Metro C a Roma, 221 milioni di danni. “Paghino gli amministratori”

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A giudizio Alemanno, Giudo Improta ex assessore di Marino, il superdirigente Incalza e altri 22 funzionari per sprechi e ritardi

Duecentoventuno milioni di euro. È il maxi- risarcimento chiesto dalla Corte dei Conti a 25 tra ex amministratori, dirigenti comunali e ministeriali, oltre ai vecchi responsabili di Roma Metropolitane, per l’aumento dei costi e dei tempi di costruzione della metro C.

Con un provvedimento monstre di 325 pagine il pm Paolo Crea contesta a tutti i rinviati a giudizio – fra cui l’ex sindaco Gianni Alemanno, l’ex potentissimo dirigente delle Infrastrutture Ercole Incalza e l’ex assessore Guido Improta, titolare dei Trasporti all’epoca di Marino, invece archiviato – “una serie di comportamenti illeciti mediante i quali soggetto aggiudicatore” , ovvero Roma Metropolitane, “e contraente generale” (il Consorzio Metro C formato da Vianini, Astaldi, CCC e Ansaldo), “di comune accordo tra loro, inscenando una res litigiosa priva di qualsiasi presupposto o i cui presupposti venivano fittiziamente creati, addivenivano nel corso dell’opera a più accordi finalizzati a modificare le condizioni che avevano determinato l’aggiudicazione dell’appalto”.

Una sorta di complotto, secondo il pm, teso anche “a modificare gli accordi economici facendo lievitare il costo dell’opera mediante indebiti riconoscimenti al contraente generale, tramite il ricorso a riserve ” fittizie”, pretestuose, infondate e comunque utilizzate impropriamente ” . Nonché a “concedergli maggiori tempi di ultimazione dei lavori nonostante, di volta in volta, l’esecutore dimostrasse di non essere in grado di rispettarli”.

Una vicenda lunga e intricata che parte nel 2006, subito dopo l’assegnazione della gara da 2,5 miliardi (oggi lievitati a 3,6), allorché i costruttori cercano di recuperare i 363 milioni di ribasso d’asta col ricorso sistematico alle riserve: cioè con richieste economiche aggiuntive da mettere sul conto della stazione appaltante. Per di più addebitando al Comune i ritardi nell’esecuzione dei lavori. Tant’è che nel 2011 – poiché “le riserve iscritte in modo incessante avevano raggiunto l’esorbitante cifra di 1,4 miliardi, a fronte di una tratta di lavori che aveva un importo di poco più di 1 miliardo” – le parti decidono di avviare una transazione. A deciderla, un Comitato paritetico nel quale sederà anche “un magistrato della Corte dei Conti, in qualità di osservatore e garante della trasparenza dei lavori”, precisa il pm.

Si tratta della giudice Maria Elena Raso, che però – stranamente – il collega Crea alla fine scagionerà, spedendo invece a processo tutti gli altri membri del Comitato per non aver accertato la fondatezza delle richieste economiche avanzate dai costruttori. L’accordo – secondo l’accusa pilotato da Alemanno – si chiude con un maggiore esborso per 115 milioni. Nel frattempo, siamo a giugno 2013, si insedia la giunta Marino e l’assessore Improta esprime forti dubbi su quell’intesa. Il Consorzio Metro C però non ci sta e comincia una vera e propria rappresaglia: minaccia di licenziare tutti gli operai e blocca i cantieri.

Il Campidoglio è sotto assedio e alla fine cede. Contro il parere dell’allora assessora al Bilancio e giudice contabile, Daniela Morgante, che mette per iscritto il suo dissenso: motivi poi sposati dal pm e collega Crea. Che nella citazione scrive: “Con il contributo di altri dirigenti dell’amministrazione capitolina, pur in presenza di una serie di inequivocabili anomalie che avrebbe imposto di soprassedere (…) è stato dato corso all’illegittimo pagamento a favore di metro C di 250 milioni di euro”.

 Con il contributo di altri dirigenti dell’amministrazione capitolina, pur in presenza di una serie di inequivocabili anomalie che avrebbe imposto di soprassedere (…) è stato dato corso all’illegittimo pagamento a favore di metro C di 250 milioni di euro”. Era tutta una combine, insomma. Dalla quale tuttavia, per somma beffa, sono rimasti fuori i vertici del Consorzio Metro C, ipotetico ” corruttore”: per loro è stato dichiarato il non luogo a procedere.
Tratto da: news.url.google.com/url?sa=j&url=http%3A%2F%2Froma.repubblica.it%2Fcronaca%2F2017%2F12%2F15%2Fnews%2Fmetro_c_a_roma_221_milioni_di_danni_paghino_gli_amministratori_-184192278%2F&uct=1512760522&usg=EPRxjoY3j-wujKMBIUy3l8tfiog.