Roma, emergenza verde: il censimento non fermerà la strage di alberi

ppIl monitoraggio dei circa 80mila alberi della Capitale, non sarà sufficiente per la grave carenza di controlli. Anche per un servizio giardini ormai ridotto ai minimi termini

La notizia del monitoraggio dei circa 80mila alberi presenti a Roma (opera che comprende, ove necessario, anche la potatura), va salutata con gioia. Ma un lavoro del genere, definito immane dalla stessa sindaca Virginia Raggi, non può bastare. Certo, bisogna colmare la grave carenza di controlli, però non sarà facile riuscirci, con un servizio giardini ormai ridotto ai minimi termini. E nel frattempo che fare, mentre l’elenco di persone ferite o macchine distrutte da rami e tronchi caduti aumenta? Più che la solita, lenta burocrazia, qui occorre un piano straordinario d’intervento immediato, per porre fine a una situazione che risale addirittura al Ventennio. Albero del Novecento, come è stato definito, il pino di Roma fu infatti voluto dal Fascismo, per essere celebrato in musica da Ottorino Respighi e in pittura (con esiti ben più intensi) da Carlo Carrà.

Albero dalla vita breve, poco più lunga di quella umana, la pianta possiede radici superficiali che distruggono l’asfalto. Così la Capitale arranca penosamente, sotto il doppio peso della Natura e della Storia. Ma, a proposito di Storia, vale la pena ricordare lo stretto legame fra il mondo latino e la foresta. Romolo era una creatura boschiva per eccellenza. Allattato da una lupa, fa nascere Roma in una radura e chiamare i primi romani “i rifugiati della foresta”. Chi decide di diventare romano, deve cioè insediarsi nella radura e accettare il confine della foresta, oltre il quale è la res nullius, lo “spazio di nessuno”: “Insomma, la foresta con i suoi alberi è
un’origine continuamente fuggita e ritrovata”. A dirlo è Robert Pogue Harrison, in un libro uscito da Garzanti tempo fa col titolo Foreste. Nato in Turchia da padre americano e madre italiana, Harrison insegna letteratura italiana alla Stanford University, ma gli anni del liceo trascorsi a Roma ne hanno fatto un fine studioso dell’antichità classica. Varrebbe la pena rileggerlo oggi, per ritrovare un giusto rapporto con i gli alberi che ci circondano.

Tratto da: http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/09/14/news/roma_emergenza_verde_il_censimento_non_ferma_la_strage_di_alberi-175455231/