«Lavoratrice e mamma di una disabile: una vita difficile»

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«Non è facile dover attaccare il contrassegno di disabilità sulla macchina. Vorrei un po’ di tempo, non tutti i giorni, per passeggiare con mio marito senza dovermi preoccupare di spingere una carrozzina o che da un momento all’altro arrivi una crisi epilettica. Vorrei restare in ufficio il pomeriggio per finire il lavoro con calma, ma non posso, perché mia figlia esce da scuola e senza di me non può stare. L’estate poi è un inferno: si è soli e stanchi, ma i disabili restano tali anche in vacanza. E noi genitori vorremmo non arrivare alla vecchiaia con l’angoscia di lasciare soli i nostri figli».

La testimonianza di Luisa Pagliuca, dipendente del Comune di Brescia e mamma di una ragazza affetta da grave disabilità, ha dato forma e sostanza umane a una legge scritta, la 104 del 1992, che per molti significa un trattamento privilegiato sul lavoro a causa dell’invalidità, ma per chi la vive assume un significato ben più profondo. «Questa legge è la nostra salvezza – sottolinea Luisa -. Diciotto ore e tre giorni lavorativi al mese di permessi retribuiti sono una boccata d’aria, ma non basta. Si rimane sempre un passo indietro, la passione per il lavoro viene soffocata dalla stanchezza».

Su luci e ombre della normativa si è discusso a palazzo Loggia nell’ambito di un convegno tenuto dai comitati unici di garanzia di Comune, Cciaa, Ats, Asst, Provincia e Università degli Studi di Brescia. Secondo gli ultimi dati disponibili (gennaio 2015), sono oltre 10mila i dipendenti dei cinque enti e più di 20mila i giorni annuali di assenza retribuiti con la legge 104. A dover chiedere permessi e congedi sono per lo più le donne, che sono anche il genere più numeroso (ad eccezione di Provincia e Università), e l’ente in cui ciò avviene con più frequenza è l’Ats (3,1 giorni al mese).

Nel solo Comune di Brescia i dipendenti che usufruiscono dei permessi in base alla legge 104 sono 194, di cui 141 donne. Numerosi i relatori intervenuti durante l’incontro: l’assessore con delega alle Risorse dell’ente del Comune di Brescia Paolo Panteghini, la consigliera di Parità per la Provincia Anna Maria Gandolfi, il presidente del Cug del Comune di Brescia Marco Trentini e il vice presidente Franco Vecchi, la presidente del Cug di Asst Spedali Civili Annalisa Voltolini, il vice presidente del Cug dell’Università degli studi di Brescia Daniela Fiordalisi, il dirigente della struttura di medicina legale all’Ospedale Pio XXIII di Bergamo Paolo Pellizza e i responsabili delle risorse umane degli enti partecipanti (Claudio Reboni per il Comune di Brescia, Massimo Ziletti per Cciaa, Marco Tufari per Ats Brescia, Gianluca Leggio per Asst Spedali Civili di Brescia e Domenico Panetta per l’Università degli Studi di Brescia).

Tutti hanno sottolineato da un lato la bontà della legge, dall’altro l’esigenza di snellirne le pratiche di applicazione e di fondarla sul concetto di disabile come risorsa e non come problema per l’ambiente lavorativo a cui afferisce.

Tratto da: https://www.giornaledibrescia.it/brescia-e-hinterland/lavoratrice-e-mamma-di-una-disabile-una-vita-difficile-1.3213681