Alunni disabili: mamma Barbara va a Lucca e si riprende l’insegnante

I docenti di sostegno hanno accolto l’appello della donna per avere lo stesso prof
di Donatella Francesconi

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VIAREGGIO. «Sto andando a Lucca alle convocazioni per vedere se posso fare qualcosa, se riesco a farmi ascoltare»: sono le prime ore del mattino e così posta Barbara Piacentini, madre di Leonardo, che dalle colonne del “Tirreno” aveva raccontato quei primi giorni di scuola negati, perché la campanella era suonata senza le nomine delle cattedre per gli insegnanti di sostegno. Da quella lettera a ieri, la madre del ragazzino, alunno di seconda media, ha sbattuto la testa ovunque: dall’Istituto scolastico frequentato dal figlio (media “Motto” a Viareggio) fino all’Ufficio scolastico provinciale. Giorno dopo giorno alla ricerca della formula magica che avrebbe riportato da Leonardo il professore di sostegno con il quale il ragazzo ha segnato traguardi importanti. Fino a ieri.
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Quando Barbara Piacentini è andata a Lucca e si è riportata a scuola lo stesso insegnante di sostegno. Grazie ai professori tutti, presenti all’appuntamento per assegnare le cattedre. Ai quali la donna ha rivolto un appello un attimo prima che iniziasse la procedura. Un appello «alla loro professionalità ed al loro cuore», racconta Barbara al “Tirreno” appena rientrata dall’ennesima impresa indifesa dei diritti e della qualità della vita del proprio figlio. In un tripudio di cuori, nel pomeriggio, sulla pagina Facebook che racconta l’”avventura” nella disabilità di tutta la famiglia (il fratellino di Leonardo ed il compagno di Barbara), ecco la sintesi della giornata trascorsa: «Anche se per noi “mamme con la 104” la guerra non finisce mai, almeno questa battaglia è vinta».

E pare di vederla, mamma Barbara, mescolata agli uomini e le donne che attendono la cattedra, il posto di lavoro, lungo i meandri di una scuola che buona non è per i più bisognosi di accoglienza tra i propri studenti. Un attimo prima che la procedura abbia inizio, Barbara chiede la parola. Per spiegare, raccontare, chiedere di stare dalla parte di Leonardo, affinché non perda il percorso fatto con il suo professore. «Ho chiesto che quella cattedra fosse lasciata libera, perché lui potesse ricoprirla». Un intervento terminato tra gli applausi. Ma non era scontato che Barbara tornasse a casa con il professore per il suo Leonardo. «Quando il nome dell’insegnante è stato chiamato c’è stato un altro applauso», continua il racconto. E poi, alla fine, quando si è capito che nessuno aveva scelto la media “Motto” di Viareggio come proprio posto di lavoro, è stata la volta di un altro grande applauso liberatorio per tutti.

«Ho giocato tutte le carte che potevo giocare», sono le parole della madre di Leonardo. Che al ritorno da Lucca ha annunciato sulla pagina Facebook «ce l’ho fatta». Seguita da altre madri, altri genitori, che vivono la stessa condizione.

Ma la battaglia non finisce mai, e Barbara lo sa: «Per quest’anno è andata. E per l’anno prossimo?». Domanda non retorica. Perché – sottolinea la donna – «la legge dello scorso maggio sarebbe anche una bella legge. Perché prevede la continuità dell’insegnante per gli alunni con disabilità ed anche che i genitori abbiano spazio per intervenire. Ma senza regolamenti è inapplicabile».

Così l’anno scolastico è iniziato con i banchi vuoti, per bambini e ragazzi seguiti dagli insegnanti di sostegno. «Se non avessero iniziato il lavoro le assistenti di “I Care” che si occupano del linguaggio gestuale Leonardo non sarebbe andato a scuola, da quando è iniziata, neppure per le 12 ore che loro garantiscono». Una situazione condivisa da genitori e studenti in tutte le scuole di ogni ordine e grado: «Anche noi stiamo palleggiando fra un professore e l’altro con la speranza che il sostegno arrivi. Che sia quello dell’anno scorso la vedo dura! Che schifo la scuola», è il commento di mamma Alessandra sulla pagina Facebook di Barbara Piacentini. Così la storia delle famiglie con figli che hanno maggiori necessità di altri è costellata di rinunce e di guerre e poi di guerra e di rinunce.

Come ha raccontato in questi giorni, sempre sulle pagine del “Tirreno”, Danila Aloisi, un’altra madre in pista per ogni battaglia che riguardi il proprio figlio, anche lui in età di scuola media, anche lui alle prese con il sostegno scolastico che si è fatto attendere. Danila racconta quand’è che “sente” il figlio disabile: «Quando gli viene negato il diritto di frequentare la scuola a tempo pieno, e quindi devo farlo uscire prima perché il Comune gli ha tolto le ore di assistenza. Perché cari signori, solo lì, sento mio figlio disabile. Quando voi gli rubate le condizioni necessarie, per sentirsi abile come gli altri».

Madri in battaglia, spesso con tutta la famiglia sulle spalle, ma pronte davvero a tutto. Anche a mettere avanti il cuore come arma anti-burocrazia. Tra gli applausi di chi quello stesso cuore lo mette avanti tutti i giorni, nel lavoro con i bambini, i ragazzi che le famiglie affidano loro, fieri e riconoscenti dei risultati ottenuti, che spesso sono un gesto, un sorriso, una parola imparata in più. Eccola la buona scuola.

TRATTO DA: http://iltirreno.gelocal.it/versilia/cronaca/2017/10/03/news/mamma-barbara-va-a-lucca-e-si-riprende-l-insegnante-1.15938600