Risewise, da Genova un progetto per le donne disabili

ddddL’Ateneo genovese capofila di una ricerca da 2 milioni che mette in rete studiosi, aziende ed enti di tutta Europa: saranno le donne disabili stesse a sperimentare tecnologie e pratiche di inclusione e selezionare le migliori

L’obiettivo è una società più inclusiva e accessibile, lo strumento è la ricerca che coinvolge accanto agli studiosi le persone disabili stesse: saranno loro a sperimentare tecnologie, diversi luoghi e modalità di lavoro, e insieme sceglieranno le pratiche migliori da moltiplicare in Europa.

E’ stato presentato il 22 settembre a Roma Risewise, “Rise Woman with disabilities in social engagement”, innovativo progetto europeo del programma comunitario Horizon 2020, e dal valore di 2 milioni di euro, che ha come capofila l’Università di Genova: e poi tanti partner tra Atenei, enti di ricerca e imprese europee. Le protagoniste sono le donne disabili: perché dalla società, anche quella più civile e avanzata, sono spesso emarginate, prima dall’istruzione e dall’alta fomrazione, poi dal mondo del lavoro.

Il progetto cerca allora di rispondere a una domanda: come rendere una donna disabile indipendente, garantendole le stesse possibilità di un uomo? E la risposta incrocerà studi (di sociologia, psicologia, politica), buone pratiche e le migliori tecnologie “assistive” sul mercato. Sarà l’ateneo genovese, ad esempio, a sperimentare tecnologie Ict, ovvero informatiche e comunicative, che possano migliorare la vita quotidiana alle donne disabili. Mentre loro stesse “visiteranno le Università e le piccole e medie imprese che partecipano al progetto tra Italia, Austria, Svezia, Spagna e Portogallo – spiega la curatrice scientifica e Project Manager dell’ateneo genovese Cinzia Leone – Selezionando le migliori pratiche, con l’obiettivo di migliorare la loro vita sociale, lavorativa e familiare”. Lo faranno in periodi di lavoro della durata minima di un mese, per poi partecipare a seminari e workshop. Mentre il progetto durerà in tutto 4 anni: dopo il primo meeting avvenuto a Roma inizierà il lavoro vero e proprio, in vista di nuovi incontri della rete a Stoccolma ad aprile 2017 e a Genova nel successivo settembre.

Quali le buone partiche europee che si potrebbero già esportare? “L’assenza di barriere architettoniche della Spagna – riprende Leone – o i progetti di inserimento sociale e culturale in Svezia”. E il confronto riguarderà anche la Turchia (è di Ankara uno degli atenei partner), “dove persistono problemi più generali, a partire dalla libertà di espressione delle donne”.

Risewise è insomma “un progetto che unisce donne, ricerca e disabilità –conclude Leone – Un campo

in cui c’è tanto bisogno e molto disinteresse: l’aspetto di genere è sempre di attualità, e le donne disabili sono doppiamente sottoposte a differenze”. In Italia i disabili sono tra i 3 e i 4 milioni (dati Istat e Censis 2015), una percentuale fra il 5 e il 6,7% della popolazione, mentre sulle donne disabili gli ultimi dati sono del 2008: sarebbero un milione e 700 mila, in numero maggiore, ma più emarginate, rispetto agli uomini con handicap.

TRATTO DA: http://genova.repubblica.it/cronaca/2016/09/26/news/risewise_da_genova_un_progetto_per_le_donne_disabili-148574251/