Letta: «Ora sui vaccini serve un patto di maggioranza: tutti i candidati siano immunizzati»

Il segretario pd Letta: Salvini ha fatto un passo, il partito lo segua. Tutte le forze sostengano le misure del governo senza ambiguità

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«Ci vuole un patto di maggioranza sul tema dei no vax».

Tutti con Draghi, contro chi rifiuta il vaccino?

«Il dna di questo governo è dato da tre cose. La prima – per il segretario Enrico Letta, reduce dal lancio della piattaforma digitale delle Agorà democratiche del Pd – è la scrittura del Pnrr. Poi le riforme funzionali ai fondi europei, giustizia, fisco, e semplificazioni. Ma la questione numero uno è la campagna vaccinale per uscire dalla pandemia e tornare alla normalità».

A che punto è la missione di Draghi?

«Il governo e la maggioranza stanno lavorando bene sul Pnrr e sui nodi delle riforme, ma l’elemento costitutivo della maggioranza è la messa in sicurezza dell’Italia attraverso vaccinazioni, riaperture e green pass. Anche Figliuolo ha lavorato molto bene per la campagna, ma ora la variante Delta e la sfida no vax alzano il livello della difficoltà».

E se la Lega non ci sta?

«Vaccinandosi Salvini ha fatto un passo in avanti. Sui social, dove è stato pesantemente criticato, si è visto quanto gli è costato da parte del suo mondo, quindi il mio giudizio è positivo».

Ma Salvini contende a Meloni milioni di voti di dubbiosi o contrari e difende chi scende in piazza contro il green pass. Si può fare campagna elettorale sulla vita delle persone?

«Non voglio giocarla sulla polemica nei confronti della Lega, ma ho sentito le dichiarazioni responsabili di Di Maio, Berlusconi e Tajani e ritengo importante riaffermare un chiaro patto di maggioranza a partire dal tema vaccini. Le prossime settimane saranno complesse, il mare sarà in tempesta, la nave ballerà».

Sta dicendo che il governo rischia, perché Lega o M5S possono strappare?

«Sto dicendo che la variante Delta corre, la stanchezza della popolazione dopo un anno sfiancante è comprensibile. È necessario un patto di chiara corresponsabilità, per sostenere le misure del governo e lo sforzo di farle passare nell’opinione pubblica, senza distinguo e senza ambiguità».

Una sfida a Salvini?

«Noi lanciamo la sfida a tutti. Chiediamo che tutti i candidati alle amministrative abbiano ottemperato agli obblighi vaccinali, come fa il Pd. È un messaggio forte, che tutti dovrebbero sottoscrivere. Sindaci e presidenti di regione siano i primi a dare l’esempio. In questi giorni ho battuto la Calabria da Nord a Sud con la nostra candidata presidente Amalia Bruni, che rappresenta nella sua terra il modello che Draghi ha portato a livello nazionale».

Bruni come Draghi?

«È una neuroscienziata di fama internazionale che dirige un centro di ricerca a Lamezia sulle malattie degenerative. Proprio come Draghi ha mollato tutto e si è messa in gioco, in un territorio che ha le performance più basse sui vaccini. Il Pd sta facendo campagna elettorale e vaccinale insieme».

Migliaia di persone scendono in piazza, protestano contro il governo e l’estrema destra, da Casa Pound a Forza Nuova, soffia sul fuoco e paragona il green pass alle leggi razziali.

«Paragoni inaccettabili. E attenzione a non dare adito a nessuna ambiguità. Questi movimenti non sono portatori di istanze sociali legittime, a differenza, almeno parzialmente, di quanto accade con la rabbia dei gilet gialli».

Lei quanto si sente a disagio a stare al governo con una destra che non prende distanza da svastiche, «vaffa» al premier e slogan contro i «giornalisti terroristi»?

«Il nostro disagio è chiarissimo. Siamo a un bivio. Tutte le forze di maggioranza, Lega in testa, devono decidere quale strada prendere. Perché il rischio è soffocare la ripresa e la ripartenza. Più grande è l’insieme dei no vax e più forte è la crescita della variante Delta, che è il nemico delle riaperture e della libertà perché al 99% colpisce i non vaccinati».

Cosa ci stiamo giocando?

«In gioco c’è il futuro del Paese e c’è l’egemonia del valore della libertà. La libertà è il vaccino, la logica no vax invece è illiberale e porta alla chiusura. Noi dobbiamo vincerlo questo braccio di ferro sul valore della libertà. Salvini ha fatto un passo avanti, ora il successivo è portare il suo partito convintamente dalla parte di un governo che si batte contro la logica no vax. Da Atene a Parigi, sono i movimenti di ultradestra che fomentano. La direzione di marcia deve essere unitaria, non può esserci ambiguità».

Per scongiurare il ritorno in Dad, serve l’obbligo vaccinale per gli insegnanti?

«Sì, basta Dad, la priorità è il ritorno a scuola in presenza. Dai dati Invalsi viene il peggiore allarme. Rispetto a Francia e Grecia è necessario alzare il livello del messaggio e della reazione europea. Il Pd è per la massima responsabilità, favorevole al green pass a scuola, nelle aziende, sui treni e sugli aerei. Servono regole coordinate con l’Europa, perché nei mesi scorsi ogni Paese ha fatto per conto suo e questo non va bene».

Bonomi sul Corriere ha detto che un accordo sul green pass nelle aziende è possibile. Concorda?

«Ho apprezzato il passo avanti del presidente di Confindustria. Bene che abbia rimandato alla concertazione per le scelte in azienda».

Resta fiducioso sulla riforma della giustizia? O il M5S perderà pezzi?

«Credo non sia in discussione la tenuta del governo nel semestre bianco, a maggior ragione in una situazione di difficoltà del Paese. In questa settimana si faranno gli ultimi aggiustamenti, poi un testo andrà votato».

Ma lei è sicuro che i 5 Stelle voteranno la fiducia?

«La fiducia è lo strumento giusto, una prassi eccezionale. Il governo la pone quando il premier ritiene che un provvedimento sia decisivo per l’attuazione del programma di governo. Consente alle diverse anime della coalizione di mantenere qualche distinguo e comunque di votare per far andare avanti il governo».

Nel M5S molti temono un complotto per spingere fuori Conte dalla maggioranza. Anche lei sta mediando con l’ex premier per evitare strappi?

«Non vedo complotti, il nodo giustizia doveva arrivare e si stanno cercando soluzioni. Io sono fiducioso, perché Draghi e Cartabia hanno mostrato grande flessibilità».

Lei a Siena i voti di Matteo Renzi li vuole, o no?

«Una suppletiva in un collegio è elezione che richiede i voti di tutti. E c’è posto solo per chi vince. Non ci sono paracadute. E lì o vinco io, o vince il candidato della destra».

Tratto da: https://www.corriere.it/politica/21_luglio_26/letta-intervista-green-pass-cb36cd9e-ed84-11eb-afd7-a9b6c7b72c86.shtml