Ileana Argentin e quelle lezioni di ginnastica da sola in classe

Nell’ultimo libro «Scuola a rotelle» la deputata Pd malata di atrofia muscolare ricorda con ironia gli anni di scuola quando le lavagne erano altissime, le scale infinite e il prof di educazione fisica che la considerava inesistente

Si può essere disabili e scherzarci su. «Scuola a rotelle», il libro di Ileana Argentin e Paolo Marcacci (Donzelli Editore) ha il grande dono di affrontare un tema difficile con un tono leggerissimo, di mostrare i disabili nella vita di tutti i giorni sorridendone. Non era un compito semplice ma Ileana Argentin è una donna abituata a porsi delle sfide da affrontare e a superarle brillantemente. Convive dalla nascita con l’atrofia muscolare fermandosi solo quando era davvero impossibile proseguire. Dalla scuola ai cortei nonostante i sanpietrini sconnessi non adatti a una sedia a rotelle, dal fumo a scuola nonostante i divieti agli amori, ha vissuto tutto quello che poteva. E da anni lo racconta e l’ha trasfromato in una battaglia politica per far capire che essere disabili non è una condanna a morte. Anzi, si può avere tanto dalla vita. Lottando. Volendo.

Lo ha raccontato già in altri libri. In «Chissà che cosa si prova a ballare» descrive sette mesi di vita da novembre 2011 a maggio 2011 con lo stesso tono diretto, spassionato. Ma prima ancora c’erano stati «Che bel viso, peccato! La mia vita con l’handicap» nel 2007 e «Eliminazione barriere architettoniche. Progettare per un’utenza ampliata» nel 2008.

In «Scuola a rotelle» Ileana Argentin si concentra su che cosa significhi per un’adolescente disabile essere in classe in un’epoca in cui il livello di sensibilità era decisamente inferiore a quello attuale. Ricorda le scale infinite, la lavagna altissima, le lezioni di ginnastica alle medie da sola in classe, il professore che non le ha mai rivolto la parola e la sua battaglia per essere più simpatica che secchiona. Una battaglia meno semplice di quanto si possa credere: «Dentro di me ho invertito le ovvietà della gente ma vi giuro che mi sono fatta un culo tremendo», ammette.

A arricchire il suo racconto c’è il punto di vista di Paolo Marcacci che firma il libro con lei. È un insegnante di lettere e giornalista, ogni giorno a contatto con alunni disabili e con la necessità di trasmettere a tutti entusiasmo, passione e voglia di partecipare. Non è su una sedia a rotelle Marcacci ma si definisce comunque disabile. «Il dis-abile è il non abile a fare qualcosa – spiega – quindi io sono disabile in vari campi». Non riesce a andare sulle ripide scale mobili delle metropolitana di Roma e nemmeno a passare in auto sui viadotti, ad esempio. Ma non riusciva nemmeno a stringere la mano a Ileana Argentin la prima volta che si sono incontrati. «Poi ci siamo presentati e mi è venuto naturale darti un bacio. Forse è per questo che abbiamo scritto il libro», conclude.

Tratto da: http://www.lastampa.it/2017/05/22/cultura/ileana-argentin-e-quelle-lezioni-di-ginnastica-da-sola-in-classe-5G2eQK1O3LGaS2iO8MUUqI/pagina.htmlScuola_A_Rotelle