Coppie gay e genitorialità, la sentenza: bambino nato da procreazione assistita ha due padri

Lo afferma l’ordinanza della Corte d’Appello di Trento, riconoscendo la validità del certificato di nascita di uno Stato estero che afferma la doppia paternità, applicando per la prima volta i principi già enunciati dalla Cassazione. E negando l’esclusività del rapporto genetico/biologico per la costituzione dello status giuridico di genitore e figlio

ROMA –  L’ordinanza emessa in data 23 febbraio 2017 dalla Corte d’Appello di Trento è destinata a fare la storia. Perché afferma che due gemelli, nati nell’ambito del progetto di genitorialità di una coppia omosessuale attraverso la procreazione assistita, hanno due padri. Ovvero, viene riconsciuto il pieno status di genitore non soltanto a quello che ha un legame biologico e genetico con i due bambini. La Corte è arrivata a questa conclusione convalidando il certificato di nascita registrato in un altro Stato attestante la doppia paternità. E così facendo ha scritto a chiare lettere che non è accettabile la pretesa esclusività del paradigma genetico/biologico nella costituzione dello stato giuridico di figlio ed evidentemente di padre. Negare a un bambino di avere due genitori vuol dire ledere i suoi diritti fondamentali di essere umano. E sono la volontà di cura e l’assunzione di responsabilità a rendere genitori, più del legame biologico.

Secondo la Corte d’Appello di Trento, quel certificato di nascita straniero è valido perché è da escludere “che nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato; all’opposto deve essere considerata l’importanza assunta a livello normativo dal concetto di responsabilità genitoriale che si manifesta nella consapevole decisione di allevare ed accudire il nato; la favorevole considerazione da parte dell’ordinamento al progetto di formazione di una famiglia caratterizzata dalla presenza di figli anche indipendentemente dal dato genetico, con la regolamentazione dell’istituto dell’adozione; la possibile assenza di relazione biologica con uno dei genitori (nella specie il padre) per i figli nati da tecniche di fecondazione eterologa consentite”. “Una pagina storica per i diritti delle
#famigliearcobaleno. Quando un figlio lo cresci, lo curi, lo ami: allora sei padre, madre, genitore”, così scrive in un tweet Nichi Vendola, papà, col suo compagno, del piccolo Tobia.

Tratto da: http://www.repubblica.it/cronaca/2017/02/28/news/corte_appello_trento_coppie_gay_padre_anche_chi_non_ha_legame_biologico_con_figlio-159447914/Tribunale