Raggi, le inchieste e i romani (che non gli danno importanza)

Nonostante i vari guai con la giustizia della sindaca, i cittadini sembrano non curarsene troppo di Vito Bruno. 

MMMMMMMMMMùSarà anche vero che «Roma rinasce», come titolava qualche giorno fa il portale di Roma Capitale. Ma in attesa di capire chi siano i nuovi Leonardo, Brunelleschi, Vasari del neo rinascimento in corso – i fratelli Marra? Salvatore Romeo? –, degrado, trasporti al collasso e rifiuti traboccanti sono la triste e quotidiana esperienza di ogni romano. E come se non bastasse, a questi guai si aggiungono i problemi con la giustizia che la sindaca Raggi deve affrontare mentre è alla guida della macchina comunale.
Le accuse sono quella di abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Salvatore Romeo a capo della segreteria politica e quella di falso per la nomina alla direzione Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele, ex capo del personale. A detta dei bene informati le accuse dovrebbero portare a un rinvio a giudizio del primo cittadino della capitale. E a scanso di equivoci la Raggi ha annunciato che anche in tale caso non si dimettere. Buono a sapersi.
E però sorge il dubbio, o quanto meno la curiosità, di sapere cosa pensano davvero i romani delle traversie giudiziarie della prima cittadina. Cosa hanno ritenuto di quanto in queste settimane giornali e telegiornali sono andati ripetendo. Quanto influiscono nei loro giudizi sull’operato della giunta Raggi i risvolti giudiziari. In attesa che qualche istituto demoscopico si occupi della questione svelandoci l’arcano, si può sempre uscire di casa e provare a rivolgere qualche domanda in giro.
Partendo ad esempio da un bar di Giardinetti, uno di quei baretti che, come la borgata, stanno a metà tra la città e la provincia: da una parte i ragazzi tatuati come in un qualsiasi bar per aperitivi del centro e dall’altra pensionati che, fedeli ai rituali di una volta, leggono il giornale seduti ai tavolini all’aperto. Alle casse due ragazze, una romana e una sudamericana che a sentire parlare della Raggi sorridono come fosse stato toccato qualcosa che le riguarda in prima persona ma poi declinano ogni commento: no grazie, di politica non ci occupiamo.
Un cinquantenne brizzolato con tanto di braccialetti e collanine che non sfigurerebbero in un film di Verdone, si proclama appartenente al partito da’ pagnotta. «Butterebbi ‘na bomba su tutti ‘sti magnaccioni». E però sulla Raggi no. «Porella, l’hanno messa in certi ‘mpicci. L’hanno fregata. Ma mejo lei che l’altri». Il giornalaio dell’angolo non conosce il dettaglio, «I giornali li vendo ma non sempre ho il tempo di leggerli, ma la Raggi la rivoterei. È circondata da certa gente che levate, ‘n’agnellino in mezzo ai lupi». Dal tabaccaio un ventenne con i tatuaggi d’ordinanza ribadisce un concetto assai semplice e chiaro: a lui della Raggi e dei politici non gliene frega niente: viva il Duce. Contento lui.
Diverso l’approccio alla politica di un signore con i capelli candidi e un vestito di lino chiaro che fa la fila alla posta di viale Trastevere: lui conosce alla perfezione i capi d’accusa e le procedure, «Guardi, come per casi analoghi io, da vero garantista, sospendo il giudizio». Ma dal luccichio che gli brilla negli occhi non ci vuole l’arte di scrivere per intuire cosa pensi davvero. Una signora davanti al macellaio Kosher di via Pascarella al nome della Raggi sorride e indica un cassonetto dei rifiuti che per una volta, guarda caso, è miracolosamente lindo e pinto, e vedendola andar via resta il dubbio di cosa abbia voluto davvero dire. Alla fermata dell’autobus di piazza Vescovio, la signora Lucia – ci tiene a dire il suo nome – scuote la testa sconsolata: «Non ci ho capito niente, ma tanto si fanno sempre gli affari loro».
Un signore accanto, un sessantenne in bermuda e ciabatte quasi si spazientisce: ma certo che sa tutto, «sta tutto sui giornali, mica devo farle il riassunto! Se li legga i giornali!», che come esortazione è tutt’altro che fuori posto. Anzi. Al semaforo, una film-maker quarantenne che si muove in scooter ammette la sua confusione sull’argomento, «Mi pare si tratti di un’assunzione che non andava fatta», ma per lei «i problemi sono altri, mortacci loro, le buche che diventano voragini e i cassonetti che traboccano spazzatura». Al fruttarolo di viale Tor Marancia, la signora che sceglie albicocche gialle e che di professione fa la prof di storia, dice che si tratta di una questione di firme, di procedure, «ma non è mica da questi particolari che si giudica una giunta». Sorride.
«Sono altri purtroppo i problemi Roma». Maria Grazia, sua vicina, annuisce: «La Raggi ha dato fiducia a uno che s’è trovato già al Comune, messo da Alemanno mi pare, mica da lei. Avrà fatto una leggerezza. L’hanno un po’ tradita. Ho letto da qualche parte che c’era una certa simpatia, non mi ricordo più con chi dei due. Mi pare che si fosse innamorata…». Insomma, da questo rapido volo d’uccello sulla città, non pare che i romani siano molto al corrente delle accuse che pendono sul capo della Raggi, né che diano loro un’importanza particolare. Piuttosto si registra la tendenza, soprattutto da parte femminile, a trattare la vicenda Raggi come un vecchio, caro romanzo popolare.

TRATTO DA: http://roma.corriere.it/notizie/politica/17_giugno_27/raggi-inchieste-romani-che-non-danno-importanza-306b7d66-5a9c-11e7-b519-11e7c6330510.shtml