Macron-Le Pen, sui mercati sembra tutto scontato. Ma la partita non è chiusa

pGli operatori paiono già guardare alle elezioni per il Parlamento di metà giugno, mentre gli indici azionari e gli spread sui titoli di Stato prezzano interamente una vittoria del candidato centrista. Ubs avverte: resta una possibilità su quattro di sorpresa. Ma anche in quel caso, le chances di rottura dell’euro sarebbero poche
A guardare il grafico dello spread francese, termometro del rischio politico, sembra che i vicini transalpini abbiano già decretato con l’appuntamento elettorale del primo turno la vittoria di Emmanuel Macron nella corsa alla Presidenza e che la sfida di domenica con Marine Le Pen sia poco più che una formalità. Il differenziale tra i decennali d’Oltralpe e gli omologhi tedeschi, che aveva registrato momenti di forte tensione a febbraio e quindi nella prima metà di aprile, è tornato in zona tranquilla fino a registrare i minimi dell’anno. Ovviamente, la vittoria della candidata del Front National ha rappresentato lo spauracchio maggiore per gli operatori finanziari, che vedono come fumo negli occhi le idee di sovranismi e rottura dell’euro.
Macron-Le Pen, sui mercati sembra tutto scontato. Ma la partita non è chiusa
Nel grafico di Bloomberg, l’andamento del differenziale tra titoli francesi e tedeschi a dieci anni
Condividi

Ad oggi, insomma, i mercati prezzano interamente una vittoria del candidato di En Marche!, rafforzati dal fatto che al primo turno – a differenza dei casi Brexit e Trump – i sondaggi si sono rivelati corretti. Per Alessandro Allegri, ad di Ambrosetti Asset Management Sim, “i segmenti azionari europei e quello francese, in particolare, alle attuali quotazioni stanno incorporando già le attese circa il risultato elettorale favorevole alla parte politica maggiormente europeista: i mercati stanno prezzando in maniera adeguata i bassi rischi di una possibile vittoria Lepenista”.

Se si materializzasse lo scenario più probabile, dicono da WisdomTree, “si rafforzerà la fiducia degli investitori e si invertirà l’andamento divergente dei rendimenti obbligazionari dell’Eurozona”. Gli Oat francesi sono sì scesi nettamente dopo il primo turno, “ma rispetto ai differenziali di rendimento pre-elettorali, a 30 punti base, gli attuali spread appaiono eccessivi, indicando come vi sia ancora margine per una diminuzione”. Sul fronte azionario potrebbero scattare scommmesse sui titoli a maggior rendimento, come le banche europee che sono attualmente valutate a sconto.

Ma restano discorsi che devono passare alla prova delle urne, come ben sintetizza Ubs: la forbice dei sondaggi, una ventina di punti tra i due candidati, indica un divario importante ma “non impossibile” da colmare. Perché, ragiona la banca svizzera, al primo turno i partiti anti-sistema (includendo Mélenchon e Dupont-Aignan) hanno coagulato il 45% dei voti e non v’è certezza di come si dirigeranno quegli elettori in questa votazione. La variabile affluenza, inoltre, può solo dare brutte sorprese a Macron, anche se Angelo Dipasquale, responsabile del reddito fisso di Equita Sim, nota che “considerando l’importanza del contesto internazionale, è da ritenere che il pericolo di forte astensionismo sia abbastanza contenuto”. I bookmakers londinesi – notano da Forexsilvergold.com – offrono soltanto 1,12 sterline a chi ne scommette una sulla vittoria di Macron, mentre ripagano tra 6 e 8 volte la puntata su Le Pen. Ma alla fin della fiera, per Ubs c’è una possibilità su quattro che Le Pen riesca a ribaltare il pronostico: è comunque un dato da non sottovalutare.

E cosa accaddrebbe, dunque, se il cigno nero si materializzasse? “La politica estera radicale di Le Pen e il suo incoerente programma economico rappresentano una minaccia per la stabilità complessiva del progetto europeo e per l’economia francese”, dice di nuovo WisdomTree: a repentaglio il segmento azionario, i titoli di Stato dei Paesi periferici dell’Eurozona e la moneta unica. Nel più lungo periodo, la pressione sull’euro potrebbe rivelarsi vantaggiosa per le aziende esportatrici dell’Area, poiché gli investitori rivedranno al rialzo le aspettative di crescita del fatturato e dei profitti. Considerando tutti i fattori, in ogni caso, Ubs quota ancora molto alte le possibilità di una Frexit: i rischi – a valle di una affermazione di Le Pen – si limitano a un 10-20% di possibilità.

La sensazione che va per la maggiore tra gli addetti ai lavori della finanza – però – resta quella che il cuore sia già al prossimo ostacolo. Igor de Maack di Dnca ricorda che le elezioni legislative (previste per l’11 e 18 giugno) costituiranno il prossimo momento decisivo. Per un semplice motivo: “Per poter governare in Francia occorre una maggioranza parlamentare”. Dalla casa di gestione americana Mfs Investment Management rimarcano che l’elemento degno di maggior nota è che né Le Pen né Macron potranno contare sul supporto dei maggiori partiti tradizionali di centro-sinistra o centro-destra. “Considerando il tasso di disoccupazione transalpino attestato al 10%, più del doppio rispetto a quello tedesco o britannico, è probabile che Macron promuoverà un programma di riforme populista. Tuttavia, potrebbe dover affrontare sfide impegnative in Parlamento, che potrebbero intralciare i cambiamenti politici necessari”. Il “tecnocrate” vittorioso, dicono da Oltreoceano, dovrà combattere per “avviare le necessarie riforme del lavoro, costringendo la Francia a rimanere impantanata in una fase di crescita bassa e un livello di disoccupazione relativamente alto, preservandone lo status-quo”.

Tratto da: http://www.repubblica.it/economia/2017/05/06/news/elezioni_francia_macron_le_pen_mercati_finanziari-164666909/?rss