Disabili, storia di una assistente sessuale

ppJanine lavora in Olanda. Con persone disabili oppure affette da disturbi psichici. A L43 racconta la sua esperienza. E sul ddl italiano dice: «Stupido e pericoloso»
Janine lavora come sex worker in Olanda da 23 anni.
Si è specializzata in servizi sessuali per persone con disabilità fisica e psichiatrica.
E, parallelamente, lavora da infermiera.
LA CRITICA ALLA PROPOSTA DI LEGGE ITALIANA. Con Lettera43.it parla del sistema olandese, all’avanguardia ma comunque migliorabile.
Della necessità di una formazione specifica.
E della proposta di legge italiana, presentata in parlamento, che vieterebbe alle assistenti sessuali di avere rapporti: «È una proposta stupida», spiega, in quanto «rischia di promuovere il sesso non sicuro».

DOMANDA. Perchè ha scelto di fare questo lavoro?
RISPOSTA. Ho iniziato come escort, perchè mi affascinava questo mondo. Mi facevo tante domande. Perchè le persone fanno sesso? Perchè pagano per farlo? Cosa succede fra un cliente e un sex worker? Sono cose che molti studiano da un punto di vista accademico, io invece ho pensato di sperimentare in prima persona e mi è piaciuto. Pensavo: «Questa sono io, questo è ciò che ho bisogno di fare nella vita», come altre persone sentono il bisogno di dipingere, di fare musica o diventare infermiere.
D. Il sesso è un diritto?
R. So per certo che è un bisogno che tutti abbiamo. Come respirare, mangiare, bere, dormire. Ma non necessariamente questo significa che sia un diritto in senso legale.
D. Cosa l’ha portata ad avvicinarsi alla disabilità nell’ambito del suo mestiere di sex worker?
R. Non è stata una scelta ragionata, è successo. Alcune mie colleghe all’agenzia di escort fanno questo lavoro per motivi principalmente economici, sono interessate a trovare clienti che paghino molto e usino la cocaina. Ma per me non è mai stato così. È la mia fonte di reddito, ma non è solo per il denaro che lo faccio.
D. Per cosa lo fa allora?
R. Le racconto un aneddoto. Mi ricordo di un cliente che non si poteva permettere di venire con me. Quando sono arrivata mi ha fatto vedere che aveva messo tutti i soldi, 250 euro in monetine, dentro un grosso barattolo. Aveva risparmiato per mesi per stare con me un’ora. Questa cosa mi ha colpito profondamente e per me è molto più importante dei soldi. Non mi interessa andare con un cliente ricco che può pagarmi molto.
D. Poi ha iniziato a studiare…
R. Sì, sono diventata infermiera specializzata per la cura dei pazienti psichiatrici. E quando successivamente sono tornata a lavorare come sex worker, ho capito che questi mondi erano vicini.
D. In Olanda la prostituzione è legale. Come funziona il sistema?
R. Nel caso in cui il cliente si rivolga ad un’agenzia, questa dev’essere in possesso di una licenza. Succede spesso che le licenze vengano negate, non è facile riceverne una. Al tempo stesso ci sono agenzie, come quella per la quale lavoro io, che vengono riconosciute come enti di natura medica e non ne hanno bisogno.
D. Enti di natura medica?
R. Siamo considerate assistenti sessuali, infermiere sessuali. Le agenzie come la mia possono emettere una fattura, con la quale è possibile chiedere un rimborso all’amministrazione comunale. Molte persone, però, non lo fanno.
D. Perché?
R. Si vergognano a presentarsi allo sportello. Gli addetti chiedono informazioni molto personali, come «riesce a masturbarsi da solo?».
D. Crede che sia necessaria una formazione specifica per i sex worker che lavorano con clienti con disabilità fisiche o psichiatriche?
R. Sì, servirebbe. Da parte delle agenzie per assistenti sessuali c’è una attenta selezione. Credo che circa il 90% di noi abbia un background infermieristico. Ci sono anche dei corsi, due volte all’anno, e si prende un diploma finale. In ogni caso la selezione è fatta a monte. Per me, ad esempio, è molto utile avere conoscenze infermieristiche. Non solo per essere a conoscenza degli effetti di alcuni farmaci, che possono influire sulla sessualità, ma anche relativamente ai bisogni fisici.
D. In che senso?
R. Hai bisogno di sapere come spogliare una persona, in alcuni casi come sollevarla per farla sdraiare sul letto, considerando anche che può avere un sacchetto per la colostomia ad esempio. Ci sono tante cose da tenere in considerazione. Al tempo stesso è molto utile sapere, ad esempio per l’autismo, come comunicare con l’altra persona. Le faccio un esempio.
D. Prego…
R. Una volta ero con un cliente autistico, gli ho chiesto se si era lavato i denti, perchè aveva un alito un po’ pesante, e mi ha detto di sì. Allora ho capito che dovevo essere più specifica e quindi gli ho chiesto: «Ti sei lavato i denti oggi?». E lui subito ha risposto: «No». Alcune di queste cose devi impararle pian piano.
D. In Italia è stata depositata una proposta di legge per l’istituzione della figura dell’assistente sessuale. Nel testo si spiega cosa può fare questa figura: può accarezzare, masturbare, baciare, ma non può avere né rapporti orali né rapporti genitali…
R. Mi sembra una cosa stupida.
D. In Olanda come funziona?
R. Qui abbiamo un problema simile con i centri massaggi, dove non puoi fare sesso. Alcune massaggiatrici che conosco dicono: non sono una prostituta, io massaggio tutto il corpo e il pene è un muscolo come un altro, non c’è differenza. Credo che la separazione sia artificiale.
D. E la polizia come si comporta?
R. Talvolta fa controlli, vuole dimostrare che queste massaggiatrici vanno contro la legge perchè fanno sesso con i clienti. Di solito considerano i preservativi come una prova. La proposta di legge italiana, in un certo senso, rischia di promuovere il sesso non sicuro.
D. Possono i sex worker favorire l’inclusione sessuale o rischiano di essere considerati una facile soluzione ai problemi di una categora di persone?
R. L’avere una disabilità non fa differenza nella questione. Le persone cercano sesso a pagamento quando pensano, in quel momento, di non poterlo fare altrimenti. Può essere un uomo sposato con un matrimonio complicato, può essere una persona con bisogni particolari. Ci saranno sempre persone insoddisfatte di quello che hanno e disposte a pagare per avere sesso. Questo vale non solo per le persone disabili.
D. Cosa pensa si potrebbe migliorare in Olanda in tema di accesso alla sessualità?
R. Qui il sesso è accessibile a tutti, ma per quanto riguarda le persone disabili ci dovrebbe essere un sistema più efficiente, riconosciuto a livello nazionale, non a livello locale come avviene adesso. E possibilmente con un sistema di applicazioni online che semplifichi il tutto.
D. E sui sex worker?
R. La legge è ancora rigida su alcuni punti, dovrebbe esserci una decriminalizzazione completa perchè chi è in questo settore possa essere considerato un lavoratore come tutti. Ma c’è un altro punto importante.
D. Quale?
R. Il ruolo del personale infermieristico per i pazienti ricoverati, in particolare nei reparti psichiatrici. Molto spesso sono proprio loro a riconoscere per primi che c’è un bisogno da parte dei pazienti. Mi piacerebbe che non si ricorresse, ad esempio, a un incremento nella somministrazione di farmaci, quando in alcuni casi la soluzione più naturale sarebbe quella di permettere loro di soddisfare quel bisogno.

Tratto da; http://www.lettera43.it/storie/disabili-storia-di-una-assistente-sessuale_43675259931.htm