Catalogna, è il giorno dello scontro finale. Ecco che cosa può succedere

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A Madrid il Senato vota il via libera al commissariamento. Il premier spagnolo Rajoy sul 155: Puigdemont è “unico responsabile”, Catalogna indipendente “non avrà mai sostegno Ue”. A Barcellona, dove il Parlament potrebbe votare la dichiarazione d’indipendenza, depositata una proposta di risoluzione per la Repubblica

BARCELLONA – È arrivato il giorno dello scontro finale sulla Catalogna. Oggi, mentre il Senato a Madrid vota il via libera al commissariamento della regione ribelle, il parlamento di Barcellona potrebbe votare la dichiarazione unilaterale d’indipendenza.

I margini di trattativa per evitarlo sono ormai molti ristretti. Per tutta la giornata di ieri i mediatori – dal presidente regionale dei Paesi Baschi, Iñigo Urkullu, al segretario dei socialisti catalani, Miquel Iceta – hanno cercato un compromesso che evitasse l’ultima radicalizzazione. Il salto nel vuoto del voto sulla secessione e la destituzione forzata del governo catalano.

In mattinata, il premier spagnolo Rajoy ha chiesto ufficialmente l’autorizzazione in Senato per esautorare il presidente della Generalitat Carles Puigdemont, precisando che “è lui e solo lui” il responsabile del ricorso all’articolo 155 della Costituzione, attivato “non contro la Catalogna, ma perché non si abusi della Catalogna”. Per il primo ministro “nessun governo democratico avrebbe potuto rimanere impassibile” di fronte alla sfida indipendentista. Una sfida che, ha aggiunto, “non avrà mai il sostegno dell’Europa”, in quanto “va contro i principi e i valori” fondativi della Ue. La procura generale dello Stato spagnolo, fanno sapere i media spagnoli, sarebbe pronta a chiedere l’incriminazione per “ribellione” del presidente catalano Puigdemont.

Per accettare una via d’uscita concordata e convocare subito nuove elezioni in Catalogna, il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, aveva chiesto “garanzie”. La prima era che si fermasse subito l’iter per l’approvazione in Senato dell’articolo 155 che sospende l’autonomia amministrativa catalana e concede tutti i poteri al governo centrale. La seconda che fossero rilasciati i due leader indipendentisti in prigione, Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, accusati dalla procura di sedizione. La terza garanzia era una promessa di amnistia sugli altri procedimenti giudiziari nei quali sono indagati funzionari della Generalitat.

Un compromesso però non si è trovato e Puigdemont ha prima rinviato per tre volte il suo annuncio di nuove elezioni e infine rimesso nelle mani del parlamento regionale qualsiasi decisione sulla risposta da dare alla sospensione dell’autonomia catalana. Il presidente catalano nella sua ricerca di un accordo si muoveva in realtà su un campo minato: da una parte Mariano Rajoy a Madrid che non era disposto a cedere più di tanto, soprattutto sulla liberazione dei due “Jordis”. Una decisione che, per l’autonomia dei poteri, spetta alla magistratura. E dall’altra, a Barcellona, lo scontro interno sul “che fare?” nel fronte indipendentista. Ieri sera, a conferma che spazi di mediazione non ci sono più si è dimesso dal governo catalano Santi Vila, il “conseller” (assessore) più schierato contro la dichiarazione di indipendenza.

Sorprese sono sempre possibili ma il voto finale al Senato sul via libera al commissariamento da una parte, e la proclamazione (simbolica) dell’indipendenza dall’altra, sembrano ormai i prossimi atti inevitabili di uno scontro pieno di incognite. Che cosa accadrà dopo con la destituzione forzata del governo catalano è imprevedibile.

Tratto da: http://www.repubblica.it/esteri/2017/10/27/news/catalogna_indipendenza_sospensione_autonomia_madrid_senato_puigdemont_rajoy-179446190/