DISABILITA’. STORIA DI MELE, CHE PRENDE LA COMUNIONE CON LA SIRINGA

resizeMentre il Papa ribadisce che escludere i disabili dai sacramenti e’ “una cosa bruttissima”, in Sicilia un nuovo caso. Tante storie pero’ parlano di una Chiesa che include: le raccontano i genitori di ragazzi disabili che hanno intrapreso con i figli un percorso di fede (RED.SOC.) ROMA – I sacramenti sono “per tutti” e non ammettere chi ha una disabilita’ significa discriminare. Per il papa, e’ “una cosa bruttissima”: lo ha ribadito con forza domenica, in occasione del Giubileo dei disabili, sentendosi “in difficolta’” per la domanda di una ragazza disabile, che chiedeva perche’ tanti come lei siano esclusi dai sacramenti. Proprio nel giorno in cui il pontefice rammentava al mondo che “nel cammino di inclusione delle persone disabili occupa un posto decisivo la loro ammissione ai Sacramenti”, pero’, circolava l’ennesimo caso di esclusione: a Rometta, in provincia di Messina, il parroco non aveva ammesso alla prima comunione un ragazzo autistico.- Lo sdegno era esploso in rete e non solo: dal ministero dell’Istruzione il sottosegretario Davide Faraone commentava il caso, nella doppia veste di rappresentante delle istituzioni e padre di una ragazza con autismo: “Avete mai provato a cercare su Google ‘sacerdote nega la comunione a bambino autistico’? L’ho appena fatto: viene fuori una sfilza di articoli di giornali, geolocalizzati ovunque in Italia. Ultimi, in ordine di comparsa, quelli che raccontano la storia di un bambino autistico di Rometta, in provincia di Messina, che non puo’ accedere al sacramento della Comunione perche’ il parroco non lo ritiene ancora ‘pronto’. Ma pronto rispetto a cosa? M’ero fatto l’idea che Dio appartenesse a tutti. Per certuni invece e’ appannaggio soltanto di chi ha mezzi intellettivi adeguati. O forse casi come quello di Rometta si verificano solo perche’ sull’autismo, purtroppo, c’e’ ancora tanta ignoranza. E non puo’ continuare a essere cosi'”.E ricordava il giorno della prima comunione di sua figlia: “Mentre la vedevo procedere lungo il corridoio vestita di bianco, con il giglio in mano, anche io mi sono chiesto se una bambina autistica potesse esprimere la fede. La risposta non e’ tardata ad arrivare: la fede non e’ mente fredda, e’ cuore. Mi auguro che la Curia intervenga per risolvere questa situazione incresciosa e per dare al bambino di Rometta la possibilita’ di accedere alla Comunione senza discriminazione alcuna. E alla sua famiglia la gioia di vederlo vestito di bianco, con il giglio in mano. Una gioia che conosco bene”.La stessa gioia l’hanno provata tanti altri genitori di ragazzi con disabilita’: abbiamo raccolto alcune loro storie, per rispondere al caso di Rometta e mostrare l’altra “faccia della medaglia”: quella che parla di una Chiesa accogliente e senza barriera, di una comunita’ che include senza riserve. Mele, che prende la comunione con la siringa. Mele ha una grave disabilita’, a livello sia motorio che intellettivo. E’ stato battezzato e cresimato quando era ancora un neonato e la sua vita era in pericolo. Ora, ogni domenica, prende la comunione, succhiando il vino da una siringa. La mamma, Chiara Paolini, ci racconta cosi’ la prima comunione di suo figlio. “Abbiamo sempre portato Mele a messa, ogni volta che potevamo, forse da incoscienti, viste le sue gravi condizioni. Con l’aspiratore che entrava in azione rumorosamente, sovrastando ogni parola. E pronti a stenderlo a terra per l’ennesima crisi epilettica con arresto respiratorio, a ventilarlo e poi andar avanti, come se nulla fosse accaduto. Un giorno, a 6 anni, Mele ci ha detto di voler fare la Comunione. Ce lo ha comunicato tramite il linguaggio Caa e l’etran, una tavoletta trasparente con lettere o simboli sulla quale la persona indica con gli occhi cio’ che vuol dire. Ha fatto il catechismo da casa: