Roma, sfrattata la Casa delle donne Comune: solo un avviso di pagamento

Piazza_del_Campidoglio

 

L’assessora Castiglione (M5S): «Devono 833.512,30 euro». Ma nella lettera c’è scritto «entro 30 giorni» altrimenti «scatta la procedura coattiva». Dopo 30 anni rischia di sparire la struttura di via della Lungara. «Sono certo che si troverà una soluzione»

Dopo i sigilli alla storica sede del Msi (poi di FdI) a Colle Oppio, si affaccia all’orizzonte un altro sfratto per morosità: la Casa internazionale delle donne di via della Lungara a Trastevere, la struttura che offre servizi sociali da 30 anni. «Non c’è alcuno sfratto — dichiara l’assessora al Patrimonio, Rosalba Castiglione — è la richiesta del pagamento di 833.512,30 euro» . Ma nella lettera c’è scritto «entro 30 giorni» altrimenti «scatta la procedura coattiva».

Sfratto in corso? No, solo avviso

«Mi preme precisare che non c’è alcuno sfratto in corsocome qualcuno voleva far immaginare» ha sottolineato l’assessora Castiglione dopo una giornata di polemiche politiche. Ma nella lettera protocollata l’8 novembre inviata alla presidente della Casa delle Donne, Francesca Romana Koch è scritto: «Decorso senza esito il termine sopra indicato (i 30 giorni dalla data di invio, ndr), si procederà all’attivazione, senza ulteriore comunicazione, sia della procedura coattiva, in sede civile per il recupero del credito, sia della procedura di riacquisizione del bene in regime di autotutela». Rispetto allo sfratto, quindi, per ora c’è «solo» l’avviso.

Zingaretti: «Sono certo che il Comune troverà soluzioni»

«La possibilità di saldare quanto richiesto non c’è, il successivo passo è quello di uno sgombero» protestano le consigliere capitoline del Pd, Michela De Biase, Valeria Baglio, Ilaria Piccolo e Giulia Tempesta. A definirla «una presenza irrinunciabile» è stato ieri il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti che si è detto certo che «Il Comune troverà soluzioni» per «la struttura di Trastevere che da 30 anni offre assistenza legale per salute, lavoro e maternità, sostegno contro la violenza». Molte le voci dal Pd in difesa della struttura: «Un punto di riferimento culturale, politico, sociale». E anche da Sinistra Italiana: «Raggi non permetta lo sfratto»

«Non ci aspettavamo atto perentorio»

«L’atto perentorio non ce lo aspettavamo perché c’era in corso un confronto» dichiara Koch che ricorda come lo scorso marzo la questione del debito e delle attività della Casa delle Donne era stata al centro dell’assemblea delle consigliere elette in Campidoglio. «È un punto di riferimento per migranti, giovani, donne e per le associazioni e le persone in situazioni di fragilità» riferiva Koch proponendo il riconoscimento del ruolo di collaborazione con l’amministrazione per i servizi culturali e di orientamento al lavoro che vanno a supplire l’assenza di erogazione di simili servizi da parte del Comune».

La questione già trattata in Assemblea

Alla fine la presidente dell’Assemblea Elette, Gemma Guerrini (M5S) concludeva dicendo che «saranno necessari ulteriori incontri con la partecipazione degli uffici di competenza» garantendo «il massimo impegno della Commissione per la soluzione dell’annoso problema». Mercoledì Koch ha chiesto un incontro alla sindaca Raggi. «Paghiamo tremila euro invece di settemila, ma i nostri servizi sono quantificati in un valore economico per 700mila euro l’anno».

Trent’anni di storia

La storia della Casa internazionale delle donne inizia nel 1987, quando il Movimento femminista romano occupa una parte del complesso del Buon Pastore rivendicando la prevista destinazione dell’edificio a finalità sociali, con particolare riguardo al mondo femminile. Inizia a quell’epoca una lunga trattativa con il Comune per il restauro e la consegna dell’immobile alle all’associazionismo «rosa». Nel 1992 il progetto Casa internazionale delle donne viene inserito tra le opere di Roma Capitale e approvato dal Campidoglio.

Il debito pregresso

«Il canone mensile è di circa settemila al mese, noi riusciamo a pagare tremila da 15 anni— racconta la presidente della Casa Koch — . Ma c’è un pregresso di occupazione dall ‘83 al ‘99 e quando è scattata la Convenzione nel 2003 ci fu caricato il debito pregresso che ci portiamo dietro. Abbiamo chiesto di abbassare il canone per la zona dei servizi gratuiti e lasciarlo invece al solo ristorante perché lì c’è attività commerciale che si può ripagare. La precedente giunta Marino aveva preparato una bozza di delibera ma poi è caduto il sindaco e non se ne fatto nulla. Anche prima, la giunta Alemanno avevano avuto disponibilità per il prolungamento della Convenzione del 2003, che doveva finire nel 2016 e poi è stata prolungata al 2021». E adesso? «Stiamo pagando un acconto del debito ma tutto non ce la facciamo. Dopo la ristrutturazione del palazzo nel 2000, ci occupiamo regolarmente della manutenzione. Ma il punto da sottolineare è uno solo: forniamo servizi per la città e questa è una cosa che ci è stata riconosciuta come un bene. Non è solo sede del movimento femminista, la Casa delle Donne è una risorsa».

Tratto da: http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/17_novembre_08/roma-sfratto-casa-donne-fallita-trattativa-il-comune-d9bc85a4-c491-11e7-92a1-d24c712a4dfa.shtml