Pd, al via la direzione. Renzi: “Valorizziamo solo ciò che ci divide”. Bersani lo sfida: “O si cambia o si va a sbattere”

ssResa dei conti interna al partito su temi cruciali come amministrative, Italicum, riforme, doppio ruolo del premier-segretario

Renzi: “Italicum? Non c’è maggioranza per legge alternativa. Lunare dibattitosu mie dimissioni da segretario”

Pd, al via la direzione. Renzi: “Valorizziamo solo ciò che ci divide”. Bersani lo sfida: “O si cambia o si va a sbattere”
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (ansa)
ROMA – “Pronto ad ascoltare le vostre, vi offro alcune mie considerazioni. Questa è una comunità che discute. E litiga. Litigano tutti nei partiti, ma altri nel chiuso delle stanze. Loro fingono di essere una falange e appaiono come tali. Noi valorizziamo solo ciò che ci divide”. Così Matteo Renzi apre il suo intervento in una direzione Pd densa di temi cruciali al Life Hotel di via Palermo a Roma (il Nazareno non avrebbe potuto ospitare tutti i partecipanti previsti ).

È il giorno del confronto fra la linea di Matteo Renzi e quella della minoranza del partito su alcune questioni divisive: risultati delle amministrative, Italicum, riforme, doppio ruolo del premier-segretario. Il presidente del Consiglio e segretario dem anticipa gli otto punti del suo discorso: situazione internazionale e terrorismo, la Brexit, il referendum costituzionale, la situazione economica, come cambiare il partito, il calendario e, infine, “il mio ruolo”.

Politica internazionale e terrorismo. “Non c’è tregua, piangiamo le vittime di Dacca. Ma non c’è solo Dacca nella settimana. E non ci sono solo i numeri. la realtà ci parla di storie, persone. Sono volti e non è possibile non accogliere su di noi le lacrime delle loro famiglie. Dobbiamo avere la forza di non abituarci all’orrore. E deve esserci il desiderio di mantenere in vita i valori che difendiamo”. “Il G7 di Taormina l’idea che quanto accade va combattuto militarmente, ma c’è una questione culturale: giovani che scelgono il terrorismo mentre il Daesh è in difficoltà. Abbiamo una grande emergenza educativa. Non solo in Bangladesh. I nostri valori vanno spiegati alle nuove generazioni”. “E’ il punto chiave del lavoro che ci attende nei prossimi mesi. L’Italia avrà davanti tre opportunità per portarlo avanti: il G7 di Taormina, nel 2017 saremo nel Consiglio di sicurezza Onu e sedendo nella stanza dei bottoni porti l’attenzione a questo approccio e al rapporto Europa-Africa. E nel marzo 2017, grazie a una serie di accordi, l’Ue verrà a Roma per il rilancio dei Trattati”. Ricordando Elie Wiesel, Renzi rimarca: “fare politica non è fare demagogia ma avere una visione”.

La Brexit. Renzi ricorda il “sacrificio” di Jo Cox e la campagna d’odio in Gran Bretagna. “L’Ue può scrivere una pagina nuova, perché così com’è non va. Chiedevamo e abbiamo ottenuto una flessibilità rispetto al Fiscal Compact a cui l’Ue si era legata. Ma da sola la flessibilità non basta, bisogna indicare un progetto chiaro. La visione europeista che noi difendiamo non è contro l’interesse nazionale, sono disposto a litigare con tutti in Europa. Non si tratta di riaprire pagine del passato (legge Fornero e banche). Il punto è che l’Italia deve fornire un’agenda di sviluppo europeo che non può essere ignorata. Non siamo più quelli da giudicare, come Spagna e Portogallo. Sarebbe un errore che la Ue rispondesse a Londra sanzionando quei Paesi, ma è fondamentale che l’Italia faccia sentire la sua voce sulla crescita e contro l’austerity”. E si riparla di valori e comunicazione. I valori che l’Italia ha “comunicato” con l’operazione di “recupero del relitto con i cadaveri dei migranti, donne e bambini, morti perché chiusi a chiave dagli scafisti”. Sulle banche “molti dei sondaggi contro il partito nascono da lì. Trovo le polemiche, figlie di una narrazione M5s, ingiustificate. Noi non abbiamo salvato i banchieri, ma i correntisti. E se la misura delle Popolari fosse stata presa dal governo di centrosinistra del 1998 che non ne ebbe la forza, la questione oggi non si riproporrebbe. Noi abbiamo fatto ciò che serviva perché le istituzioni facessero il loro dovere. Salvare i correntisti significa fare l’interesse dei cittadini e delle piccole e medie imprese”.

