dicembre
Padri nobili del Pd, centristi e sinistra: cresce il partito del Gentiloni bis
Posted by Ileana Argentin at 9:49 AM. Placed in Rassegna stampa category
Per il presidente Mattarella, il presidente del Consiglio alla guida del governo continuerebbe ad essere una sicurezza per la stabilità del Paese anche in caso di stallo dopo il voto. E gli ex dc sognano di andare alle urne con una lista per il premier
In dodici mesi alla guida del governo si è fatto più amici che nemici, dentro al Pd e fuori. Anche per questo Paolo Gentiloni rischia, si fa per dire, di restare ancora a lungo a Palazzo Chigi. Dopo Prodi, Veltroni e Letta, anche Anna Finocchiaro si è spesa in sostegno del presidente del Consiglio, giudicando sulla Stampa il suo breve primo mandato un’«ottima prova», con cui Gentiloni ha «traghettato il Paese verso la crescita con equilibrio e serietà».
Con cautela e rispetto istituzionale anche Luigi Zanda sostiene l’ipotesi Gentiloni bis. Premesso che il capo del governo lo sceglie il presidente della Repubblica e che «se dovrà essere del Pd sarà Renzi, come da statuto», il capogruppo non ha riserve sulle capacità dell’uomo: «È stato tre volte al governo e ogni volta ha fatto il suo dovere con efficacia, chiara linea politica, buon stile di governo e forte capacità coalizionale». Ed è questo l’elemento che spinge i padri nobili del centrosinistra a guardare a lui con crescente attenzione. Anche perché non è un segreto il filo di simpatia e di stima reciproca che lega i due attuali inquilini di Palazzo Chigi e del Quirinale.
Per Sergio Mattarella, Gentiloni alla guida del governo continuerebbe ad essere una sicurezza per la stabilità del Paese anche in caso di stallo dopo il voto. Giuliano Pisapia lo stima. E Pietro Grasso vanta con il premier «ottimi rapporti». Prima di lasciare il gruppo del Pd, telefonò a Gentiloni per avvisarlo. Martedì il leader di Liberi e uguali ha presenziato in Aula durante le comunicazioni del premier in vista del Consiglio europeo. E se mai dopo il voto toccasse ancora a lui, Grasso è pronto a un dialogo con il Pd «senza preclusioni». Cecilia Guerra, capogruppo di Leu al Senato, apprezza di Gentiloni «il rispetto delle persone e la mancanza di arroganza», ma spiega che per la nuova sinistra il punto cruciale «è una proposta politica che non sia in continuità con Renzi». E come dice Miguel Gotor (Leu), «Gentiloni è un Renzi con le buone maniere, ma il bon ton non basta». Sempre nella neonata lista di sinistra, Loredana De Petris aggiunge che «Renzi e Gentiloni sono la stessa cosa anche se hanno stili diversi».
Nel Pd gli amici storici lavorano per preservarlo. Per Walter Verini, Gentiloni «si è guadagnato credibilità internazionale ed è una carta importante per la stabilità del Paese», ma attenzione a non «schiacciarlo come leader di uno schieramento». Al centro, poi, gli ex democristiani che lavorano a una federazione con il Pd sognano una «lista per il presidente» Gentiloni per superare il fatidico 3%. Pino Pisicchio ha sostanzialmente anticipato a Renzi che solo il «brand Gentiloni» può compattare i centristi. Bruno Tabacci dice che «sulla continuità dell’attuale governo si può investire nell’interesse dell’Italia». Lorenzo Dellai (Democrazia solidale), più cauto, aggiunge: «Non essendo previsto dalla legge un candidato premier di coalizione, nulla vieta che una lista possa esprimere politicamente la propria indicazione sulla continuità di Gentiloni premier». Una lista «per Gentiloni» è auspicata dai centristi di Ap che siedono nel governo, con alla testa Beatrice Lorenzin e Giuseppe Castiglione. Certo, una lista del presidente senza Gentiloni (che potrebbe correre in un collegio come candidato della coalizione e comunque essere inserito nei listini del Pd), nascerebbe zoppa. Pier Ferdinando Casini, però, giudica questa una ipotesi della irrealtà: «Io mi occupo di politica non di fantapolitica».
Tratto da: http://www.corriere.it/politica/17_dicembre_13/elezioni-2018-padri-nobili-pd-centristi-sinistra-cresce-partito-gentiloni-bis-977ee222-e04d-11e7-b8cc-37049f602793.shtml