L.Elettorale: preoccupazione Colle per stop dialogo ma no a dl

(AGI) – Roma, 8 giu. – C’e’ preoccupazione al Quirinale per lo stato del dialogo tra le quattro principali forze politiche sulla legge elttorale. Ora si attende che martedi’ la commissione decida se e come procedere sulla riforma. Il Capo dello Stato non dispera che una legge si possa comunque varare, e intanto al di la’ delle drammatizzazioni, registra che al momento nessuna forza di maggioranza ha fatto discendere alcuna conseguenza sul suo sostegno al governo dalle fibrillazioni di oggi. Resta poi confermata la posizione sul decreto in materia elettorale, che potra’ essere varato solo a ridosso della fine della legislatura e solo su aspetti tecnici, certamente non su nodi politici. Durante tutta la giornata di oggi il Capo dello Stato si e’ tenuto informato di quanto stava succedendo alla Camera, molte le telefonate ricevute, ma gli impegni presi sono stati tutti confermati. Dalla preparazione in queste ore della visita che fara’ papa Francesco al Quirinale sabato, alla

Italian President Sergio Mattarella during the year-end speech to Italians at Quirinale Palace in Rome, Italy, 31 December 2015. ANSA/QUIRINALE PRESS OFFICE/FRANCESCO AMMENDOLA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

presenza del Capo dello Stato domani a Civitavecchia per la Festa della Marina militare. Ma analizzando la situazione a mente fredda, e depurando di tutte le dichiarazioni propagandistiche alla vigilia della tornata elettorale amministrativa, al Colle si nota come il casus belli, di per se’, sia un emendamento su un argomento storicamente sensibile come gli equilibri delle minoranze: l’impianto della legge non e’ stato messo in discussione da nessun voto parlamentare. Non sfugge, e’ ovvio, anzi preoccupa il fatto che il dialogo costruttivo che aveva portato al testo di riforma oggi abbia subito un duro colpo. E preoccupa soprattutto perche’ si era apprezzato il valore in se’ del dialogo su una legge che ha tanto piu’ forza quanto piu’ e’ condivisa. Ma non c’e’ nessuna intenzione di drammatizzare, anzi i toni piu’ alti non sono del tutto apprezzati anche perche’ potrebbero ingenerare il sospetto che non tutti vogliano fino in fondo la riforma, si attende piuttosto di capire se la legge possa proseguire il suo iter, confidando che cio’ sia ancora possibile. E si aspetta dunque di capire quali saranno le dichiarazioni ufficiali dei leader dei principali partiti, a cominciare dal Pd, sullo stato del dialogo. Resta invece immutata la linea gia’ consolidata al Quirinale su un eventuale decreto in materia elettorale: a dispetto dei tanti rumors, solo la Lega finora ha ufficialmente chiesto il varo di un tale provvedimento. Ma per il Quirinale un decreto sara’ possibile solo a ridosso della fine naturale della legislatura, che da calendario sarebbe tra otto mesi, e solo su aspetti tecnici che portino a una omogeneizzazione delle leggi elettorali di Camera e Senato. Un decreto su aspetti politici della legge elettorale, cioe’ sul suo impianto, e’ al momento decisamente escluso. Al di la’ della preoccupazione sul clima che si e’ creato oggi a Montecitorio, comunque, la valutazione che viene fatta riguarda l’esecutivo: nessuna forza di maggioranza ha tratto conclusioni negative per il governo dalla bagarre di oggi, anzi al momento si registrano solo rinnovate conferme di un sostegno pieno a Paolo Gentiloni. Ora si tratta di capire quanto le fibrillazioni di queste ore si ripercuoteranno anche sulla vita dell’esecutivo, ma si confida in un tratto di responsabilita’. Non e’ un caso che proprio oggi in un messaggio a Confcommercio, il Capo dello Stato, parlando della nostra economia, abbia sottolineato come “i segnali positivi vadano rafforzati”. Insomma, le condizioni per proseguire nel programma ci sarebbero ancora e i dati positivi di questi giorni dal fronte dell’economia lo dimostrano. Ora le forze politiche sono davanti a una scelta, e il Capo dello Stato attende le loro decisioni.