On. Argentin, blog Huffington Post: I disabili non sono malati di disabilità

disabilità mare

 

Quanti disabili e loro parenti ho conosciuto nella mia vita, molti con il dolore negli occhi ma sempre col sorriso sulle labbra. La gente, solitamente, si lamenta ogni giorno per qualunque cosa, quasi a sfinire chi la ascolta e se stessa. Nella disabilità, invece, c’è l’idea che bisogna “nascondere la sofferenza” che la comunità gli impartisce per status.

La mia è una considerazione da persona disabile, che per tutta la vita si è dovuta preoccupare di far viver bene chi ci circonda per superare la quotidianità. Se piove o tira vento, nell’immaginario collettivo, il disabile non ha un fastidio o una difficoltà, così come se gli cresce un pedicello sul naso: per il mondo il disabile soffre di disabilità.

Oggi sento l’esigenza di spezzare una lancia in favore del nostro mondo, che non è una “roba” parallela ma è parte del mondo di tutti. I disabili sono tristi o felici per quello che gli succede durante la giornata e non perché sono disabili; sono le difficoltà che uno incontra che permettono di accettare il proprio status o meno, niente a che vedere con l’idea folle, che hanno in tanti, che l’handicappato è disperato in quanto tale.

Questa non è la verità. È giusto che qualcuno lo dica: noi “sfigati”, se voi non ce lo ricordate continuamente, siamo esattamente come voi, preda delle vicissitudini, ma non dei nostri limiti. Io, se mi guardo allo specchio, non vedo la carrozzina: siete voi che con i vostri pregiudizi e imbarazzi ce lo ricordate, ma noi siamo noi, cioè Ileana, Francesco, Paolo… Per questo è necessario abbattere le cosiddette barriere culturali e cioè gli stereotipi della disperazione legata all’immobilità o ai limiti dovuti a una malattia.

L’handicap non lo portiamo noi: lo portate voi se costruite il gradino, se non ci inserite a scuola, se non permettete che diventiamo produttivi nel lavoro o se non considerate la nostra necessità di essere uomini e donne e se per tutta la vita, anche a settant’anni, ci definite “i ragazzi”. Non sono maestra di etica però lasciatemelo dire: ma perché i disabili, per farvi star bene, devono essere sempre felici? Ce lo meritiamo o no, qualche volta, di essere arrabbiati perché ci si buca una ruota o ci si rompe una calza, esattamente come succede a voi?

Tratto da: http://www.huffingtonpost.it/ileana-argentin/i-disabili-non-sono-malati-di-disabilita_a_23328621/