Arrestato Marcello De Vito (5s) per tangenti sul nuovo stadio della Roma

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In manette il presidente dell’assemblea capitolina insieme ad altre tre persone. Avrebbe favorito il progetto del costruttore Luca Parnasi. Indagato anche Claudio Toti, presidente della Virtus di basket.
ROMA – Terremoto giudiziario nel Movimento 5 Stelle romano. Marcello De Vito, presidente dell’assemblea capitolina è stato arrestato all’alba con l’accusa di corruzione: è in carcere. I carabinieri di Via In Selci hanno perquisito il suo appartamento e alcuni uffici in Campidoglio.

L’esponente grillino avrebbe incassato direttamente o indirettamente delle elargizioni, questa l’ipotesi dei pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, dal costruttore Luca Parnasi. De Vito, in cambio, avrebbe promesso – all’interno dell’amministrazione pentastellata guidata dalla sindaca Virginia Raggi – di favorire il progetto collegato allo stadio della Roma.

DALL’ARCHIVIO – IL GRANDE AFFARE DELLO STADIO

La misura cautelare emessa dal dip del tribunale di Roma riguarda in tutto 4 persone (per 2 indagati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per gli altri i domiciliari). Una misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale riguarda invece due imprenditori.
De Vito arrestato: le accuse
L’indagine “Congiunzione astrale” si concentra sulle condotte corruttive e il traffico di influenze illecite nell’iter per la realizzazione del nuovo stadio della Roma, la costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense.

L’inchiesta ha fatto luce su una serie di operazioni corruttive realizzate dagli imprenditori attraverso l’intermediazione di un avvocato e un uomo d’affari, che secondo l’accusa avrebbero interagito con De Vito al fine di ottenere provvedimenti favorevoli alla realizzazione di importanti progetti immobiliari.

CRONACA
Stadio Roma, chiesto rinvio a giudizio per Luca Parnasi e altre 14 persone
Indagato anche Claudio Toti, patron della Virtus Roma
Tra gli indagati – traffico di influenze illecite – figurano anche Claudio Toti, attuale presidente della squadra di basket Virtus Roma e Pierluigi Toti. Secondo la procura De Vito sfruttando le relazioni che aveva in Campidoglio si era fatto promettere dai due imprenditori 110mila euro in cambio del suo interessamento con il pubblico ufficiale incaricato di approvare il progetto di riqualificazione degli ex mercati generali di Ostiense.

De Vito e l’avvocato Camillo Mezzacapo (anche lui finito in carcere), persona vicina al presidente dall’assemblea capitolina, hanno percepito dalla società Silvano Toti Holding spa 48mila euro.

Oltre a Mezzacapo e De Vito sono stati arrestati (in questo caso ai domiciliari) l’architetto Fortunato Pititto e Gianluca Bardelli.

Mentre risultano indagati a piede libero gli imprenditori Toti, l’avvocato Virginia Vecchiarelli, Sara Scarpari amministratore della società Mdl srl (riconducibile a De Vito e Mezzacapo) e l’immobiliarista Giuseppe Statuto a capo dell’omonimo gruppo imprenditoriale. In questa nuova tranche dell’inchiesta sullo stadio è sempre presente Luca Parnasi.

Gli undici indagati sono accusati a vario titolo di corruzione, traffico di influenze illecite, evasioni di imposte e false fatturazioni.
L’inchiesta sullo stadio della Roma
Il nome di De Vito compariva spesso nell’ordinanza che aveva portato all’arresto di Parnasi e di Luca Lanzalone ex presidente di Acea lo scorso giugno. Da quella inchiesta sono finite a processo 18 persone, accusate di aver messo in piedi un sistema corruttivo per la costruzione dell’impianto del club giallorosso, progetto che dovrebbe sorgere a Tor di Valle. I pm avevano messo nel mirino nomi di spicco dell’imprenditoria e politica romana come il costruttore Parnasi e gli esponenti di Pd e Fi, Pier Michele Civita, Adriano Palozzi e Davide Bordoni.

Il 10 dicembre, in un altro filone della stessa inchiesta, erano finiti alla sbarra altri personaggi di rilievo – sempre coinvolti nell’affaire del tempio giallorosso – tra cui l’avvocato genovese Luca Lanzalone, voluto al vertice di Acea dalla nomenclatura pentastellata. Associazione a delinquere, finanziamento illecito e corruzione i reati contestati a seconda delle posizioni. Gli avvisi di garanzia erano stati notificati all’imprenditore Parnasi ritenuto dagli inquirenti “il capo e organizzatore” dell’associazione a delinquere che ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio del 2018.

Tratto da: https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/03/20/news/presunte_tangenti_a_marcello_de_vito_presidente_5_stelle_dell_assemblea_di_roma-222042969/?refresh_ce