Empatia e reciprocità: ecco cosa ci spinge a fare un lascito solidale

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Grazie agli sviluppi della scienza è possibile comprendere come la mente umana si comporti quando si decide di effettuare un lascito solidale: immedesimarsi nei panni di qualcun altro e provare empatia sono i fattori imprescindibili alla base di questa scelta

 

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ROMA – Immedesimarsi nei panni di qualcun altro e provare empatia: sono questi i fattori imprescindibili alla base della scelta di effettuare un lascito solidale. A dirlo è uno studio realizzato dalla Harvard Business School, che evidenzia come donare a qualcuno che ne ha bisogno renda molto più felici che non comprare qualcosa per sé stessi. Il lascito solidale è un gesto di generosità che dal 2012 è in continua crescita; ad aumentare secondo l’ultima indagine realizzata dal Comitato Testamento Solidale, di cui fanno parte 21 organizzazioni, non sono solo le persone propense ad effettuarlo ma anche il valore economico dei lasciti solidali, registrando un incremento del 10%.

In particolare, a studiare come si attivi la mente umana quando si decide di fare un testamento solidale è la neuro economia, un nuovo campo di indagine nato dalla combinazione degli studi sulle neuroscienze e quelli relativi al processo decisionale economico. “Oggi è possibile riscontrare una maggiore informazione su questa forma di donazione e dall’ultima indagine GFK Eurisko del 2016 per Comitato Testamento Solidale è emerso che il 14% dei nostri connazionali è pronto a inserire nelle disposizioni testamentarie un lascito; il 3% ha già dato indicazioni, mentre l’11% è intenzionato a farlo – dichiaraRossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e Segretario Generale della Lega del Filo d’Oro – E adesso la scienza ci mostra cosa succede nella nostra mente quando decidiamo di inserire nelle ultime volontà un lascito solidale”.
Un team di ricerca coordinato dal neuroeconomista Ernst Fehr dell’Università di Zurigo ha dimostrato, inoltre, che il modo in cui le aree del cervello interagiscono rivela i motivi alla base di una scelta altruista. Chi si comporta più o meno generosamente nei confronti di un’altra persona potrebbe farlo sia per ragioni di empatia (perché si immedesima nell’altro) che per motivi di reciprocità (per ricambiare un favore). E se non sempre queste motivazioni sono immediatamente riconoscibili osservando il comportamento, l’analisi delle connessioni cerebrali permette di distinguere fra le due alternative, con possibili risvolti a livello sociale. Ma quello che non si sapeva è che una scelta altruista basata sull’empatia o sulla reciprocità attiva connessioni tra le aree diverse del cervello, portando a comportamenti altruisti differenti. “Questi studi ci mostrano da quale emozione sono spinte le persone quando scelgono di sostenere, anche attraverso un ultimo gesto di generosità, chi ne ha più bisogno. I passi avanti fatti in questi anni grazie alla Campagna informativa promossa dal Comitato Testamento Solidale confermano che la direzione che abbiamo intrapreso da oltre cinque anni è quella giusta e che è importante far conoscere all’opinione pubblica a cosa si può contribuire con un lascito solidale e l’esempio di chi questo gesto lo ha già compiuto. Perché l’altruismo, lo dice la scienza, è contagioso” sostiene Bartoli.
Infatti, da uno studio del professor Micheal Norton della Harvard Business School effettuato su un campione di oltre 600 persone a cui è stato chiesto per cosa e quanto spendeva durante l’anno e di valutare il proprio livello di felicità, i risultati hanno mostrato come chi ha speso di più per gli altri, ha anche riportato un maggiore livello di contentezza, differentemente da chi ha speso solamente per sé stesso che non aveva avuto alcun impatto sulla sua contentezza.
Ma per comprendere meglio chi è la persona più incline ad effettuare un lascito ed il legame con l’Organizzazione scelta, da una recente indagine condotta da Comitato Testamento Solidale è emerso l’identikit del donatore tipo. A sottoscrivere un testamento solidale, secondo 8 organizzazioni su 10, sono più le donne che gli uomini. Gli italiani che decidono di donare con un lascito una parte dei propri beni a progetti benefici, secondo il 33,3% delle organizzazioni no profit di Comitato Testamento Solidale sono persone che non hanno avuto, in precedenza, alcun tipo di legame con loro, ma scelgono comunque di supportarli; per il 16,67% delle istituzioni, invece, si tratta di individui che non hanno fatto mancare il loro contributo anche in altre occasioni. Il 50% delle organizzazioni identifica i possibili donatori in coloro che si rispecchiano nella loro mission e, di conseguenza, scelgono di sostenerli attraverso questo ultimo gesto di generosità. A conferma di ciò, anche una ricerca italiana pubblicata nel 2008 aveva messo in evidenza che esiste una differenza nella reazione agli stimoli sociali: sono, infatti, le donne ad essere geneticamente più interessate e propense agli altri. Lo studio aveva investigato l’esistenza di possibili differenze tra uomini e donne nella risposta cerebrale, indicando come il genere femminile mostrasse effettivamente risposte più marcate in confronto all’uomo alla vista di esseri umani che interagiscono socialmente. Questo dato sembra suggerire un possibile maggiore “interesse” del cervello femminile per i propri simili rispetto a quello maschile e fornisce interessanti indizi sull’esistenza di differenze di sesso nei circuiti neurali dell’empatia.

TRATTO DA: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/589733/Empatia-e-reciprocita-ecco-cosa-ci-spinge-a-fare-un-lascito-solidale