“Facciamo la convenzione su misura per noi”. Ecco il patto segreto del sindaco grillino

Bagheria, le intercettazioni che accusano Patrizio Cinque. Il palazzetto dello sport a un amico, favoritismi nella gestione dei rifiuti e l’idea di uno sconto sulla multa per la casa abusiva della sorella

«Facciamo quella convenzione là e ci presentiamo, quindi dovrebbe essere fatto su misura per noi, vediamo se mantiene la parola». Il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque aveva già deciso a chi affidare la gestione del palazzetto dello sport della sua città. Non c’era bisogno di alcun bando, di alcuna verifica. La decisione era già presa. Al telefono, veniva data per cosa certa. Ancora un’intercettazione dei carabinieri ha svelato quello che il giudice di Termini Imerese Michele Guarnotta chiama “accordo collusivo”: un patto fra il primo cittadino di Bagheria e il presidente dell’associazione sportiva Nuova Aquila Palermo, Salvatore Rappa. Con lui parlava quando diceva della convenzione “fatta su misura per noi”. Poco prima, Cinque aveva affrontato la questione con l’ex commissario straordinario della provincia regionale di Palermo, Manlio Munafò. «Noi non ne abbiamo problemi, appena fate l’avviso eh… noi comuni insieme… ad Aquila Palermo… facciamo, partecipiamo all’avviso… insieme al partenariato». Il partenariato pubblico-privato doveva essere il percorso più adatto per avere la meglio sugli altri concorrenti e aggiudicarsi la gestione della struttura sportiva intitolata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e alla moglie Emanuela Setti Carraro. Anche Munafò è finito nella lista degli indagati. Come Patrizio Cinque è obbligato ad andare a firmare in caserma, una volta al giorno, dal lunedì al venerdì.

«Ho visto che hanno pubblicato adesso quel famoso avviso pubblico quindi se ci vediamo al più presto lo leggiamo e vediamo come partecipare». E’ ancora il sindaco che parla con Rappa. Ma poi l’accordo saltò, per l’arrivo del sindaco Orlando, intanto diventato presidente della città metropolitana. Orlando voleva vederci chiaro e parlarne con qualcuno di attento e competente all’interno del municipio.

LA GESTIONE DEI RIFIUTI
“Anomalie, irregolarità, illegittimità procedurali”. Il gip del tribunale di Termini, Michele Guarnotta, boccia così l’affidamento milionario del servizio di raccolta rifiuti. Un servizio costato tre milioni di euro, per la durata sei mesi, affidato alla ditta Tech, al quale il Comune guidato dal sindaco Patrizio Cinque ricorse nell’aprile del 2015. Il giudice parla di “procedura totalmente informale e per di più adottata con ordinanze contingibili e urgenti” anche se il presupposto che le avrebbero giustificato, “il volontario recesso dal consorzio Coinres da parte dello stesso Comune” non può essere considerato “un evento imprevedibile”. Insomma, scrive il gip, quell’affidamento viola la legge: esattamente il decreto legislativo 152 del 2006. Si tratta di uno dei più grandi appalti assegnati in questi anni dal Comune di Bagheria, che ha fatto discutere anche perché sul tavolo della commissione antimafia regionale sono finiti nei mesi scorsi i nomi di alcuni dipendenti pregiudicati, parenti di mafiosi o mafiosi essi stessi, che attraverso questa ditta hanno prestato servizio per l’ente amministrato da Cinque. La grande accusatrice è stata l’ex capo dell’ufficio tecnico Laura Picciurro, sentita più volte dai carabinieri.

La Procura di Termini si spinge a ipotizzare i reati di abuso d’ufficio e falso a carico di Cinque e dell’assessore Fabio Atanasio, che avrebbero tentato di favorire l’impresa Ecogestioni di Michele Raspanti (anche lui indagato) prima fornendo “informazioni privilegiate” sulla gara imminente, poi prorogando o rendendo non perentori i termini per la presentazione delle offerte a vantaggio proprio di questa società. Questo comportamento avrebbe penalizzato altre tre imprese concorrenti. Ma l’appalto è stato poi affidato a una quinta impresa, la Tech appunto, che aveva presentato in tempo utile la migliore offerta. La qual cosa, per il gip, esclude un’alterazione della gara (“nei fatti mai esistita”). Dunque, per questi reati, non è stata applicata nessuna misura nei confronti di Cinque e Atanasio, che restano però indagati.

