti in auto renderanno più facile l’analisi: dovremo aspettarci un incremento della positività. Ma sarà un elemento virtuoso: stiamo cercando meglio il numero dei positivi”.
Intanto, a proposito di analisi, l’Istat si sta preparando a lanciare un’indagine, promossa dalla Società italiana di statistica, attraverso 150 mila test che saranno somministrati a un campione rappresentativo della popolazione italiana. “Abbiamo molto spinto per questo tipo di indagine” spiega la presidente della Società italiana di statistica, Monica Pratesi, “scrivendo una proposta sia al ministero della Salute che all’Istat, perché il processo di raccolta dei dati è molto complesso e va ben circostanziato. Il numero dei casi positivi non corrisponde al numero dei contagiati, che è sicuramente maggiore. Le cifre diffuse equivarrebbero al numero dei contagiati se i test venissero svolti su tutta la popolazione più volte e a intervalli regolari nel tempo. I test poi sono vari”, spiega ancora la presidente, “alcuni accertano solo la presenza di anticorpi, con i tamponi bisogna farne due o tre. A volte il dato è gonfiato perché i test – per esempio i tamponi – sono eseguiti più volte sulla stessa persona: ma un conto è il numero dei tamponi, un conto è il numero delle teste. Se si usa il numero dei tamponi come indicatore dei casi positivi, il dato è per forza di cose sballato. L’urgenza ha costretto a eseguire la raccolta dati senza una progettazione statistica e organica”.
Cosa succederà nel futuro immediato? Ci sono all’orizzonte buone notizie? “Mi auguro di sì” afferma Pratesi. “Sono sicura che, attraverso questa indagine, scopriremo che la presenza di anticorpi è più alta di quello che supponiamo: se così non fosse l’epidemia si sarebbe riaccesa. La diversa diffusione in regioni differenti, o anche in Paesi differenti, non deve far paura: e con la nostra raccolta dati, che costituirà una sorta di cerniera, si potrà ragionare senza timore in maniera comparativa “. Quello che sarà, argomenta il professor Andreoni, “dipende da come ci comporteremo in questa seconda fase: e diverrà chiaro, credo, soltanto agli inizi di giugno, quando sapremo con esattezza quali saranno gli effetti della riduzione del contenimento e quale sarà l’andamento epidemiologico. Quattordici giorni, il tempo dell’incubazione, sono troppo pochi. La speranza è che ormai i numeri siano talmente bassi che una ripresa dell’epidemia non sarà possibile. Da una parte tutto dipenderà dal fatto che si continuino a seguire, anche con la ripresa dell’attività lavorativa, le misure di prevenzione: il distanziamento fisico (converrebbe smettere di parlare di distanziamento sociale) e l’uso della mascherina. Dall’altra parte se si procederò in maniera decisa con i controlli diagnostici, come sta facendo la regione Lazio”
Tratto da:
https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/05/08/news/coronavirus_alto_al_tuscolano_giu_alla_garbatella_la_curva_del_contagio_nella_capitale-256025351/