la catechista manda tutto il materiale per email e noi lo traduciamo in simboli WLS per lui. Vista la situazione, il sacerdote ha detto che non era necessario che si confessasse, ma mio figlio ha preteso di confessarsi come tutti, prima di ricevere la Comunione, tramite un intermediario che conosceva la lingua dei simboli usata dal bimbo. La Prima Comunione di mio figlio e’ stata stupenda: unico bambino a riceverla, durante la Messa parrocchiale della mattina, la Chiesa stracolma di persone. Si e’ comunicato davanti all’altare, con il solo vino: una goccia dal calice, che con una siringa si depone sulla lingua, perche’ e’ totalmente disfagico e non mangia, ne’ beve niente per bocca. Quando ci siamo girati per tornare al nostro posto, tutti quelli che erano in chiesa piangevano di commozione”. La comunione dei nostri figli autistici. Mariamonica ha un ragazzo con autismo, complicato da gestire. “Era giunto il momento di iscrivere Roberto al catechismo – ci racconta – Andai a parlarne con il parroco, che fu contentissimo della mia decisione. Mi raccomando’ anzi di portarlo ogni sabato al catechismo. Io gli spiegai che Roberto non sarebbe stato un allievo facile da tenere chiuso in una stanza. Ma lui mi rispose semplicemente: ‘Tu porta tuo figlio qui, il resto lo faremo noi’. C’era una catechista bravissima e non ebbi nessun tipo di problema ad inserire Roberto tra bimbi sconosciuti. Io andavo sempre insieme a lui. Appena entravano nella stanza, la catechista faceva fare il segno della croce ai bambini. Si metteva alle spalle di Roberto e lo accompagnava con le mani, facendoglielo fare anche a lui… Dopo vari incontri, quasi per magia, Roberto da solo, appena entrato, faceva il segno della croce. Eravamo increduli, per lui era una vera conquista. E’ stata una bellissima esperienza e porto nel mio cuore tutte le persone che hanno creduto in mio figlio”. Anche Maura non ha avuto alcun problema: “mio figlio Claudio non ha avuto difficolta’, ne’ per la comunione ne’ per la Cresima. Catechismo con altri bambini, catechiste e parroci meravigliosi. La comunione abbiamo scelto di fargliela ricevere in forma privata e al pomeriggio, perche’ era il periodo in cui lui stava peggio a livello comportamentale. Pero’ e’ stata emozionante e raccolta, festeggiata dall’intera comunita’”. Stessa esperienza per Teresa, mamma pure lei di un ragazzo con autismo: “Abbiamo scelto una chiesa piccola e tranquilla e mio figlio e’ riuscito anche a imparare le preghiere. Ora prende l’ostia ogni settimana, alla messa con gli scout”. La storia del bambino che non capiva Gesu’. Germano, per finire, ci racconta la prima comunione di suo figlio attraverso una storia. “L’ultima frase l’ha scritta Flavio”, ci assicura. “C’erano una volta dei genitori che volevano la Prima Comunione per il loro bambino un po’ speciale. Quei genitori andarono nella loro parrocchia a chiedere di iscrivere il loro bambino al catechismo, ma trovarono un prete che gli rispose : ‘Ma e’ un bambino autistico, non puo’ capire Gesu”. E cosi’ li mando’ via. Quei genitori, molto tristi, non si arresero, erano abituati a dover combattere per il loro piccolo, e andarono in una parrocchia vicina. Qui trovarono un prete che gli disse: ‘Noi vorremmo prenderlo, ma e’ un bambino autistico e non sappiamo gestirlo’. Quei genitori non si arresero e arrivarono fino all’ultima parrocchia della citta’, quella di confine, quella dove dopo non c’e’ nulla, quella degli ultimi. E li’ accolsero con amore il bambino chiamato ultimo che li fece il catechismo e la Prima Comunione. E il bambino che ‘non capiva Gesu” scrisse: ‘Mi avete accolto con le braccia aperte donandomi amore. Insieme abbiamo giocato e studiato e non mi avete guardato con occhi strani’. Io dico che per questo avrete sempre un posto speciale nel mio cuore'” (cl). (www.redattoresociale.it) 15:40 14-06-16 NNNN