ottobre
Bagheria, il boss Pino Scaduto al figlio: «Uccidi tua sorella, è amante di un carabiniere»
Posted by Ileana Argentin at 3:54 PM. Placed in Rassegna stampa category
L’ordine del capo mandamento di Bagheria Pino Scaduto: «Tua sorella si è fatta sbirra». Sedici arresti colpiscono la cosca del paese vicino a Palermo
PALERMO – Forse nemmeno le più cruente sceneggiature delle fiction di mafia prevedono che un boss possa ordinare l’assassinio della figlia perché innamorata di un carabiniere, seppure convivente con un altro “picciotto”. E che lo stesso boss possa chiedere di eseguire di spazzare via l’onta di un presunto e perduto onore dando l’ordine di uccidere tutti al figlio. Un ragazzo di trent’anni obbligato così a sparare alla sorella e ai suoi due uomini, come s’è rifiutato di fare, ma come s’è sentito imporre dal padre, Pino Scaduto, da pochi mesi in libertà, vent’anni fa considerato un servizievole “picciotto” impegnato nella protezione dell’allora latitante Bernardo Provenzano e adesso incaricato dai clan destrutturati dalle retate di ricostituire la cupola mafiosa.
La figlia «storta»
Progetti soffocati da un blitz dei carabinieri all’alba di un lunedì che ha portato all’esecuzione di sedici arresti a Bagheria, la città delle dimore settecentesche e della Villa dei Mostri, dove l’ultimo orrore viene così sventato per il rifiuto di Paolo Scaduto, deciso a non usare le armi contro la sorella Maria Caterina considerata «una figlia storta» da quel padre-padrino che avrebbe dovuto ricompattare le scompaginate schiere di Cosa nostra.
Le indagini del maresciallo
Un progetto che rischiava di saltare per colpa della figlia di Scaduto, da alcuni anni convivente con un giovane, Giuseppe Tarantino, ignaro del rapporto frattanto maturato fra la giovane e un maresciallo dei carabinieri in servizio proprio a Bagheria. Proprio quest’ultima relazione, scoperta dai boss che lo riferirono al padrino in carcere già nel 2009, sarebbe alla base dell’arresto dello stesso Scaduto. Almeno questo cominciò a pensare in cella maturando l’idea sia della vendetta contro la figlia sia del massacro dei due uomini.
Il «regalo» preparato in cella
Risale al maggio 2009 la prima lettera del boss in cui fa riferimento alla figlia, scritta in carcere e inviata alla sorella Maria, confidando un’aspirazione allora ermetica per gli inquirenti: «Questo regalo quando è il momento glielo farò…». In un una seconda lettera rivelerebbe poi una inesorabile e macabra pazienza: «Glielo faccio ancora molto più bello questo regalo… tempo a tempo che tutto arriva».
Il rifiuto del figlio
I dubbi sono stati confermati poco prima dell’estate quando Scaduto è uscito dal carcere dopo avere scontato la pena al processo Perseo, assolto dalle ipotesi di estorsione che lo tenevano in cella. I carabinieri del colonnello Antonio Di Stasio, d’intesa con il procuratore Francesco Lo Voi e l’aggiunto Salvo De Luca, tenendo d’occhio vecchi boss e nuovi fiancheggiatori, hanno potuto ascoltare attraverso microspie ben piazzate l’ordine di esecuzione dato al figlio, Paolo. Un trentenne terrorizzato, a sua volta intercettato mentre parlando con un amico, Michelangelo Fucarino, ripeteva le parole che avrebbe voluto dire al padre-padrino: «Io non lo faccio, il padre sei tu e lo fai tu… io non faccio niente… mi devo consumare io? Consumati tu, io ho trent’anni, non mi consumo».
«Si ammazzano come cani»
Decisa la replica del padre, convinto che alla base del suo arresto ci sia stata l’ingenuità o la perfidia della figlia nell’essersi confidata con il maresciallo dei carabinieri: «Bisogna ammazzare lei e l’amante perché tutto da lei è partito…». Materia di conversazione fra i capimafia di Bagheria. Come accade nel clan con un gregario, Gioacchino Di Bella, che parla ignaro delle cimici, indispettito dalla loquacità del padrino: «Sono loro nella famiglia, si ammazzano come i cani, a quel ‘picciutteddu’ (Paolo, il ragazzo – ndr) lo stanno facendo diventare… che se avete qualcosa da dire sbrigatevela fra voi nella famiglia… che minchia ci dite ai cristiani?… Sua figlia o ha sbagliato o l’ha indovinata.. non è sempre sua figlia?… che minchia vuole…». Frasi che s’aggiungono alla presunta infamia subita da un capomafia adesso di nuovo in cella con i compari decisi a imporre estorsioni a tappeto a diversi imprenditori, a loro volta muti con gli investigatori.
Le donne uccise in famiglia
Altro dato inquietante in questa storia che ha per protagonista una donna decisa a sottrarsi al dominio paterno in una famiglia mafiosa. Salvata da un’indagine e dal blitz. Come non era accaduto con Lia Pipitone nel 1983, quando il capomafia dell’Acquasanta Antonio Pipitone con la messinscena di una falsa rapina fece uccidere la figlia sospettando una relazione extraconiugale. Come nel 1982, quando un killer spietato dello squadrone di Totò Riina, Giuseppe Lucchese, fece massacrare la sorella, il marito e l’amante per bloccare il disonore di una tresca a tre. E lo stesso Lucchese, cinque anni dopo, uccise la cognata, «troppo libera», come si sentì echeggiare fra boss e pentiti. Come un padre avrebbe detto anche a Bagheria ordinando l’orrore sventato.
Tratto da: http://www.corriere.it/cronache/17_ottobre_30/mafia-arresti-mandamento-bagheria-palermo-71bd478c-bd3d-11e7-b457-66c72633d66c.shtml