Usa, James Comey in Senato: “Trump ha mentito su di me e Mosca ha interferito sul voto”

James_ComeyL’ex capo dell’Fbi, licenziato il 9 maggio scorso, ascoltato dalla Commissione intelligence sul caso Russiagate. “Nessun ordine esplicito di insabbiare l’inchiesta. Su Flynn, Trump mi chiese di lasciar correre”

WASHINGTON – “Trump ha mentito su di me e sull’Fbi. E Mosca ha interferito sul voto americano”. È la testimonianza, sotto giuramento, dell’ex direttore dell’Fbi James Comey davanti alla commissione Intelligence del Senato, che sta indagando sulla possibile interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali del novembre scorso e sui legami tra Donald Trump e i funzionari russi. Comey venne silurato ai primi di maggio dal presidente americano mentre indagava sul Russiagate. E ieri, nelle anticipazioni della dichiarazione di oggi, ha rivelato che Trump gli chiese di lasciar perdere le indagini sull’allora consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn.

“Le spiegazioni del mio licenziamento mi hanno confuso e preoccupato – ha detto subito Comey – visto che fino ad allora mi era stato ripetuto che stavo facendo un gran lavoro. Trump ha scelto di mentire e di diffamare me e l’Fbi”. L’ex direttore del Federal Bureau ha affermato inoltre che “l’Fbi è forte e sarà sempre indipendente”.

Interferenze di Mosca. Comey si è detto convinto che “la Russia abbia interferito nelle elezioni americane e che cercherà di farlo ancora. Non sono devoti a un partito o un altro, lavorano solo per ottenere vantaggi per loro stessi”. Ciononostante, l’ex capo Fbi ha ribadito la sua fiducia sul fatto che nessun voto sia stato alterato, anche se sono “almeno centinaia”, o forse “migliaia” le istituzioni americane prese di mira dagli hacker russi durante la campagna presidenziale del 2016.

Le conversazioni con Trump. Dopo il loro incontro del 27 gennaio scorso, Comey ha detto di essere rimasto “sorpreso” e “innervosito” quando il presidente gli ha chiesto se volesse rimanere a capo dell’Agenzia. Comey ha raccontato di essere andato via da quella cena con la sensazione che Trump “volesse ottenere qualcosa in cambio della mia richiesta di restare in carica”.

Comey ha confessato di aver iniziato ad annotare le sue conversazioni con Trump, perché era “preoccupato che potesse mentire sulla natura dei nostri incontri”. E proprio a tal proposito, ha detto di sperare che “ci siano davvero le registrazioni” di quelle conversazioni, facendo riferimento a un tweet in cui Trump lasciava intendere ci potessero essere i nastri degli incontri.

Incalzato dalle domande del presidente di commissione, Richard Burr, Comey ha inoltre precisato che né Trump né il ministro della Giustizia Jeff Sessions gli chiesero di fermare l’inchiesta sul Russiagate. Gli venne chiesto solo di “lasciar andare” su Michael Flynn. Trump, dunque, “non ha espressamente chiesto” di fare cadere le indagini dell’Fbi su possibili interferenze della Russia nelle elezioni, ma ha detto di “sperare” che Comey “lasciasse correre”. Parole interpretate da Comey “come una direzione” da seguire.

“Non sta a me dire se le conversazioni con il presidente erano un modo per ostruire la giustizia”, ha continuato. L’ostruzione di giustizia è uno dei reati per il quale si potrebbe ricorrere all’impeachment del presidente.

Hillary Clinton e il mail-gate. Comey ha parlato anche dello scandalo delle e-mail che colpì Hillary Clinton durante la campagna presidenziale, dicendosi convinto di avere gestito al meglio la vicenda. La mia decisione “ha causato molto dolore personale, ma guardando indietro credo sia stato il modo migliore per proteggere la giustizia e l’Fbi”, ha detto l’ex direttore dell’agenzia. Secondo la Clinton, fu proprio la gestione del cosiddetto emailgate da parte di Comey a costarle la presidenza.

Le obiezioni di Trump. Secondo quanto detto da una fonte vicina al presidente, sono due i punti chiave della testimonianza di Comey contestati dal tycoon: la sua richiesta di lasciare cadere l’indagine su Flynn e che gli abbia chiesto lealtà.

Nel frattempo, nella capitale, molte persone si sono messe in fila al bar per assistere all’audizione, trasmessa in tv. Al punto che la giornata di oggi è stata ribattezzata il “Superbowl di Washington”. Alla fine della testimonianza, Comey sarà nuovamente ascoltato, a porte chiuse.

Tratto da: http://www.repubblica.it/esteri/2017/06/08/news/comey_testimonia_commissione-167593879/