India, il Papa rimuove il vescovo accusato di violenze sessuali su una suora

pIl provvedimento reso noto dalla Conferenza episcopale. Designato l’ausiliare di Bombay come amministratore apostolico; proseguono intanto gli interrogatori

A conclusione di tre mesi di roventi polemiche e proteste di piazza, Papa Francesco ha sollevato momentaneamente dall’incarico il vescovo indiano accusato da una suora di ripetute violenze sessuali. A rendere noto il provvedimento papale nei confronti di Franco Mulakkal, pastore della diocesi di Jalandh, nella regione del Punjab, non è stata la Sala Stampa della Santa Sede bensì la stessa Conferenza episcopale indiana con una nota pubblicata sul suo sito ufficiale a firma del presidente, il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e membro del C9.

 

Nel documento vaticano recapitato alla Nunziatura in India si legge che: «Il Santo Padre ha ricevuto la richiesta del vescovo Franco Mulakkal di essere temporaneamente sollevato dalle sue responsabilità pastorali nella Diocesi di Jullundur». «Avendo considerato le circostanze – si legge ancora – il Santo Padre ha accettato la richiesta» e «ha nominato il rev. Agnelo Rufino Gracias, vescovo titolare di Molicunza e ausiliare emerito di Bombay come amministratore apostolico sede plena et ad nutum Sanctae Sedis», (fino a che la Santa Sede non deciderà diversamente). La nomina ha effetto immediato.

«Le nostre preghiere accompagnano il vescovo Gracias mentre assume questa responsabilità», scrivono i vescovi della Conferenza episcopale indiana. Intanto, secondo quanto riferito da fonti locali, il vescovo sotto accusa sta rispondendo da ieri agli interrogatori della Squadra investigativa speciale della polizia del Kerala. Mentre già si parla di un possibile arresto, lui continua a dichiararsi innocente, bollando le accuse come «false» e affermando di essere egli stesso «la vittima» di tutta questa vicenda. «L’accusa di stupro ha rovinato la mia reputazione», ha detto al Time of India nei giorni scorsi. «Se sarò riconosciuto colpevole, e non lo sono, sarò punito. Comparirò di fronte alla polizia. Sono un cittadino rispettoso della legge», ha aggiunto.

Il caso era scoppiato a inizio luglio quando una suora di 43 anni – la cui identità rimane tuttora sconosciuta – appartenente alla congregazione dioceana delle Missionarie di Gesù (una sessantina di religiose, ispirate a una forma di vita francescana), aveva accusato il presule di ripetuti stupri avvenuti dal 2014 al 2016, mentre entrambi risiedevano in un ostello in Kerala. Un’accusa clamorosa che ha dato il via ad un vespaio in India tra critiche alla Chiesa cattolica, già minoritaria nel Paese, alla proposta di un organo governativo, la Commissione per le donne, di abolire addirittura il sacramento della confessione perché tale pratica potrebbe portare agli abusi e ai ricatti delle donne.

In un primo momento le accuse della suora sono state arginate perché considerate la conseguenza di una vendetta personale, tanto più che esse arrivano a distanza di oltre due anni. Da quanto trapela dal team investigativo, sembra invece che le dichiarazioni della religiosa siano circostanziate e suffragate da prove.

In difesa della consorella si sono schierate in queste settimane le suore delle Missionarie di Gesù supportate da preti e fedeli laici che hanno dato vita a manifestazioni e cortei pubblici, l’ultimo nelle strade di Kochi. Alla protesta, con la quale si chiedeva l’arresto di Mulakkal, si sono aggregate personalità del mondo della cultura e della società civile, ad esempio il poeta Balachandran Chullikkad, una icona in Kerala, o l’ex magistrato Kemal Pash, tutti scesi in piazza per difendere i diritti delle donne e lottare «non contro la Chiesa cattolica», come hanno precisato, ma «contro una grave ingiustizia».

I cortei pubblici hanno fatto deflagrare la vicenda a livello nazionale e internazionale , da settimane essa tiene banco su tutti i media locali. Alcuni giornalisti indiani hanno provato anche a mettersi in contatto con colleghi a Roma, specialmente vaticanisti, per far giungere – come scrivevano nei loro messaggi – il caso alle orecchie del Papa, specialmente adesso che la questione abusi del clero è tornata ad essere centrale nelle preoccupazioni della Santa Sede. Chiesa.

La stessa suora ha inviato una lunga lettera al Papa, indirizzandola anche al nunzio apostolico in India, Giambattista Diquattro, e altre alte autorità ecclesiali, confermando le accuse e denunciando i tentativi di monsignor Mulakkal di «usare il suo potere politico e finanziario» per insabbiare il caso. Nella missiva la suora, rinnovando l’appello per un intervento urgente delle autorità ecclesiali sul vescovo molestatore, spiegava anche il suo silenzio, criticato da molti, di questi ultimi anni.
«Provavo tremenda paura e vergogna», confessa, ammettendo di non aver avuto il coraggio di alzare la voce. Ora, però, domanda: «Perché la Chiesa sta chiudendo gli occhi davanti alla verità? Il silenzio delle autorità della Chiesa e la protezione di quanti commettono un crimine creano perdita di credibilità della Chiesa nella società».

Sulla questione il clero del Kerala si spacca tra innocentisti e colpevolisi. C’è chi invoca sanzioni canoniche per il pastore, chi ricorda il necessario approccio garantista, prerogativa di ogni cittadino indiano, e cioè che: «Un cittadino è innocente, e come tale va trattato, finché il suo crimine non viene accertato davanti a un tribunale». Il fronte della difesa registra pure il sostegno della superiora generale delle Missionarie di Gesù che ha rivelato di credere alla innocenza del vescovo, piuttosto che alle accuse della suora.

Tratto da: http://www.lastampa.it/2018/09/20/vaticaninsider/india-il-papa-rimuove-il-vescovo-accusato-di-violenze-sessuali-su-una-suora-yOTrdrp3NNTZwbgi6VvijL/pagina.html