Atac, sistemi antincendio per 397 vecchi mezzi, Infernetto: altro ” flambus”

pIn via del Tritone – e in Atac lo sanno bene – una settimana fa è andata fin troppo bene. L’autobus che ha preso fuoco a due passi da Fontana di Trevi è finito sui siti di informazione di mezzo mondo e ha finito per ferire ” soltanto” la giovane commessa di un negozio di abbigliamento.

Era un Mercedes Citaro classe 2003, la stessa attempatissima flotta per cui ieri la municipalizzata dei trasporti ha stanziato 1,2 milioni di euro. Sono finiti in un bando per dotare finalmente i motori di 397 veicoli di un sistema antincendio, un dispositivo di sicurezza originariamente non previsto dal costruttore.

L’iter, almeno per quanto riguarda la presentazione delle offerte, si chiuderà il 19 giugno. I nuovi impianti potrebbero quindi arrivare solo dopo l’estate. Nel frattempo quei mezzi continueranno a circolare come nulla fosse. Con le temperature in aumento e, dunque, con tutti i rischi del caso.

Responsabilità di cui i vertici dell’azienda di via Prenestina non vedono l’ora di disfarsi: come si legge nel capitolato della gara, se si registrano altri roghi dopo l’installazione dei nuovi dispositivi in grado di sedare le fiamme con un misto di acqua e polveri ignifughe ad alta pressione, l’azienda che si sarà aggiudicata il bando dovrà risarcire Atac.

D’altronde in azienda in questo momento la sensibilità sul tema ” flambus” è alta. I tre casi della scorsa settimana, tra centro storico e Infernetto, hanno lasciato il segno. Anche tra i passeggeri, ormai pronti alla fuga anche a mezzo in corsa al primo segnale di pericolo. È successo di nuovo ieri, ancora una volta all’Infernetto. Il conducente, a bordo di un vecchio 070 in marcia lungo via di Castelporziano, si è fermato e, con l’estintore di serie, ha sedato un principio d’incendio all’altezza della ruota anteriore sinistra.

Del caso si occuperanno le officine della controllata del Campidoglio: considerato il punto da cui si stava sprigionando il fumo, non è escluso che a scatenare il panico siano stati i freni (surriscaldati) della vettura. Si vedrà.

Intanto l’azienda, sempre alle prese con un debito da 1,4 miliardi e la scrittura di un piano di salvataggio bis da presentare entro il 30 maggio ai giudici del tribunale fallimentare, prova a dare una raddrizzata alle sue prestazioni. Atac è a caccia di un pool di quattro esperti capaci di rimettere in moto bus, tram, ferrovie e le tre linee della metropolitana in poco più di quattro mesi, nella massima riservatezza, e in cambio di 105 mila euro.

I tecnici dovranno stilare un progetto per migliorare la manutenzione della flotta di superficie e dei convogli dell’underground nelle rispettive officine. Nel mirino anche i magazzini e le scorte a disposizione dei meccanici – in particolare la rimessa di Grottarossa, quella dove passano tutti i ricambi prima di essere distribuiti agli stabilimenti – oltre che la direzione acquisti. L’azienda non si nasconde: ” Negli ultimi cinque anni a causa della mancanza di ricambi si è manifestato un fermo giornaliero di veicoli che ha inciso e incide sulla disponibilità giornaliera dei bus, tram, treni e metro”.

Meglio tardi che mai. Atac ora prova a riprendere il controllo

del servizio e di quella che in gergo tecnico si definisce supply chain per rendere il processo ” più virtuoso nell’ottica di un recupero di produttività d’esercizio” e “migliorare radicalmente ” la manutenzione. Elementi da cui dipendono anche i trasferimenti previsti dal contratto di servizio siglato con il Campidoglio, che intanto attende l’assemblea dei soci per mettere le mani sul bilancio 2017, chiuso con un passivo da circa 120 milioni.

Tratto da: http://roma.repubblica.it/cronaca/2018/05/15/news/atac_sistemi_antincendio_per_397_vecchi_mezzi_infernetto_altro_flambus_-196433213/