Referendum. “Perchè l’Italia sia forte e credibile serve stabilità istituzionale. Che non è immobilismo, ma riforme con l’anima. E conosco le vostre critiche sulla personalizzazione del referendum”. Qui Renzi mostra in video la celebre e pressante esortazione dell’ex presidente Napolitano alle forze politiche sull’urgenza delle riforme istituzionali, invitate a non “autoassolversi” da responsabilità sui tanti “nulla di fatto” sulla legge elettorale e sul “bicameralismo paritario”. “Io ero a Palazzo Vecchio, voi applaudivate a quel discorso – riprende Renzi -. C’è lo spazio per passare dai veti ai voti. Di dare al Paese un sistema più semplice ed efficace, cercando pazientemente dentro e fuori il partito la massima convergenza”. “Io non credo alla personalizzazione, è un refrain. C’è qualcuno tra di voi che pensa che nel caso in cui il referendum si concludesse con un ‘no’ il presidente del Consiglio non ne prenderebbe atto? Se c’è gli faccio i complimenti, ma il problema è cosa accade al Paese e alla classe politica, non a me. Se il referendum passa la classe politica dà un segnale, la più bella pagina di autoriforma in Occidente. Se vincerà il “sì”, la classe politica “sarà più in grado di guidare e cambiare il Paese. Si chiude la stagione delle riforme e si apre la stagione del futuro”. Renzi respinge l’accusa di personalizzazione e chiude accusando piuttosto chi del referendum “ha fatto una sorta di derby personale. E la data del referendum non è nelle nostre disponibilità. Chi ha paura di confrontarsi con i cittadini faccia altro”.

Situazione economica. La prima forma di lotta alla povertà è la crescita. E’ riportare il segno più davanti agli indicatori economici, è creare posti di lavoro. Di questi 401mila a tempo indeterminato. Pochi? Certo, ma non c’è mai stata una crescita dell’occupazione di milioni in due anni. Piaccia o non piaccia, il Jobs Act ha messo alle corde il precariato. E noi ce ne vergogniamo”. “Investimenti, con Graziano Delrio parliamo tutti i giorni. Nel 2014 siamo ritornati a 30 miliardi di investimenti annui, non basta ma è questa la direzione: Jobs Act, investimenti e riduzione delle tasse”. Lotta alla povertà, “io considero di sinistra il Jobs Act non l’assistenzialismo o gli aiuti a pioggia. Il problema non è dare una mano a chi non ce la fa, proviamo a farlo tutti. E’ il principio che non può funzionare. Non posso avere uno stipendio solo in qualità di cittadino”. “Ma questa è anche la legislazione dei diritti civili, la legge sulle unioni civili. Altre proposte sull’autismo, sul caporalato, sulla cittadinanza, per un cantiere sociale di estrema importanza anche per la cooperazione internazionale”. In conclusione, la Repubblica democratica “è fondata sul lavoro, non sullo stipendio al cittadino. C’è chi in Parlamento sogna la decrescita felice”.

L’attacco di Bersani. E già questa mattina Pier Luigi Bersani ha scaldato i motori in vista della resa dei conti pomeridiana. E alla presentazione del libro di Federico Fornaro “Fuga dalle urne” ha attaccato Matteo Renzi sulla questione del doppio ruolo premier-segretario e sulla legge elettorale. “La separazione fra gli incarichi non è un dibattito lunare – ha replicato alle parole dette ieri da Renzi nell’intervista a Skytg24 – Non è la soluzione a tutti i problemi, è la premessa. E lui era anche d’accordo quando si candidò contro di me”. L’ex segretario dem ha espresso critiche anche sulla legge elettorale: “Se non si cambia rotta, il rischio è che il Pd vada a sbattere”. Il leader della minoranza Pd ha invitato inoltre a tenere in giusta considerazione il ritorno della destra: “Chi sottovaluta le potenzialità della destra in questo momento, non vede la mucca nel corridoio”. E ha risposto anche
all’allarme di Confindustria che, in caso di vittoria del No al referendum costituzionale, ha previso un nuovo salto dell’Italia nella recessione: “No ai ricatti sulle riforme – ha concluso Bersani- la gente non vive di solo pane”.

Tratto da:http://www.repubblica.it/politica/2016/07/04/news/bersani_su_referendum_e_italicum_confindustria-143400357/