Stop violenza donne, Mattarella: “Molto resta da fare, clima alimentato da discriminazioni”

violenza-donne2Oggi la Giornata mondiale. Dall’inizio dell’anno 96 femminicidi, ogni quarto d’ora un caso di stalking o maltrattamenti. Gualtieri: “Subito i fondi per gli orfani”. E Bonetti lancia il microcredito per le vittime

ROMA – Una panchina rossa nel cortile di Montecitorio, e la facciata del palazzo illuminata di arancione. Così il Parlamento celebra oggi la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, cui sono dedicate decine di iniziative in tutta Italia. Mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ammonisce: “Sminuire il valore di una donna e non riconoscerne i meriti nella vita pubblica e privata con linguaggi non appropriati e atti di deliberata discriminazione” contribuisce ad alimentare il clima di violenza.

Mattarella: “emergenza pubblica”
Il capo dello Stato, nella giornata istituita vent’anni fa dalle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione su “una sistematica violazione dei diritti umani”, ricorda che – “benché molto sia stato fatto anche in Italia”, la violenza “non smette di essere emergenza pubblica e per questo la coscienza della
gravità del fenomeno deve continuare a crescere. Le donne non cessano di essere oggetto di molestie, vittime di tragedie palesi e di soprusi taciuti perché consumati spesso dentro le famiglie o perpetrati da persone conosciute”. Per contrastare la violenza dunque, continua il presidente della Repubblica, “molto resta da fare. Ogni donna deve sentire le istituzioni vicine. Dobbiamo continuare ad adoperarci nella prevenzione, nel sostegno delle vittime e dei loro figli, nel reperimento delle risorse necessarie e nell’elaborazione di ciò che serve per intercettare e contrastare i segnali del maltrattamento delle donne”.

La violenza economica
Quest’anno la mobilitazione ha come fil rouge quello della violenza economica, una tra le forme più subdole di aggressione e di ricatto. In un Paese dove una donna su due non lavora, dove alla nascita del primo figlio il 30 per cento delle madri abbandona (o viene costretta ad abbandonare) la sua occupazione, dove dopo una separazione il 60 per cento delle “ex” si ritrova nell’indigenza, il ricatto economico di mariti e partner è diventato un’emergenza sociale. La ministra della Famiglia, Paola Bonetti, ha annunciato lo stanziamento di un milione di euro, da erogare attraverso il microcredito, alle donne che cercano di ricostruirsi una vita quando escono dai centri antiviolenza, quando fuggono da partner pericolosi, quando sono costrette ad abbandonare la propria casa.

Un caso ogni quarto d’ora
La sudditanza economica che tiene le donne in condizioni di libertà negata è spesso alla radice della violenza fisica, anche questa con numeri da capogiro. Ogni 15 minuti in Italia si registra un episodio di stalking o maltrattamenti. E sono 96, dal primo gennaio 2019, le donne uccise da fidanzati, mariti, compagni. Una ogni tre giorni. Spesso vittime di uomini che le considerano loro proprietà, spesso rimaste senza tutela malgrado denunce ripetute.

Mentre si calcola siano circa 2mila gli orfani dei femminicidi. Un dramma nel dramma quello delle famiglie costrette ad allevare in solitudine questi bambini, perché la legge varata in loro difesa ormai tre anni fa è rimasta lettera morta per la mancanza dei decreti attuativi e il blocco dei fondi. Fino all’annuncio di questi giorni del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ha annunciato la disponibilità da oggi di 12 milioni di euro.

 

Codice rosso a doppio taglio
A tre mesi dall’approvazione il Codice rosso, nato a tutela delle donne vittime di violenza domestica, fa registrare il raddoppio delle denunce ma divide i tribunali. Perché se da un lato ha inasprito le pene e introdotto nuovi reati importanti come il revenge porn, dall’altro ingolfa le procure con l’obbligo di sentire per due volte la vittima entro 72 ore dalla notizia di reato. Un’anomalia che spesso è dolorosa anche per le stesse vittime. E fa dire ai magistrati in prima linea, scettici su una riforma a costo zero e a risorse invariate (anche quelle per il personale) che “se tutto è urgente nulla lo è davvero”.

Il pregiudizio nella testa
La lotta alla violenza, ripetono le femministe, deve partire addirittura dagli asili nido, perché la prevaricazione è frutto di una cultura ancora intrisa di pregiudizi. Che arrivano al cuore delle istituzioni se è possibile trovarne traccia anche in molte sentenze di tribunale, come racconta attingendo al suo archivio personale e doloroso la giudice romana Paola Di Nicola. Oltre al potenziamento della rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio, presidi sul territorio spesso lasciati soli nella loro battaglia.

Tratto da:

https://www.repubblica.it/cronaca/2019/11/25/news/giornata_violenza_donne_96_femminicidi_panchina_rossa-241870984/