ABUSIVISMO, AFFARE DI FAMIGLIA
«Dovremmo parlare… con Mimmo in particolare devo parlare». La mattina del 30 aprile dell’anno scorso, il sindaco Patrizio Cinque aveva una gran fretta di incontrare la sorella e il marito. «Io sono in giro ti devo parlare per la casa capito? – insisteva al telefono con la sorella Anna Maria – Dobbiamo parlare subito». Ma erano le 12, il cognato era al lavoro. Il sindaco, però, non poteva aspettare. E allora chiamava anche il cognato, Domenico Buttitta: «Oh, hai finito di lavorare? La pausa a che ora la fai… ci dobbiamo vedere, ti devo parlare». E ancora, insisteva: «Eh, al più presto. Anche ora se possibile… Tra dieci minuti al Punto Snai… forza, ci vediamo là».

Tanta fretta perché era scattata un’indagine sulla casa abusiva dei coniugi. Ed era arrivata in modo inaspettato. Un anonimo si era spacciato per il cognato, inviando al Comune un’autodenuncia di casa abusiva. E 44 minuti prima della telefonata alla sorella, il solerte ispettore capo della polizia municipale Domenico Chiappone aveva messo in allerta il primo cittadino: «Buongiorno sindaco, non è che per caso lei è in giro?». Sul momento, il sindaco aveva risposto in maniera svogliata: «Non adesso». Ma il solerte ispettore aveva insistito: «Siccome devo chiedere una cosa, parlare di una cosa un po’ personale, urgente». Dopo quelle parole il sindaco aveva subito cambiato tono. In un’altra telefonata, i dettagli dell’incontro: «Ci vediamo a Villa Cattolica».

Un avvertimento più chiaro non poteva esserci. E quando il sindaco capì, non ebbe dubbi sul da farsi. Chiamò la sorella e il cognato. Per la procura non ci sono dubbi: «È rivelazione di notizie riservate». Reato commesso dal sindaco in concorso con l’ispettore della Municipale.

Sono telefonate dai toni concitati quelle intercettate dai carabinieri di Bagheria. È tutta una questione di tempo. Perché altri vigili stavano già facendo l’indagine sul curioso esposto al Comune e presto sarebbe partita una segnalazione alla procura. Bisogna fare presto, il sindaco Cinque trova anche il modo per ritardare l’indagine. Un altro reato contestato dai pm: «Rifiuto di atti d’ufficio».

Anche il tentativo di insabbiamento dell’inchiesta, come la fuga di notizie grazie alla talpa, corre sul filo del telefono. C’è solo un modo, ritardare gli accertamenti dei vigili onesti. Secondo la ricostruzione dell’accusa, è il cognato a sollecitare il primo cittadino, e per questo anche lui è indagato: «Siccome si sono presentati i vigili che penso lo sai». Cinque non sembra avere più dubbi sul da farsi, chiede: «Ti serve più tempo?». Risposta risoluta del cognato: «Mi serve più tempo, certo».

Cinque non avanza il benché minimo dubbio: «Allora, gli posso dire… quando è sta cosa?… Si può rinviare».

Una trovata che in quel momento sembra geniale ai protagonisti di questa indagine. «Ora chiamo Chiappone», assicura il sindaco al cognato. Che sembra soddisfatto: «Fammi sto favore

 Patrizio, che almeno mi levo un poco di…». E così accade.

Mentre il sindaco si sfogava con un suo assessore per l’emendamento che aggrava le sanzioni per gli abusivi, presentato da una compagna di partito, deputata nazionale: «Questa situazione l’ha messa quella minchiona di Claudia Mannino e siamo veramente dei geni». Cinque aveva altre idee: «Vediamo di fare abbassare questa sanzione». Per fare uno sconto alla sorella.

Tratto da: http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/09/22/news/_facciamo_la_convenzione_su_misura_per_noi_ecco_il_patto_segreto_del_sindaco_grillino-176073972/MoVimento_5_Stelle_logo