maggio
«Mia figlia Flavia, disabile a cui negano anche un’ora di sole»
Posted by Ileana Argentin at 12:09 PM. Placed in Rassegna stampa category
Rosaria Maiello vive da sola con Flavia in una grande casa al corso Vittorio Emanuele. Sua figlia, che oggi ha 23 anni, è affetta da una disabilità psicomotoria congenita, eppure con costanza e caparbietà ha imparato a salire e scendere la lunga rampa di scale di accesso all’appartamento. Mentre aspetta che Flavia rientri dal centro Serena di Marano, Rosaria racconta gli ultimi sei anni della sua vita con una figlia disabile come «i peggiori in assoluto».
Signora Maiello, sono giorni difficili per chi deve assistere persone in difficoltà.
«Le Politiche sociali non sono mai interessate a nessuno. In 23 anni ne ho viste di tutti i colori e ho dovuto assumere anche atteggiamenti aggressivi per far valere i diritti di mia figlia, perché con l’educazione e nel rispetto delle regole le negavano di tutto. Questa città conosce solo l’arroganza, mi rendo conto che devo averne anche io per il bene di Flavia, ma vado contro la mia personalità. Al sindaco cinque anni fa dissi che mi vergognavo di com’era diventata Napoli e lui si offese. Gli promisi di chiedergli scusa il giorno in cui sarebbe migliorata: ancora non è successo. Anzi nel frattempo è solo peggiorata».
Questa settimana senza l’assistenza domiciliare come è stata?
«Peggio di altre. Perché sono venute a mancare delle ore in cui potevo dedicarmi ad altre cose che non fossero mia figlia. L’operatrice nelle belle giornate porta Flavia a fare passeggiate, a godersi il sole, il panorama. Mi aiutava a gestirla nell’igiene personale con meno fatica, perché seppure sia magrolina è pur sempre un’adulta e il rischio che si faccia male lavandola (perché ha scatti repentini dei muscoli che non controlla bene) è sempre alto. Oppure mi aiuta a gestirla quando dopo una notte insonne (Flavia dorme pochissimo e durante la notte cammina per casa e si agita) al pomeriggio, quando dovrei dedicare qualche ora a me stessa. Non è certo desiderio di evasione o di divertimento il mio, ma l’esigenza stringente di dover trovare un lavoro, visto che ho dovuto chiudere la mia attività commerciale».
Come mai ha chiuso?
«Un po’ la crisi, un po’ la difficoltà di mantenere la costanza degli orari proprio per via della presenza o no di un operatore socioassistenziale. Flavia ha diritto a sei ore settimanali che ho deciso di dividere in tre ore il lunedì e tre ore il venerdì. Gli altri giorni, quando gli affari andavano bene e potevo permettermelo, pagavo di tasca mia una persona che la seguiva nel pomeriggio. Quando i clienti sono diminuiti, ho dovuto tagliare quella spesa ma il risultato è stato che aprivo a orari discontinui, per stare con Flavia».
Sua figlia non va a scuola?
«Certo, è andata all’Istituto Serra fino a dicembre. Ma da due anni non aveva più il trasporto e soprattutto l’assistentato materiale. Quest’ultimo è stato un elemento scatenante per farmi prendere la decisione di iscriverla al centro Serena di Marano: non è normale che i disabili a scuola non abbiano nessuno che li aiuti nel cambio del pannolone o a mangiare la merenda. Non potevo permettere che mia figlia tornasse a casa a piedi, sporca e digiuna. Un bel giorno ho detto basta e ho cercato un centro adatto».
E il futuro?
«Quale futuro? In questa città nessuno ha futuro, figuriamoci un disabile. Da Roma in su per le persone con disabilita ci sono delle case famiglia dove farli vivere in serenità fino alla fine dei loro giorni quando hanno perso la famiglia. Spero di avere le forze per tirare avanti per molto ma io, come tutti i genitori dei disabili di Napoli, desideriamo solo una cosa: morire mezz’ora dopo i nostri figli, per non pensare di lasciarli a loro stessi, senza che nessuno si prenda cura di loro».
È molto triste quello che dice.
«Ma è quello che penso. A chi non vive da solo con un figlio disabile, chiedo di non giudicare. C’è una sofferenza enorme dietro queste parole. Parole che nascono da una vita di lotte continue per Flavia, per farle avere quanto è suo diritto avere, mentre il Comune prova a fregarti continuamente. ora perché non ha fondi, ora perché si sono dimenticati di rinnovare un contratto, ora perché la burocrazia rallenta una gara di appalto… Le scuse pronte ogni volta».
Intanto l’assessore Gaeta afferma che l’assistenza domiciliare riprenderà lunedì nella sua Municipalità.
«Vedremo, l’operatrice ancora non mi ha avvisato. Che il servizio si interrompesse me l’ha detto lei. Gli assistenti sociali neanche si sono degnati di avvisare. Ma comunque si interromperà fino a quando il Comune non pagherà le cooperative, che non daranno lo stipendio ai lavoratori, che sciopereranno… O allo cadere del contratto perché non l’hanno rinnovato in tempo. I motivi per non offrire un servizio essenziale ai disabili lo trovano sempre, glielo assicuro».
Tratto da: http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/napoli_disabilita_flavia_politiche_sociali-2422658.html