Inclusione scolastica, 50 mila assistenti in attesa di riconoscimento e tutele

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First ribadisce “l’importanza decisiva degli assistenti all’autonomia e comunicazione. Due le richieste: definire profilo professionale “unico” e internalizzare i circa 50 mila assistenti che oggi fanno capo all’ente locale

ROMA – Sono figure chiave nel percorso d’inclusione scolastica degli studenti con disabilità: eppure, non sono ancora adeguatamente riconosciuti e tutelati. Parliamo degli assistenti per l’autonomia e la comunicazione, un esercito di circa 50 mila persone, altamente formate e qualificate, oggi in attesa di essere formalmente collocati all’interno dell’universo scolastico.

A riaccendere i riflettori su una questione tuttora irrisolta la First (Federazione italiana rete sostegno tutela diritti delle persone con disabilità), che innanzitutto ribadisce “l’importanza decisiva di queste preziosissime figure professionali specializzate a fianco agli alunni con disabilità, senza la quale il processo di inclusione non avrebbe alcun senso”. E ricorda: “Il DLGS 66 del 2017, all’art. 7 e 9, ha impresso una svolta importante al processo di inclusione degli alunni con disabilità, prevedendo, per la prima volta dal punto di vista normativo, che il Glis (Gruppo di lavoro per l’inclusione scolastica), ai fini della redazione del Pei deve essere composto anche dagli assistenti, in primis quelli all’autonomia e comunicazione. Si tratta di una svolta decisiva – osserva la First – in quanto per la prima volta il legislatore investe di potere legale la partecipazione all’interno del Glis di tali assistenti, non più chiamati a partecipare su gentile richiesta del Dirigente della scuola, ma investiti per legge dell’obbligo di partecipare. Da ciò scaturisce dovere, per il dirigente, di disporne la formale convocazione ai fini della redazione del Pei”.

Già nel 1992 la legge (n. 104) ha riconosciuto l’importanza di queste figure, facendo espresso richiamo a due specifiche e fondamentali professioni: quella del docente di sostegno e quella, appunto, dell’assistente all’autonomia e comunicazione. Tuttavia, “la stessa norma non ha previsto di pari passo l’adozione di una normativa secondaria che definisse specificatamente il profilo professionale; le competenze, i percorsi formativi per acquisire la qualifica di assistente all’autonomia e comunicazione”. In secondo luogo, “la stessa legge ha ‘sciaguratamente’ demandato in capo agli Enti locali l’erogazione di tale figura professionale. La prima lacuna – continua la First – verrà colmata attraverso l’adozione di un decreto ministeriale previsto dal Dlgs 66/2017, che dovrà definire il profilo professionale ‘unico’ su tutto il territorio”.

A tal proposito, denuncia ancora la First, mentre “il Miur, con un bando pubblico, si accinge a internalizzare ben 11.263, addetti alle pulizie, allo stesso tempo tiene chiusa la porta dell’ingresso a chi ogni giorno frequenta la scuola a volte persino con maggiori o pari ore degli stessi docenti”. La First invoca quindi con urgenza un processo di internalizzazione anche per gli assistenti all’autonomia e comunicazione, che “non può coinvolgere solo il Miur, ma certamente riguarda anche il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il MEF, il Governo nel suo insieme. Siamo davanti, infatti, ad una gigantesca questione di lavoro che investe, secondo gli ultimi dati Istat, circa 50 mila assistenti all’autonomia e comunicazione; migliaia e migliaia di alunni che non potrebbero che trarre beneficio da un processo di stabilizzazione lavorativa del predetto personale all’interno del Miur; beneficio di cui, in ultima analisi, goderebbero anche le scuole, che avrebbero l’assoluta certezza, all’inizio di ogni anno, di avere a loro fianco stabilmente nell’organico tali elevate e specifiche competenze professionali”.

Precisa la First che “non esiste alcun impedimento di natura economica per tale operazione di stabilizzazione, che anzi porterebbe certamente un risparmio, in quanto per le modalità in cui è organizzato il servizio di erogazione, generalmente attraverso gare di appalto o sistema di accreditamento di cooperative, il costo per ora lavorato che l’ente pubblico corrisponde è molto maggiore rispetto al costo effettivo retributivo che spetta ad ogni singolo lavoratore”, in quanto “nel costo orario che l’ Ente territoriale è tenuto a corrispondere di solito a cooperative, vi è compresa una quota monetaria che non arriva direttamente al lavoratore in busta paga, ma serve per remunerare le cooperative per il lavoro che svolgono di organizzazione di tale servizio. Non stiamo parlando di poche risorse economiche risparmiate – osserva la First – ma di ingentissime risorse”.

Oltre al risparmio economico, molti altri sarebbero, secondo la federazione, i vantaggi dell’internalizzazione di queste figure: “stabilizzazione definitiva di migliaia e migliaia di lavoratori qualificati e competenti che vivono costantemente una situazione e condizione personale di precarietà legata a diversi fattori; migliore ed effettivo processo d’inclusione degli alunni con disabilità, in quanto ogni disservizio, ogni ritardo, ogni insufficienza nell’assegnazione di queste figure si scarica in modo drammatico sul processo di inclusione dell’alunno/a che ne ha bisogno e indirettamente sulla famiglia; certezza totale della presenza dell’assistente sin dal primo giorno di scuola; eliminazione, quasi totale, dei costi relativi al contenzioso giudiziario che ogni anno investe gli enti territoriali”.

Alla luce di tutto questo, “First chiederà a gran voce, in tutte le sedi governative e parlamentari possibili, che la questione della stabilizzazione degli assistenti all’autonomia e comunicazione entri a fare parte dell’agenda del governo”.

Tratto da:  https://www.superabile.it/cs/superabile/istruzione/20200109-inclusione-scolastica.html