Teatro e carcere, detenuti al lavoro sugli abiti di scena

ppMacchine da cucire all’opera nel carcere Pagliarelli di Palermo dove l’associazione Baccanica ha dato vita a una piccola sartoria teatrale. La regista Daniela Mangiacavallo: “Avviati anche altri corsi di formazione sui mestieri dell’arte”

PALERMO – Non solo palcoscenico, prove, testi, scrittura. Il teatro è anche dietro le quinte, con i suoi allestimenti, le scenografie e la sartoria. E ricominciano proprio da ago e filo, per rimettere insieme i tasselli di vite spezzate, i detenuti del carcere Pagliarelli che, grazie al progetto messo in campo nell’ambito delle attività della compagnia teatrale ‘Evasioni’, hanno dato vita a una sartoria per costumi teatrali oltre le sbarre.
L’obiettivo è mettere su uno spettacolo interamente realizzato dal lavoro dei detenuti e l’avvio della sartoria costituisce uno dei tasselli più importanti. Sulle orme di esperienze consolidate, come quelle che arrivano dalle carceri di Modena, Milano Opera, La Spezia, Torino e Volterra, anche al Pagliarelli hanno fatto il loro ingresso le macchine da cucire, i modellini e tutta l’attrezzatura necessaria a confezionare gli abiti di scena.
“All’inizio, quando è arrivata la macchina da cucire, i ragazzi la guardavano con sospetto, come un lavoro da ‘femminucce’” racconta Daniela Mangiacavallo, regista e presidente dell’associazione Baccanica attiva da anni con i corsi di teatro all’interno dell’istituto e promotrice del progetto. “E anche questo è importante – sottolinea la regista -: ribaltare i pregiudizi per restituire, forse inconsapevolmente, un grande insegnamento. In questi ragazzi esiste un’inossidabile speranza nel futuro, all’interno di un mondo fatto anche di solidarietà che spesso al di là delle sbarre è difficile immaginare”.
Il progetto, che segue anche l’input lanciato dal Coordinamento nazionale Teatro in Carcere sulla formazione, negli istituti di pena, di arti e mestieri legati al mondo dello spettacolo, è finanziato dalla Fondazione Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio spa) nell’ambito del piano pilota “Per Aspera ad Astra – come riconfigurare il carcere attraverso la bellezza e la cultura”. “E ci vede protagonisti – prosegue la regista – con i detenuti del Pagliarelli dove per la prima volta abbiamo portato quattro corsi di formazione professionale sui mestieri del teatro, proprio come accade all’interno della trentennale compagnia della Fortezza di Volterra di Armando Punzo con la quale collaboriamo da tempo. L’intento è di giungere un passo alla volta al nostro obiettivo finale: mettere in scena uno spettacolo teatrale interamente realizzato dal lavoro dei detenuti”.

Scenografi, costumisti, drammaturghi e registi, l’associazione ha creato un vero e proprio focus sui mestieri dell’arte con lezioni tenute da professionisti del settore per imparare lavori creativi che possano facilitare il reinserimento nel mondo esterno. Il corso di recitazione e regia è condotto da Daniela Mangiacavallo, quello di drammaturgia dallo scrittore e drammaturgo Rosario Palazzolo mentre Giulia Santoro guida il laboratorio di costumi e scenotecnica.

“Il sogno sta prendendo forma – conclude la regista – Dai primi approcci all’uso della macchina da cucire, che ha già portato i detenuti a realizzare piccoli e semplici lavori, fino ad arrivare alla completa messa in scena dello spettacolo. Una piccola sartoria è nata dentro il carcere. Un obiettivo nell’obiettivo: stimolare e liberare la fantasia dei detenuti che partecipano al corso, donare loro la possibilità di credere nelle proprie potenzialità artistiche, fuori dagli stereotipi di genere”.

Tratto da:

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/617126/Teatro-e-carcere-detenuti-al-lavoro-sugli-abiti-di-scena