dicembre
Mobbing a una disabile nel Milanese: “O ti trasferisci o stai a casa”
Posted by Ileana Argentin at 9:59 AM. Placed in Rassegna stampa category
L’odissea di una lavoratrice disabile del Milanese posta dinanzi a un bivio dall’azienda: accettare uno scomodo trasferimento o restare senza posto
Spesso nel nostro Paese si parla di disabilità e di disabili: si riempiono pagine di giornali o ore di palinsesti televisivi. Tanti racconti, tanta commozione e vicinanza viene espressa da tutti ma, poi, nel vivere quotidiano, ci si dimentica delle loro reali condizioni di vita. Che non sempre sono confinate nelle mura di casa, su un divano o una carrozzina. Capita anche che alcuni di loro abbiano la possibilità di lavorare. Purtroppo, però, non sempre nel luogo di lavoro vengono trattate nel modo in cui meritano, nonostante quel racconto retorico di cui si diceva. Dimenticando che una persona disabile possa trovarsi in una situazione psicologica di grave debolezza, anche perché teme di perdere il posto di lavoro che ha trovato con grandissime difficoltà.
La legislazione italiana in materia ha fatto grossi passi in avanti e riconosce alle persone con disabilità alcuni strumenti che dovrebbero aiutare non solo a vivere ma anche ad inserirsi all’interno della società come cittadini consapevoli e con tutti i diritti. E’ noto che in un momento di crisi economica come questo, in alcune aziende, ci siano delle situazioni difficili. E per i più deboli, come i lavoratori con disabilità, le difficoltà sono doppie. Per questo la legge li tutela da eventuali soprusi che possono essere messi in atto.
Ma non sempre è così. Almeno stando a quanto sembra stia avvenendo in un’azienda in provincia di Milano. Siamo infatti venuti a conoscenza del caso di una lavoratrice, a cui è stata riconosciuta l’invalidità all’80% – quindi un soggetto protetto per questo dalla legge –, che a seguito della dichiarazione di stato di crisi è stata prima messa in ferie forzate, poi in cassa integrazione straordinaria per un anno e poi abbandonata a sé stessa, senza alcun tipo di comunicazione da parte dell’azienda. Stessa realtà che s’è rifatta viva solo per annunciare che se la persona disabile avesse voluto continuare a lavorare sarebbe stata trasferita in un’altra azienda del gruppo. Ciò implicando lo spostamento in altra sede, molto lontana dalla sua abitazione. E’ così il disabile è di fronte ad un bivio: o accetta il trasferimento nell’altra sede, con tutto quello che ne consegue, oppure rischia il licenziamento e la fine prematura del suo lavoro. Una dipendente assunta da più di più di trent’anni con un contratto a tempo indeterminato.
Vani sembrano essere stati i tentativi per trovare una soluzione anche da parte dei rappresentanti sindacali che appaiono non aver compreso fino in fondo la gravità della questione. Senza tralasciare che in questo caso ci troviamo davanti a quella che la legge definisce come un’assunzione obbligatoria. Ovvero quel tipo di ingresso di lavoratori in azienda che la legge prevede per quelle realtà che hanno oltre un certo numero di dipendenti. Assunzioni che riguardano persone svantaggiate, orfani o con disabilità certificate, come nel caso della persona in questione.
Insomma il disabile, come dimostra questa vicenda ora in atto nel Milanese, nonostante tutti i passi avanti compiuti dalla legislazione in materia, continua ad apparire come un peso, una fatica di cui l’azienda non vede l’ora di liberarsi alla prima piega negativa che prende il bilancio. E così lo strumento ipotizzato per aiutare quelle persone in difficoltà per provare a reinserirsi nella società diventa il guscio vuoto di un’umiliazione che continua a riproporsi, assordante e senza spiegazione.
Tratto da: http://www.affaritaliani.it/milano/mobbing-a-una-disabile-nel-milanese-o-ti-trasferisci-o-stai-a-casa-456215.html