Morbillo: Italia seconda per numero di casi in Europa (dopo la Romania)

I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: dei 6.186 casi registrati in tutta la regione nell’ultimo anno, quelli italiani (1.387) rappresentano oltre il 22% del totale

L’Italia è il secondo Paese in Europa per numero di casi di morbillo, dopo la Romania. Lo ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) in occasione della Settimana mondiale delle vaccinazioni, dal 24 al 30 aprile. Dei 6.186 casi registrati in tutta la regione europea da marzo 2016 a febbraio 2017, quelli italiani (1.387) rappresentano da soli oltre il 22% del totale. È un numero secondo solo al dato della Romania (2.702 infezioni) e ben superiore a quello di altri Paesi: 365 in Germania, 145 in Polonia, 126 in Francia.

Passi indietro

«Abbassare i livelli di copertura vaccinale permetterà il ritorno di malattie mortali che avevamo debellato – commenta Flavia Bustreo, vicedirettore del dipartimento Salute della famiglia, delle donne e dei bambini dell’Oms -. Tra il 2000 e il 2015 il vaccino ha impedito 20,3 milioni di morti nel mondo, ma gli ultimi dati dimostrano che è quanto mai urgente tornare a promuovere con efficacia, determinazione e, soprattutto, chiarezza i benefici della vaccinazione. Siamo incredibilmente fortunati a vivere in un’epoca che ha riconosciuto e sfruttato con successo il potere della vaccinazione, ma a causa della diffusione di bufale e falsi miti, spesso alimentati da ingiustificati allarmismi mediatici, stiamo rischiando di fare pericolosi passi indietro. I vaccini – conclude Bustreo – sono sicuri e vantaggiosi, non vi è alcuna base scientifica che provi legame o correlazione tra questi e alcune patologie come, per esempio, l’autismo».

Una seria minaccia

Il problema non riguarda solo il morbillo. Dei 10,7 milioni di bambini che nascono ogni anno in Europa, circa 650mila non ricevono la serie completa delle tre dosi di vaccino contro difterite, tetano e pertosse nel primo anno. In un comunicato congiunto il commissario Ue per la Salute, Vytenis Andriukaitis, e il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Zsuzsanna Jakab, spiegano: negli ultimi sessant’anni i vaccini hanno salvato più vite di bambini rispetto a qualsiasi altro intervento medico, un risultato che non deve essere dato per scontato visto il crescente scetticismo verso l’immunizzazione, una «seria minaccia» per la salute pubblica. Il morbillo – ricordano – ha causato 2,6 milioni di morti ogni anno prima della vaccinazione su larga scala, messa in piedi nel 1980. «Per avere successo i programmi di immunizzazione richiedono l’impegno e il sostegno di tutta la comunità».

Evitare 1,5 milioni di morti

Un esempio è quello del Papillomavirus umano (Hpv): la diffusione del vaccino tra adolescenti è diminuita in alcuni Paesi, rendendoli più vulnerabili al cancro del collo dell’utero. Se si riuscisse, invece, ad aumentare l’utilizzo dei vaccini – in generale – si eviterebbero 1,5 milioni di morti in tutto il mondo. Nel 2015, secondo l’Oms, l’85% dei bambini ha ricevuto una vaccinazione entro il primo anno di vita, un dato in crescita rispetto al 73% del 2000. E il 60% dei 19,4 milioni di bimbi che non vengono vaccinati risiede in soli dieci Stati: Angola, Congo, Etiopia, India, Indonesia, Iraq, Nigeria, Pakistan, Filippine e Ucraina.

Filo diretti con i pediatri

In Italia, la Società di Pediatria (Sip) ha organizzato un filo diretto con i pediatri, che per quattro giorni risponderanno a tutte le domande dei genitori sui vaccini: dalle ore 12 alle ore 14 dei giorni 24 aprile (tel. 339.4753382), 26 aprile (tel. 320.3129117), 27 aprile (tel. 340.5380290), 28 aprile (tel. 391.7505102). Gli esperti coinvolti nell’iniziativa sono: Rocco Russo, responsabile del tavolo tecnico Sip per le vaccinazioni; Elena Bozzola, consigliere nazionale junior Sip; Luciana Nicolosi dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma; Giovanni Vitali Rosati, presidente Sip Toscana.

Tratto da: http://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/17_aprile_24/morbillo-italia-seconda-numero-casi-europa-dopo-romania-6bcc882c-28e8-11e7-a532-a1780cddea55.shtml

Un bambino viene vaccinato in un ambulatorio della Asl di Napoli, 3 novembre 2016. ANSA / CIRO FUSCO